Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

118 LA MAGGIORANZA so~isca tutto, che di vori tutto, e ci venga a metter ceppi fino nelle coscienze ; così in vece dr presentare al Sovrano un'adunanza che dìas·li lumi ed appogg·i pel ben comune, egli non .si troverà innanzi che una opposizion rivoltosa per sistema , e le cui pretensioni non può secondare senza rovinare sè ed il paese, non può rip~lsare e reprimere senza nota di dispotico cd al'bi l ral'io. Laddove per convel'so in un paese la cui maggioranza è onesta e cristiana, dal suffragio veramente univet·sale non potendo t·iuscire che una rappresentanza per la più parte onesta e cristiana, non ci vorrebbe altro che questo per iscongiurare questa fosca procella che ci si è addensata sul capo. Che in un paese s ia vi un elemento perverso, corrotto e ribellante, è fo rse una necessità della Jtatura, a cui non si può fare r imedio; che questo elemento si faccia talora padt·oue per un ist~nte e dispoleg·g·i, è suprema sventura alla quale ci è forza rassegna rei; ma che la mafmioranza sana di un popolo ad occhi veg·genti abbandoni a quell' elemento corrotto il potere che essa potrebbe esercitare; che vada coi propri piedi a costituirsene viltima , è un portento d'inerzia e di stupidità che non ha nome. Davvero che quando un popolo è al tempo di subire un fiagellu, può la provvidenza, abbandonandolo alle sue debolezze, farglielo fabbricare colle proprie mani ! Il qual punto mi sembra di c·osl gt·avc momento, soprattulto pel lato religioso e nto•·ale ,

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