Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

,112 LA TORIU~ DI NONZA capelli scarmigliati , c raggl'uppati così da rompere i denti di fJUa}unque pettine comecchè dì finissimo acciaio il qu ale si fosse ardito tentare di ravviarli. Della barb;:t , c dci sopeaccigli non ' 'i dico nulla : della voce questo soltanto, che dove gli alLei per chiamare adoperavano il corno, a lui bastava t1n urlo. Questo il Cristo còrso. " Prete Settembre aveva posto addosso a Fedelino un bene pazzo, il quale però non lo impediva, all' opposto lo facoltava in certa guisa ad attendere alla sua condotta , sfenandogli talora qualche pugno dove andaYa andava, pct· mettel'lo sul cammino della perfezione evangelica. « L' orchestra si compose di corni marini, i. quali noi altri chiamiamo colombi, c vi so dire, che quando sessanta di questi corni presero a suonm·e tutti di un fiato, i. mm·ti da cento anni a questa parte saltat·ono su ritti credendo giunto il giorno del giudizio. Inconìinciata la recita, le cose di bene in meglio, con inestimabile contentezza del popolo quivi raccolto pro- . gt·edirono, fino al punto in cui Giuda seguito dagli sbil'l'i dei preti nell' orto di Getsemani si .fa a baciare Gesù Cristo. Fedelino quando si mirò davanti Giuda, che stava per accostare la bocca alla bocca di lui, gli pose la lat·ga mano su la spalla , e dimenticate o neglette le parole -del dranima, con voce velata gli domandò tremando: = Come! Fratello Giovà potreste Yoi tradire Fedelino, che vi ama tanto, e poi tanto? = N è te, n è altt·i fratello mio, rispose il ùabben giovane, e piagncndo dirotto gli si abbandonò nelle braccia. (\ Egli era manifesto, che così l' ordine della passione restava scombussolato, c il drnmma non poteva

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