Marina merèantae italiana?---------- 105 sarla del ritorno in zavorra, e perciò se d,j quel carbone non potremo farne a meno, dovremo pagare un sopÌ·a- · più che finisce col ripercuo-tersi su tutti i prezzi. Ecco perchè, dunque,, bisogna combattere queste due forme· ugualmente dannose d·i protezio,nismo marJ.ttimo. 66. - Le critiche già rivolte da varie parti al sistema dei premi mi consentono di non fermarmici oltre; oosicchè pe,r· completare il cap·itolo non ci resta che l'esame dell'unica. forma che, si potrebl>e adottare per favorire lo sviluppo della marina, mettendo cioè a d;isposizione degli a.rmatori capitali a cond·izioni non molto gravi. Il prof. Supino ha proposto due forme dà credito navale che giudichiamo degne di attenta considerazione. Con la prima di· esse i capitali sarebbero forniti attraverso un Istituto d-i credito navale con delle cartelle sul tipo di quelle fondiarie•: lo Stato dovrebbe assume-re a suo carico parte dell'interesse annuale (2,5 % sul 5 % che renderebbero le cartelle). Noi preferiamo la 2a forma da lui proposta, che farebbe prelevare i capitali daUa Cassa Depositi e Prestiti, e la preferenza giustifichiamo col fatto che la prima fo,rma sarebbe un artificioso incentivo per i capitali privati ai quali farebbe troppa impressione quella garenzia dello Stato, sia pure limiiata ad una sola parte dell'interesse. Agli occhi- dei 1·isparmiatori lo ·stato diverrebbe in fondo un garante non solo di quella parte d'interesse, ma anche del resto e dello stesso- capitale. Sap.piamo che ciò non è, ma in questa materia bisogna andar molto· cauti ed evita.re anche quello che potrebbe sembrare. Il credito dello Stato è co-sa troppo delicata e preziosa, ed esso sarebbe ,i-ndubbiamente compromesso il giornQ in cui per un'avventura qualsiasi, non si pot.e-sse corrispondere, il resto dell'interesse; peggio poi se andasse distrutta parte del capitale. In un caso di questo genere lo Stato avrebbe assunto un obbligo moral-e ad adempiere il quale lo indurrebbe anche il pro-' 13 .:>ÌiotecaGino Bianco
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