Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

82 * •• Noi discutiamo l'autorità, la scherniamo, la sferziamo, ma disgraziatamente essa è ben lungi <lati' essere scomparsa dai nostri costumi. Gli individui sono talmente abituati a lasciarsi condurre al laccio, che si crederebbero perduti il giorno in cui 11011 ci fosse più nessuno a tenerli legati. Son tanto avvezzi a veder spuutarc in cutti gli atti della vita il cappello a punta del carabiniere, il tricorno del prete, l' ingerenza e l'alterigia della burocrazia, le figure antipatiche del poliziotto e del giudice, da giungere a considerarle come cose sgradevoli certo, cui è sempre piacevole all'occasione dare il gambetto, ma senza di cui si crede che l'umanità non potrebbe vivere e si dislogherebbe d' un tratto. Strana contradizione dello spirito umano! Si subisce a stento quest'autorita, la si schernisce e si viola quando si può; ma si ~rederebbe di perdersi irremissibilmente a sopprimerla. Questione d'abitudine, a quel che sembra! Un tale pregiudizio è tanto più illogico e, diciamo la parola, bestiale, in quanto l' ideale di ogni individuo, l' ideale di buon governo, sarebbe d' averne uno facile a mandarsi a spasso non appena volesse impedire alla gente di agire a modo suo. È carezzando un simile sogno che la borghesia ha inventato il cosidetto suffragio universale . . Se, fra i lavoratori, i governi a base elettorale hanno trovato tanto credito; se, malgrado tanti tradimenti, il suffragio universale è considerato ancora dai sudditi un mezzo di emancipazione, ciò è perchè B1bl 'I Gir b1

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