Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

se » 70 • Il socialismo significava, pertanto, condanna della pace borghese, teo4 rizzazione della violenza; spezzamento dell'ordine borghese. Fin dove Serrati condivise tali principi? Non v'è dubbio che la predicazione rivoluzionaria costitui uno dei cardini del ·suo socialismo. Tuttavia questo programma di fare la guerra civile scarsamente venne da lui direttamente innestato nella crisi del sistema borghese. Mai seppe cogliere il nesso che sussisteva fra le due fasi dell'azione rivoluzionaria: presa del potere e nuovo o~dine sociale. « Dell'insegnamento di Lenin - ha scritto Arfè - Serrati apprese un'idea sola, quella della necessità della rivoluzione, ignorandone completamente i problemi della strategia e della tattica » 71 • L'opposizione alla guerra infatti era stata fìn dal principio impostata dal giornale come una lotta per la pace, il che signifìcava, in fondo, ritorno a quella situazione di quiete democratica contro cui inveiva Bordiga. Tuttavia sotto la comune enfasi rivoluzionaria,. un altro elemento distingueva Serrati dal Bordiga: la concezione, tipicamente leninista, di una « minoranza rivoluzionaria » la cui azione politica non s'esaurisce nella distruzione dell'ordine capitalistico, quanto nella critica alla stessa maggioranza del Partito, allorché esso fosse venuto meno al suo scopo principe di « stato-guida». La concezione serratiana del Partito come organismo « unitario » di lotta, la sua dittatura proletaria intesa come dittatura delle sezioni di partito costitui pertanto l'ostacolo piu duro contro cui dovette battersi Bordiga già durante la guerra, e l'estrema sinistra, dopo il 1918. « Il Partito Socialista è, e ·sarà - scriveva Serrati il 12 novembre 1914 - l'unico partito italiano che sta saldo nella rocca dei suoi principi e che, attraverso la libera discussione, attraverso il suo continuo esame, il suo lavorio di rinnovamento, di miglioràmento, di perfezionamento, non perde la sua caratteristica fìsionomia di strumento di classe del proletariato contro tutti i partiti borghesi. Le insidie, le calunnie, gli attacchi borghesi, le violenze reazionarie non lo hanno mai scosso. Esso è ora al suo posto, compatto, disciplinato, deciso, a fìanco della classe lavoratrice; le piccole e le grandi vicende della poli tica italiana non lo disorientano, come la terribile bufera che si è scatenata sul mondo non gli ha fatto né gli farà dimenticare il socialismo » 72 • L'articolo è scritto con tanta carica di sentimenti che non ci è possibile relegarlo negli schemi di un giornalismo diplomatico e mestierante. È certo, però, che ogni qual volta Serrati cominciava a tessere glorie verso ·il suo feticcio, il Partito, veniva trascinato verso una forma di idolatria esasperata, tipica di coloro per i quali la milizia socialista rappresenta, fìn dall'iniziò, rinuncia a tutta una serie di beni (tranquillità, agiatezza economica, quieto vivere, coscienza tranquilla) che la piccola borghesia offre in dono ai suoi adepti. · 106 « C'era in lui quella ·c'ondizione di spirito - ha acutamente osservato 70 Id., Verso l'avvenire, in Avanti!, 5 novembre 1914. 71 G. Arfè, op. cit., p. 153. 72 Cfr. Avanti!, 12 novembre 1914. 81bliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==