Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

IL GENIO DI PIO IX. 95 lo in paese essenzialmente inerme e pacifico, e che pct· conseg-uente non ha modo da contrappesarle o comprimerle, caso mai si levassero contro il Princ ipe; il quale non può riserbarsi la libera disposizione delle forze, come fanno tutti i depositari del potere esecutivo eziandio nelle repubbli che. Tale ci sembrano le Came·re legislative in uno Stàto che, per una specialità tutta sua propria, ha un Capo che all'ora medesima è il tribunale supremo nelle quistioni religiose. Di qui nelle materie miste il Principe trovandosi in contraddizione col Corpo legislativo, non se ne potrebbe rimettere ad un tribunale distinto da sè, che concedendo s·li assicurasse la coscienza, e negando lo liberasse dalla responsabilità e dalla odiosità della ripulsa. Con somiglianti elementi qual cosa di questa più ag·evole, che una pretensione incompatibile colle creàenze e colla morale cattolica si proponga al Principe Pontefice? Supponete lo spoglia. mento delle Chiese, la libertà dci culti, il matrimonio dei preti, un inseg·namento esclusivamente Jai cale e anticattolico. Supponete che una somigli ante pretensione si caldeggi dalla stampa periodica, ottenga il voto del Corpo Ieg·islativo, abbia l' appogg·io delle armi cittadine. Che farebbe in tal caso il Papa? a lui sarebbe chiusa queli' ultima sfugg·ita che avrebbe qualunque altro re costituzionale e cattolico: rimettersene cioè all' au-

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