Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

• • E LA COSTITUENTE 33 Costituente italiana dovrà essere il disfarsi deJI' autorità temporale dei Papi , proclamata già dal Ma· chiavelli e poscia dal Sarpi come sommo tra gli ostacoli alla grandezza italiana; e la grandezza italiana, s'intende, è il rinnegare il catlolicismo. Leopoldo fu salutato in Firenze re della Italia centrale; il gabinetto di Torino supponeudo tutti i Principi vili e ambiziosi ad un modo insulta il re di Napoli, assegnandogli gli Stati pontificati a prezzo deJla alleanza col Piemonte contro il Tedesco, per dare a Carlo Alberto il Lombardoveneto. Ed è Vincenzo Gioberti, questo mezzo prete e niente cattolico, il quale si facea largo nella Penisola cogl' ipocriti panegirici del Papato , è egli proprio in petto ed in persona che, nella proposizione dell'infame partag·gio sulla tunica inconsutile di Cristo, gellava le sorti , dava la voce quis quid tollat, come l'uno dei quatt.ro crocifissori sul Golgota. l\1a il sacrilego acquisto non farebbe pro ai giuocatori! Alla sete di dominio tolta a stmmento per ispossessare un gTande, inerme ed esule Pontefice, Iddio ha preparato il gastig·o pel giorno appresso dalla mano di quel partito stesso che vuol tog·lierla a strumento. Colla pura democrazia dei Gioberti, dei Gue•·- razzi e degli Sterbini son tanto incompatibili Carlo Albe•·to e Leopoldo, quanto Pio e Ferdinando. I due primi han potuto ben servire la democrazia, ma è folle speranza il conciliarlasi: essi ne debbano esser vittima come il tel'Zo ; ed è stato

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