Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E DEMOCRAZIA 19 Meno infelice di tutte è la parte della Penisola che ha meno incel·ta speranza di mantenere le sue franchigie, e sta più vicina al1o scampo, ove mai le avvenisse di averne uopo. Il Governante che la regg'e ci sembra non tanto aver salvati i suoi dil·itli, quanto aver compiuto uno dei più sacri suoi doveri, allorchè colla risolutezza del- , l'animo e colla forza del braccio ha potuto mantenere un ordine legale nella contrada più bella e meno depravata della Italia. Se un abuso svergognato di parole ipocrite non ci avesse oggimai falsato tutti i concetti di verità e di g·iustizia, Napoli dovrebbe al suo re bombardatore una immortale riconoscenza. Essa g·li deve il non essersi vituperata in faccia all'Europa ed alla storia, il vivere una vita civile e la speranza di mantenere ed usufruttuare le ottenute libertà cittadine. Se il principato fosse una istituzione in bene del Principe , intenderemmo chè ci si potrebbe rjnunziare senza colpa e talora ancora senza verg·ogna. Ma considerandolo, com'è di fatto, per una salvaguardia dell'ordine sociale e della sicurezza pubblica, non crediamo che se ne possano abbandonare i doveri, senza nota di avere immolato alla scellerata audacia di pochi iniqui l ' universale della nazione. Se questa maggioranza temperata ed onesta non ha minacce e grida da strepitar nelle piazze, ha voci e lagTime da farsi intendere al tribunale di Dio. Innanzi a questo non sappiamo che le moderne costituzioni abbiano sdebitati i

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==