Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

Anche Turati sulla Critica Sociale del 16 marzo dichiarò la sua gran, de fiducia nell' « evento· del 9 aprile » che, già nel porre il problema dei rapporti politici fra i due stati e nel delinearne le soluzioni, giudicava ~< uno dei fatti piu importanti, senza dubbio il piu caratteristico e il piu gravido di risultati nella storia delle relazioni fra l'Austria e l'Italia »; e applaudiva alla « nuova diplomazia operaia» come « il segno della maturità cui è pervenuta la classe proletaria [ che J acquista progressivamente la capacità -di dominare i rapporti internazionali ». La rivista Sempre Avanti!, diretta da Morgari e da Paoloni, condusse in quel periodo un'inchiesta tra alcuni autorevoli esponenti del socialismo italiano e nel numero di marzo ne riportò in parte le risposte che confermano l'impressione di un'atmosfera fiduciosa (tra gli altri, Rigola definiva il conv,egno « di portata eccezionale »; Nofri si attendeva che in quella sede fosse promossa una simultanea limitazione degli armamenti anche fra tutte le nazioni europee; Trapanese auspicava che si giungesse ad impegnare il proletariato dei due paesi ad una resistenza ad oltranza contro la borghesia guerrafondaia, « non esclusa la violenza »). Il punto di vista austriaco fu ~spresso da Ellenbogen in una intervista alla Stampa del 20 febbraio 1911. Il deputato austriaco indicava i tre motivi fondamentali della tensione italo-austriaca: la concorrenza economica, la rivalità nei rapporti di grande potenza e· i conflitti nazionali. Sul motivo della concorrenza economica si innestava il problema balcanico, ma sotto quest'aspetto Ellenbogen non riteneva che dovesse inevitabilmente sfociare in un aperto conflitto, potendo risolversi con una demarcazione delle rispettive sfere d'influenza 58 • Piu grave invece l'urto sul piano della politica di grande potenza perseguita dai due stati, dominata da criteri essenzialmente dinastici o di prestigio, come nel caso dell'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina che per i popoli dell'Austria si era risolta in un .inasprimento fiscale imposto dalla corsa agli armamenti, contro ogni reale interesse dello stato. Anche qui il discorso ritornava al problema balcanico, ma sotto un altro profilo, della minaccia di espansione territoriale che andava sventata (ed in questo Ellenbogen si uniformava alle decisioni prese dai socialisti balcanici nella conferenza di Belgrado del gennaio 191O) favorendo e rispettando il riassetto federalistico dei paesi balcanici: nifestazione internazionale largamente auspicata, mandano ai compagni austriaci un saluto augurale, lieti che dinanzi alla statua di Giordano Bruno si affermi nel simbolo la preconizzata universalità del pensiero e della giustizia sociale, disposta alla concorde azione di pace e di fratellanza del proletariato internazionale ». Alla seduta furono presenti, oltre a Ciotti: Agnini, Bocconi, Canepa, Chiesa, Graziadei, Turati, Mancini, Bentini, Treves, Pescetti, Quaglino, Rondani, Nofri, Trapanese, Campanozzi. 58 Vigezzi ha dato indirettamente una conferma alle ragioni del giudizio con cui Ellenbogen _minimizzava il peso della rivalità economica italo-austriaca nei Balcani, osservando che in realtà, in ~uel momento, le esportazioni nei paesi balcanici (Serbia, Bulgaria, Rolì1ania) rappresentavano appena tl 2 % del totale movimento di esportazione italiana, e, tenuto conto che la penetrazione economica dell'Italia in quel settore era contrastata assai piu dalla Francia, quella rivalità davvero « teneva un posto secondario nel quadro dell'antagonismo tra le due alleate nemiche » (B. Vigezzi, La neutralità italiana del luglio-agosto 1914 e il problema dell'Austria-Ungheria, in Clio, 1965, n. 1, p. 67). 36 BibliotecaGino Bianco .

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