Acpol notizie - Anno II - n. 8 - Giugno 1970

movimento operaio, connessa al carattere rivendicativo e quindi parziale delle finalità dei conflitti, non è d'altra parte imputabile al movimento sindacale, ma alle carenze di interlocutori capaci di trasferire l'offensiva sul piano dei nuovi equilibri politici. I partiti della sinistra, infatti, nel momento più inci~ivo dell'autunno rifluivano su una linea difensiva, che assorbiva e consumava le tensioni conflittuali. Si sacrificava cioè ogni prospettiva di reale ristruttu- . razione degli assetti di potere ad un :puro consolidamento delle organizzazioni stessedella sinistra. Questa scelta comportava anche il prevalere della · "ragione di partito" sulle logiche di movimento. · La prospettiva di una nuova linea di tendenza negli equi libri partitici e nelle conseguenti formule di governo è stata la nota dominante di una complessa schermaglia politica, sia nelle forze moderate che nell'area di opposizione ed ha caratterizzato anche la dialettica interna alle singole forze, già prima dell'autunno. Per la sua realizzabilità essapresupponeva infatti un mutamento nel la composizione della maggioranza o del gruppo guida delle forze interessate, il conseguimento a livello di governo di nuovi equilibri (bipartito O.C. - P.S.I. con allargamento all'apporto dell'opposi zio ne). · In questo quadro è possibile dare interpretazione coerente a comportamenti e scelte politiche che hanno alimentato il dibattito dall'estate del 1969 a . 0991. NeHa O.C., il tentativo di Moro di ribaltare gli equilibri interni del partito, con l'appoggio delle correnti di sinistra, sconfitto in sede congressuale, viene ripreso allorchè la scissione socialdemocratica ripropone a livello del Governo un problema di scelta di linea. 11 secondo monocolore Rumor chiude temporane~mente questo confronto, che diviene però nuovamente attuale con lo scioglimento della·corrente dorotea e la caduta della segreteria Piccoli. La prospettiva di Moro, due volte sconfitta in questo breve periodo, sembra riaprirsi in seguito al trasformistico rimescolamento delle carte interno al partito (che vede spostarsi a "sinistra" Andreotti e Colombo), e con la crisi al buio provocata dalle dimissioni • "-# del secondo monocolore Rumor. Ma la più lunga crisi di governo della storia della repubblica italiana, caratterizzata dalla ricattatoria alternatiyq~tra governo o elezioni politiche anticipate (dopo aver offerto a Moro l'ultima carta con un incarico di sondaggio, che il leader democristiano non ritenne di gestire positivamente, subendo così una ulteriore sconfitta della sua linea) viene risolta con la riesumazione di una formula politica, quella del quadripartito, che rappresenta una risposta non credi.bile, se· non la si vuol definire di destra, alle attese Biblioteca G·no Bianco . . del Paese e alle tensioni che hanno agitato la società italiana. Vedevamo giusto quando il 21 Gennaio '70 dicevamo in una dichiarazione comune: "In queste condizioni la ripresa della collaborazione quadripartita non può in nessun modo essere presentata come proseguimento di una politica di centro-sinistra, per la quale, dopo la scissione socialdemocratica, non esistono più le condizioni, ma assume chiaramente il significato di una svolta a destra e si salda politicamente con la volontà di rivincita del padronato. E' evidente, quindi, la decisa opposizione a questa operazione di chi, come noi, vuole il cambiamento di questa società per· rompere l'alleanza storica fra padronato e potere politico, per mettere in crisi il blocco storico moderato che oggi si crea uno strumento con il quadripartito". Infine la recente proposta formul-ata da Taviani di organizzare la gestione interna del partito, mediante un sistema di elezione delle cariche non più propor- . zionale ma maggioritario, costituisce in questo momento il tentativo delle componenti dorotee del partito di stabilizzare la loro leadership e di emarginare il dissenso, ponendo in condizione subalterna ogni componente capace di suscitare una alternativa o an.che una incisiva dia letti ca interna. 11 nuovo governo appare così ancora una volta fondato su uno "statò di necessità" che ricatta, obiettivamente a tu,_ vantaggio delle forze più conservatrici, ogni pur moderata istanza innovativa, la rende steri le e comunque integrabile. La repressione in atto, se ve ne fosse bisogno, sta a dimostrarlo. L'AREA DELL'OPPOSIZIONE Parallelamente, nel P.C.I. si sono progressivamente attenuate le spinte e le aperture che l'esito del Congresso di Bologna lasciava intravedere. Sul piano internazionale, il dissenso espresso nei confronti del P.C.U.S. dopo l'invasione in Cecoslovacchia si affievoliva e non trovava più modo di esprimersi nonostante gJi sviluppi del la drammatica "normalizzazione" cecoslovacca, paragonabile ai periodi più oscuri dell'epoca staliniana. E, mentre la linea Breznev sembrava liberarsi di ogni ostacolo nell'Unione Sovietica, il P.C.. 1. subiva l'irrigidimento politico del campo comunista, chiudendo esso stesso gli spazi di dialettica interna. Tali spazi da un lato costituivano la garahzia di credibilità per un rapporto non egemonico del P.C.I. con. le altre forze della sinistra, per una nuova prospettiva di ristrutturazione della rappresentanza politica della classe operaia, dall'altro consentivano di ipotizzare la disponibilità del P.C. I. ad una linea di movimento, volta a potenziare gli sbocchi e ad assicurare continuità 7

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