L’Acropoli - anno I - n. 9 - settembre 1945

I GIOVANI NEL VENTICINQUENNIO FASCISTA 419 ·guerra di patrie, ma come guerra di religioni e di ideologie di partito'. Era chiaro : la cosi detta ' patria ' del duce e dei suoi accoliti era liquidata per noi. E ne segnavamo l'atto di morte, con le reti– -cenze intérlineari che tntti gli Italiani erano ormai abituati à com– _prende-re. Quello che pensano i giovani oggi, reduci dai campi di con– -centramento, non lo sappiamo dire o non lo vogliamo dire, per non dare soddisfazione alla curiosità pettegola di qualche lettore, troppo 'attenlo custode della sua arca avara e sospettoso per il suo malto}- ' letto. Glielo domandino a loro stessi .. Né vogliamo parlare dei par– tigiani, perché anche· il mio vecchio nonno, nonostante la sua grave età, di centenario, è stato. partigiano e il mio bisnonno ha aiutato i partigiani, e però non vorrei ridurmi a fare un elogio della mia famiglia: Il nostro, pensiero va piuttosto a quelli che non sono tor– nati, o sono tornati malati, depressi, ·smarriti. Per quelli che non .sono tornati, noi che non siamo poeti ma commerciamo tutto il giorno con i poeti, ci troviamo. a ripetere spesso, nel chiuso della nostra stanza, con infinita tristezza i versi di un grande : Anime care, Bench'infinita sia vostra sciagura, Datevi pace·; e questo vi conforti Che conforto nessuno Avrete in questo o nell'età futura. - Precisa– mente : non' vogliamo cantare parole di conforto per nessuno. Dopo tanta retorica di sagre, rispettiamo· almeno il silenzio di quei ·morti : degli egregi e dei forti, e insieme dei tardi e dei vili. Non ci com– piaciamo né ci lagniamo di nessuno, ma solo ci lagniamo con ·ira -e deprechiamo con amarez_za 'quelli che li spinsero a comhattere, per la distruzione della civiltà e della· loro stessa patria. LUIGI Russo . ) • ·01ecaGino Bianco

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