L’Acropoli - anno I - n. 3-4 - marzo-aprile 1945

., SOCIALISMO E LIBERALISMO 139- bondantemente di armi e di denaro in nome degli stessi principi 1i libertà e di giustizia. È còmpito dei lavoratori italiani prepararsi a conquistare questa fortezza, ed essi la conquisteranno se saranno uniti e compatti nella preparazione e nella lotta finale. Marx disse che la piu democratica delle repubbliche borghesi non è se non una macchina per l'oppressione della classe operaia da parte della borghesia, della massa dei lavoratori da parte di un pugno di capi• talisti. Oggi come cento anni fa, i nemici della classe lavoratrice sono sempre gli stessi ; solo che allora avevano il coraggio di chia– marsi conservatori, e oggi credono che sia troppo poco camuffarsi da liberali. Spesso ci dànno perfino lezione di libertà e di democrazia. Siamo stati accusati di non sapere distinguere liberalismo da consei;vatorismo : è la verità. Dietro la maschera di un libèrale noi vediamo, e ottanta volte su cent,o abbondiamo in generosità, i_lnoto volto del reazionario e del conservatore. Ci· diranno che non ci anima uno spirito di eccessiva carità cristiana verso i liberali. Quali rinunzie, in fondo, ci chiedono essi · in cambio di un'alleanza? Poche in verità. 'Sacrificare i troppo facili schemi classisti e collettivisti'. E non sanno che se ciò avve– nisse, se il Partito socialista rinunciasse a tanto, il fatto avrebbe certamente una gran!1e portata .storica, ma vorrebbe dire che l' at– tuale non è un periodo di realizzazioni socialiste, ma una epoca di sviluppo borghese-capitalistico, che, in Italia non solo mancano Te éondizioni soggettive di organizzazione e _di maturità politica, ma anche quelle oggettive, storicamente favorevoli, per l'avvento della classe lavoratrice al potere. Quod Deus avertat ! ORESTE LIZZADRI

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