Epicarmo Corbino - Marina mercantile italiana?

112 --------------- Epicarmo Corbino « per noi: che prenderemo i bastimenti da quella na- « zione la qua.le, per le sue condizioni naturali od ac- « quisite, può costruirle a meno, e che li pagheremo con « i prodotti di una nostra industria, in cui noi possia- « mo avere una decisa superiorità di fronte ad altri «paesi». 72. - Basta del resto dare uno sguardo alla composizione· della nostra marina per convincerci, che se alla sua deficienza Iia èontribuito la scarsezza delle oostruzioni naval;j questa scarsezza va attribuita all 'industria ... •inglese! Infatti sopra. 1.308-273tonn. lorde costituenti il nostro naviglio a vapore al 31 dicembre 1914, ben 942.543 cioè ·i.I 62,5 % sono costruite nei cantieri inglesi e solo 47597 tonnellate, cioè il 31,5 % sono di costruzione nazionale. Nè diverse conclusioni si otte11gono . se, come ho d:imostrato nel mio già citato articolo del Giornale degli Economisti, si esamina la situazione rispetto all'età ed al tonnellaggio del naviglio a vapore. I risultati stessi della lunga poltica protezionista dimostrano quanto siano stati sterili gli sforzi sostenuti per incoraggiare un'indusirja che nel Paese non tr-ova condizioni naturali 'di •esistenza. Tanto ciò è vero che durante la guerra, quando l'incredibile elevatezza dei noli eliminava qualunque incomoda concorrenza, perchè a qualunque prezzo le navi sarebbero state redditizie, le costruzioni navali · italiane hanno prodotto molt'O meno di quello che pur potevasi attendere, Durante ·gli anni 1915, 1916, 1917 e 1918 i nostri cantieri hanno costruito in tutto 32 piroscafi della stazza lorda di 181.881 tonnellate e della portata di 211.412 tonnellate, cifra che si è potuto raggiungere solo attraverso stenti e privazioni in altri campi della loita politica. •Ciò ci conferma che siamo davanti ad un'industria che, avendo bisogno assol,uto del ferro e del carbone, di cui purtroppo in Italia ma.nchiamo, 0in tempo di Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==