Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 2 - aprile 1975

Le vie e della della conversione Chiesa • In Oriente Cristo entra nella nostra famiglia con la conversione del mio nonno pa– terno. Per comprendere meglio l'atto del nonno, bisogna situarlo nel contesto spirituale della Corea, dove la tradizione spirituale dell'Oriente, specialmente nella campagna, si manteneva assai viva. Nella lunga e sofferta ricerca di Dio, i saggi orientali hanno posto quasi sempre la verità nella assoluta purezza, paragonata metaforicamente al vuoto infinito e indefinibile. Di fronte alla incomunicabilità della verità, l'esercizio ascetico consiste nel negare tutte le determinazioni di qualsiasi ordine umano. (~uesta negazione (che caratterizza essenzialmente l'atteggiamento orientale) dovrebbe essere solo strumentale a un piano più alto, ma, non potendo appro– dare a una concreta visione della trascendenza, finisce per diventare il fine stesso, e quindi si esaurisce in un vago senso della trascendenza. È molto suggestiva la filosofia di Chuang-Tzu (sec. III circa a.C.), una delle figure rappresentative dell'antico taoismo, a proposito della concezione della trascendenza. Egli intravede la trascendenza divina nella totalità dei fe– nomeni della vita e ·della natura, immaginati come vuoti: essi producono nel loro insieme una sinfonia quando sono sfiorati dal vento. In questa sinfonia della verità scompare tuttavia il giudizio di bene e di male; e quindi non ap– pare una concreta volontà divina. Certamente Chuang-Tzu non intende, con questo, ignorare la necessità di qualche orientamento spirituale: ma poiché il mondo da solo non può manifestare quella volontà divina, Chuang-Tzu deve constatare l'insignificanza del mondo. Quindi un giudizio umano, anche nel suo massimo rigore, perde senso, in quanto riguarda singoli fenomeni di vita senza alcun riferimento alla trascendenza, alla divinità. L'attitudine di Chuang-Tzu discende dunque da una concezione di Dio come totalità a livello ontologico, che non incide tuttavia in nessun modo sulla conoscenza umana. Per questo l'uomo non partecipa minimamente alla vita divina, nonostante che la persona sia posta in una dignità simile a quella della concezione cristiana: l'ascesi vede al suo centro il soggetto, che si impegna nel– l'opera di «negazione». Ma questa operazione, che deve portarlo nell'univer– sale, comporta la negazione del soggetto medesimo. È « la grande morte di sè », in cui non è Dio che nega l'uomo ma l'uomo che nega se stesso. Questa morte esprime una dialettica analoga alla concezione cristiana della morte-vita. Perché in realtà, piuttosto che risolversi in puro soggettivismo, mostra come nella tradizione orientale sia presente un grande desiderio di Dio. Ma questa aspirazione è impotente a realizzarsi, e perciò scivola facilmente in vie erronee, proprio per la sua ambiguità. Ciò accade particolarmente nella bibliotecaginobianco 19

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=