La fede nei trattati, le potenze segnatarie e l'imperatore Napoleone III

- 44 - capo, e di t ogli e r di mezzo inti ernmente quest e r elaz ioni). contrni'Ì c alla natura c ulla giustizia. Non deve esse re altrime nt i ùelln potenza nu striaca in Italia . >> Son riunqu c Neg ri questi snvrani italiani. V'è s tato, per fatto loro, un g iorno di t e rTore per l'Austria ; quello in cui la loro fede fu confessata. Dopo questo g iorno son n egri , camminando vo lentieri _, malvolentieri i n una via senza fin e 11i contradizione, di odio, d ' irTegol a rità . . Non hanno nulla da fare questi sovrani ? Non sono a nch' essi l egati ai g randi sovrani per la loro ad e ione a ll 'a tto dc'24 Se ttembre 1815? Xl l"apoll. Diplornaticart1ente , noi, Francia, non abbi amo nulla da dire al sovrano delle Dnr. Sicilie. Se egli avesse avuto per la Francia e per l ' Inghilterr~ la defer enza , che queste due nazioni erano nel diritto di spe r are da lui soprattutto dopo la loro pace co lla Russia ; la questione italiana oggi forse - più non sarebbe. Si può ric~ISIH tutto al Re Ferdinando, fuorchè l'intelligenza naturale dei Siciliani. Alla morte di suo padre la dissoluzione era p e r tutto. l.Uio padre_, ha detto il Rè Ferdinando, era tJn monaco; io sono un sol dato. (( Per esser soldato egli se ne procurò i mezzi: dap- }H'i ma il denaro provved endo alle finanze ; e , col denaJ'O, le truppe, la loro tenuta rimarchevole, cantieri ,

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