Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

92 IL GENIO DI PIO IX. nondimeno era effetto necessario di quella popolarità profana e patriottica onde un partito scellerato ed ipocrita erasi consiglialo d' inebriarlo. Lo abbiam letto cogli occhi nostri in una lettera del Mazzini venti mesi or son'o: Il (aut l' étouffer dans sa gloire. Siamo intimamente convinti che l'iniquo consig·lio non ebbe effetto : la pietosa unzione, la celeste serenità onde spiraron sempre i concetti e le parole di Pio IX) ce ne assicurano più del bisogno; ma se a quella purissima sua anima qualche l ieve uebbia letTena si fosse appresa, Iddio che l'ama g·li ha dato troppa materia di rassegnazione e di disinganno. La comune dei buoni, perchè tt·a i limiti di una virtù mediocre, credendosi non cm·ata non cura , supponendosi abbandonata abbandona; e venuta l'ora del bisogno avrà ri· sposto all'appello: si volg·a alle orde di scostumati e di atei che concludevano le orgie notturne e i saturaali demagoghi eolla beuedizion pontificia implorata cogli udi e colle minacce dal Quirinale. Il qual contegno improvido forse anche col .. pevole dei buoni dovelt' essere l'unica ragione perchè il soglio pontificale si vedesse attorniato da uomini che aveano professato l'ateismo, i cui scritti erano stati condannati dalla Chiesa, la cui vita e1·a oggetto di scandolo, e che o tomavano dall'esilio o uscivano dalle galee, a cui le tentate rivolture e le consumate fellonie aveali condannali. Manco di uomini vi costl'ingeva il Pontefice , il quale si confidava altresì di averli ravveduti e leali, vinti

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==