Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

sione del dettato leninista di passare dalla guerra imperialista alla guerra civile? Fin dove egli fu cor-responsabile della passività della Direzione del PSI (di cui pur era membro) che, alla vigilia dell'intervento, avrebbe amaramente constatato la sconfitta della battaglia per la neutralità? Quali furono, insomma, le debolezze del massimalismo italiano fin dal periodo stesso della neutralità? Certo, le contraddizioni prof onde economiche e sociali del paese erano tali che alla fine del conflitto il proletariato poté riprendere la rivincita, avanzando come una marea rivoluzionaria, moltiplicando le sue forze, sicché il problema della conquista del potere si pose con singolare attualità davanti agli operai e ai contadini. Resta però il fatto che nella crisi bellica e prebellica il movimento operaio fu battuto. « Ai socialisti - ha osservato Caracciolo 48 - era sembrato, come a tutti, che il dilemma fosse allora intervento 'o neutralità. Interessi fondamentali degli operai e dei contadini italiani, tradizione internazionalista e pacifista di lunga data, carattere stesso del conflitto mondiale in cui si sarebbe gettato il paese, suggerivano di scegliere la neutralità. D'accordo su questo punto, capi socialisti e sindacali continuavano, però, a discutere tra loro se la neutralità dovesse essere assoluta o meno assoluta, si preoccupavano di seguire le evoluzioni dei vari gruppi borghesi in proposito e di polemizzare con essi, di difendersi dalle accuse di disfattismo, ma non comprendevano le piu gravi conseguenze alle quali si andava incontro e non si preparavano ad esse. In verità neutralità o intervento era proprio e soltanto il dilemma della borghesia, l'assillo della classe dominantè. Non poteva essere tutto qui il problema del movimento operaio. Guardare solo a questa polemica significava diinenticare altre prospettive piu -decisive e urgenti per dei socialisti ». In pratica, per il Partito Socialista la :fissazionedell'interventismo significò evitare il problema fondamentale, il problema del potere, e deviare l'attenzione e le passioni delle 1111assue obiettivi secondari. Se, dunque, il Partito procedette verso una innegabile ihvoluzione, o inazione, politica priina e durante la guerra, è ora doveroso chiedersi fin dove lo stesso Serrati sia incorso in quegli stessi errori che abbiamo sopra denunciato. È ormai entrata a far parte della mitologia storiografica la definizione di Serrati, come« cane da guardia » dell'Avanti! durante la guerra. Certo, se ci fu un periodo storico in cui l'affidare un giornale ad uno anziché ad un altro poteva determinare in modo decisivo l'avvenire del movimento socialista italiano fu allorché l'organo del PSI passò sotto la direzione di Serrati. Se, poi, consideriamo che per quell'incarico « si sarebbe preferito Treves » 49 , meglio si comprende quella che fu la battaglia iniziale di Giacinto Menotti, non tanto contro l'affamatrice borghesia quanto, soprattutto, contro una 48 A. Caracciolo, L'intervento italiano in guerra e la crisi politica del 1914-15, in Società, 1954, n. 5, pp. 809-826 e n. 6, pp. 986-1012. 49 P. Valera, op. cit., p. 10. 98 BibliotecaGino Bianco '

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