Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

La rivoluzione quindi appariva per il momento impossibile. Le masse, se pur animate da un forte slancio di rinnovamento, erano disorganizzate ed impotenti contro la forza armata e soprattutto mancava ai gruppi « sovversivi » la capacità di guidarle. I risultato di questa valutazione fu la decisione presa dalla Camera del Lavoro di Parma di proclamare la cessazione dello sciopero 90 • I Sindacalisti protrassero l'agitazione nei giorni seguenti, confortati soprattutto dalle notizie provenienti dalla Romagna ancora in rivolta. Infatti, in opposizione all'ordine confederale e malgrado la decisione dei dirigenti di Parma, le Camere del Lavoro sindacaliste ·di Piacenza 91 , Modena, Bologna 92 e l'Unione Sindacalista Milanese avevano deciso di proseguire lo sciopero, che ebbe termine a Modena la sera del 12, a Piacenza, Bologna e Milano l'l l 93 • La speranza di provocare un moto rivoluzionario era spenta e l'azione ormai aveva solo il significato di una violenta protesta. I Sindacalisti tuttavia continuarono a guidare l'agitazione dei ferrovieri. A Bologna infatti, la sera dell'l 1, m.entre ces_savalo sciopero nella città, Ettore Cuzzani incitò i ferrovieri a proseguire nell'astensione del lavoro allo scopo di appoggiare la rivolta della Romagna 94 • Il giorno seguente, benché in città fosse ritornata la calma, i ferrovieri si riunirono in circa 600 nella camera sindacalista del lavoro e deliberarono Io sciopero ad oltranza, appoggiati in questa decisione da alcuni esponenti del Sindacato, venuti da Ancona per dare il loro contributo all'agitazione che sembrava proseguire in Romagna. Intanto, sempre il 12, il Comitato C~ntrale del Sindacato impard l'ordine di riprendere immediatamente il servizio. A tale decisione si ribellarono i ferrovieri di Bologna creando, il 14_ giugno, un nuovo comitato di agitazione, in sostituzione di_quello di Ancona di cui disconoscevano l'autorità. Essi avrebbero vòluto · continuare Io sciopero fino ad ottenere i miglioramenti richiesti e impegnare i dirigenti delle ferrovie a non prendere provvedimenti disciplinari contro gli scioperanti; lanciarono quindi un appello a tutti i ferrovieri d'Italia in cui si affermava: « Ci è sembrata una colpa lasciare indifesa la massa ferroviaria di fronte alle inevitabili rappresaglie della direzione generale. Il Comitato centrale doveva pensare cbe con la compattezza manifestatasi era possibilissimo imporre al governo che ai forrevieri dovesse almeno costare nessun sacrificio la solidarietà data alla proposta contro l'eccidio di Ancona » 95 • Inscenarono quindi manifestazioni di protesta contro il Sindacato, invasero la stazione e compirono atti di vandalismo. Una loro commissione 90 A Parma la situazione divenne gravissima: 200 agrari stavano organizzando una controdimostrazione, impedita poi dal prefetto. Ci furono scontri violenti fra gli scioperanti e la truppa. Cfr. L. Lotti, op. cit., p. 237-238. 91 A.C.S., Ministero dell'Interno, cit., C-2, busta 83, fase. 186, sottofasc. 48, telex 11 giugno 1914. 92 Resto del Carlino, 13 giugno 1914. 93 Lo sciopero prosegui .anche in Romagna, ad Ancona e a Napoli. 94 A.C.S., Ministero dell'Interno, cit., C-2, busta 82, fase. 186, sottofasc. 11. 95 Resto del Carlino, 14 giugno 1914. BibliotecaGino Bianco 67

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