Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

17 desistito di mal animo dal proposito di proseguire l'impresa incominciata 1n Sicilia ed in Napoli, infinchè, liherala Roma e Venezia. Vittorio Emmanuele fosse acclamato sotto i suoi auspicii re d'Italia in Campiùoglio. Egli non si mostrò mai persuaso che il diritto di guerra attribuito al Re solo, implichi che tìnch'egli non l'abbia dichiarata secondo le con::;uetudini del diritto costituzionale interno, e del diritto delle genti europeo , non è lecito a chicchessia fare nè spedizioni, nè apparecchi di guerra. Con presiedere all'adunanza della società emancipatrice di Genova si era egli accostato al partito d'azione, le cui adulazioni dovevano essere sua sventura , come altre adulazioni furono sventura d' .altri uomini grandi, o per potenza, o pér valore, o per ingegno. Il ministero dichiarava voler conciliare tutte le parti , adoperare tutte le ca pacità. Aggiungeva bensì, e non dubito fosse con animo sincero, di non potere e di non voler cedere a chicchess ia la direzione o la iniziativa dell'armamento. Ma la parte che stava dietro. Garibaldi sentitasi più forte e più audace dell' alleanza che questi aveva stretto col governo, non si teneva legata da questi scrupoli costituzionali. Pare che Garibaldi meditasse portarsi nel Montenegro, suscit<He una insurrezione cristiana in Oriente, ed aprtrsi la via a scuotere la dominaz!one austriaca nella Venezia. Ignoro quali appoggi, quali fondamenti di speranza potesse avere l'audace condottiero in un tentativo così gigantesco. Il fatto mi fu attestalo da uomini di autorHà : lo annunciarono giornali meglio infor2

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