Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E DEl\IOCRAZIA 9 chiunque ha letto nell'ultimo suo libro la dichiarazione a grossi caratteri, essere la sua democrazia pura come quella di Massimiliano Robespierre. E chi non iscuserà Carlo Alberto delle enormezze che si consumarono e si consumano tuttavia in suo nome neg'li Stati sardi? Grande sventura, ma più grande umiliazione di un Principe! che per mantenere qualche poco altro tempo un residuo bugiardo di principato, si dechina a palleggia• e con chi dee abborrirlo per massima, e accetta un ministero democratico, puramente democratico; tale cioè che professa esplicitamente di tenere il Principe al suo servigio finchè crederà averne uopo: lo licenzierà più o men bruscamente, come prima avrà veduto potersi passare eziandio di un nome regio. Da questa poco dissomig·liante fu la condizione del gran Duca., che alla sacri lega Costituente romana o italiana inviava deputati con mandato senza limiti, e però con pieno potere di rinvia rio con Dio. La dipartita di Leopoldo dalla. Toscana è atto di cattolico generoso, che in tempi di viltà e di prostrazione morale è prodigio. Vorremmo, ma non possiamo riconoscere generosità nella sua prontezza a rinunziare una corona: questa cadeva nel fango, perchè raccolta da un partito furioso che avrebbela abusata ad oppressione di og·ni onestà e di ogni dit·itto. Per noi che c•·~­ diamo i re anche costituzionali essere in ben del popolo e non viceversa, codeste inaudite condescendenze sono sacrifizi meno di diritti che di 2

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