Acpol notizie - Anno II - n. 8 - Giugno 1970

dello Stato, determinando una ferita profonda nel tessuto civile ed un impoverimento oggettivo della società politica" con l'esclusione di gran parte della classe operaia dal potere ed anche la divisione del movimento sindacale, a tutto vantaggio delle forze della conservazione. In questa situazione, praticamente di stallo, "le istanze moderate - scrivevamo - sono progressivamente riuscite a prevalere suIla strategia del le riforme e ad avere partita vinta attraverso una serie di asseriti "stati di necessità", determinando l'involuzione in senso "stabilizzatore" di un patrimonio ideale, che nella strategia delle riforme e nell'incontro tra forze politiche di ispirazione cattoli_ca e socialista aveva cercato la spinta e trovato la motivazione d'origine". Questo è tanto più vero oggi, dopo la ricostruzione del governo quadripartito, dopo le "bombe di Milano", la "repressione", la minaccia dello scioglimento delle Camere. Di qui la necessità di ricercare una nuova prospettiva politica che doveva e deve fondarsi innanzitutto su "un coerente impegno auto-critico, nel riconoscimento che una effettiva alternativa può essere promossa solo superando le posizioni tradizionali, nessuna delle quali è oggi in grado di ricostituire il polo di attrazione privilegiato". A questo proposito avevamo indicato (Convegno di Grottaferrata: Agosto 1969) tre ipotesi circa le possibilità dell' ACPO L di divenire strumento adeguato, al fine di avviare un processo profondo di rimescolamento delle carte, tale da porre le premesse per unij valida risposta alla crisi politica in atto. L' ACPOL - si diceva - potrebbe restare, in prima ipotesi, "una mera associazione di cultura, compiere una azione fabiana, preoccuparsi solo di descrivere didatticamente un nuovo modo di far politica". Ma già allora rilevevamo come questa fosse una concezione che (qualora si fosse fermata a quel livello) avrebbe potùto finire rimorchiata, avrebbe potuto apparire rinunciataria, anche se l'obiettivo di stabilire un confronto aperto all'interno della sinistra italiana, atlo scopo di verificare attraverso il dibattito le reali possibilità. di convergenza e chiarire i motivi di dissenso, era e resta uno degll obiettivi della nostra azione politica. In seconda ipotesi, l'ACPOL avrebbe potuto diventare "una cerajera per allargare l'area della sinistra democratica e socialista". Esistono le condizioni politiche. - ci chiedevamo - per fare questo? Perchè I'ACPOL elabori un progetto che esplicitamente cerchi di coinvolgere il P.S.I. e lo P.S.1.U.P.? Oggi, a meno di un anno di distanza riteniamo di dover rispondere in modo negativo 1) perchè il P.S.I., Biblioteca Gino Bianco nonostante la sc1ss1one,ha preferito tornare aI governo ricostituendo a quel livello, nei fatti, l'unificazione con la politica socialdemocratica e con gravi conseguenze tra l'altro per gli equilibri politici al suo interno; 2) perchè neIlo P.S.1.U.P. è prevalsa la linea di chi ritiene oggi "elemento discriminante dello sviluppo futuro "del suo partito - come ha affermato Vecchietti, concludendo la sessione del C.C. riunitasi al termine dell'ultima crisi politica e parlamentare - "la questione dei rapporti unitari con i comunisti", così accettando del P.C.I. strategia, tattica e totale egemonia. AL DI LA' DELL'"ASSOCIAZIONE DI PARCHEGGIO" Rimane la terza ipotesi di Grottaferrata "ed è quella di camminare, saltando ogni impegno diretto nelle elezioni del '70, compiendo il nostro lavoro politico nella prospettiva di un movimento politico, popolare, autonomo". L'ACPOL non può più oggi limitarsi ad essere una associazione di parcheggio. Dobbiamo riconoscere come lo stesso confronto culturale ha valore nella misura in cui si è portatori non solo di idee, ma di consensi effettivi intorno ad esse, da impegnare poi iticamente. La stessa mediazione politica si è mostrata debole, perchè le componenti organizzate, che hanno ritenuto di dover fare riferimento all' ACPO L, fino ad oggi hanno mostrato di privilegiare - senza per altro ottenere risultati politici - il momento tattico interno ai rispettivi partiti, col risultato di rendere assai difficile la definizione non solo teorica, ma anche pratica della collocazione strategica dell' ACPOL e su questa base, di conseguenza, l'organizzazione in un movimento aperto, ma capace di vita democratica al suo interno e di scelte collettive, maturate dal bassoe quindi frutto delle più larghe verifiche possibili. La fase post-elettorale dovrà dunque .vederci impegnati subito e a tutti i livelli nella organizzazione di questo movimento dei lavoratori, capace di aggregare militanti singoli, gruppi, forze disponibili in una fase costituente, al livello operativo e di base, di incontro al livello di quadri, attraverso comuni sperimerJtazioni di. lotta, attraverso continue verifiche sul .piano politico e ideologico tale da precostituire le condizioni di un più largo e profondo coagulo di forze, che intendono collocarsi in una prospettiva democratica e socialista. Urge realizzare, rendere reale nella lotta politica della sinistra italiana una strada coerente con i valori in cui molti lavoratori credono: i valori dell'uomo, _della dignità dell'uomo, della classe come supporto della 9

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