Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

50 sgomenta. Senza presumere eli leggere nella mente de ll 'Imperatore dei Francesi, si può congetturare che questo pensiero non ci debba essere. Avrebb'egli preferito la confederazione all' unità, ma non avversa tanlo l' unilà, da volere l'Italia esposta a perturbazioni con tinue, come avviene ogni volta che una nazione sollevata a grandi speranze , sia poi forzata ad accettare un assetto ripugnante ai suoi impulsi più generosi. Non dovrebbe so rridergli il concetto di un 'ltéi lia minorenne, in cui non troverebbe mai un valido sussidio, ed iu cui non sarebbe c.e rto di conservare un protettorato, che perpetuandosi ricorderebbe troppo le memorie del primo impero , in cui sta pur sempre il pericolo maggiore della dinas tia napoleonica. Ad ogn i modo è ve ro pur troppo che per ora l'Imperator de' Francesi vuol custodire Roma e mantenere il prol cltorato del Papa e dell' llalia. Ma, non è probabi le che lo voglia tanto pertinacemente da non desislerne mai. Se fosse così, egli non dichiarerebbe di voler difendere la sovranità temporale del Papa, ponendo tutte le premesse che condurranno un giorno ad abbandonarla. Addì 20 maggio l' Impera tore scriveva già 3L Papa : è urgente che la ques tione romana sia risoluta definit ivamente. Per arrivare a questa risoluz!one qu::tl è il consiglio principale che egli dà al Papa ? consacrare l' alleanza della religione colla libertà : il presente stato di ~~ose , di ce egli , nuoce meno ancora al sovrano che al capo de lla religione. L'interesse dunque della santa sede, quello della religione esige che il Papa si riconcilii coll'Italia. La sua indipendenza deve essere assicurata, ed il suo potere liberamente accettato

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