La fede nei trattati, le potenze segnatarie e l'imperatore Napoleone III

-10e gli str·anicri, - la maggior pal'te Fraocesi ed Inglesi, - che commerciano con lor·o; bisogna favorire lo slancio dell' industria, moltiplicare gli elementi dell ' attività umana, i fonti della prosperità, gli agenti della civilizzazione. Se non fosse r·o in Italia che degli Stati italiani, col S. Padre alla loro testa, - potenza morale, e predicante la cooperazione per il buon andamento dell' umanità, - l'intelligenza sarebbe facile e l' accordo continuo. Gli ordinamenti fra i loro sovrani sarebbero necessariamente presi in vista della libertà del progresso col benessere delle popolazioni, e avrebbero i resultati i più felici , non solo pa gl'Italiani, ma ancor·a per tutte le nazioni civilizzate, per tutti i popoli del globo. L ' Italia per le sue risorse naturali, per la sua posizione geografica, per le sue memorie istoriche, è un paese destinato ad uno sviluppo e ad uno stato di prosperità eccezionale, vantaggiosissimo per le sue popo.: lazioni, pei suoi governi. Anche senza tr·attoti, senza lega, senza organizzazione federale, vi sar·ebbe una confederazione istintiva necessal'ia, per il bene; e, da parte dei governi e delle popolazioni una estrema premura a procurarsela, stabilendo il più di mutuo e di reciproco possibile . Di già sotto la supremazia acquistata straordinariamente da Pio IX, nel 1847, la lega commerciale, e nel 1848, la confederazione, erano cose convenute tra la maggior parte degli Stati italiani , Roma, Napoli, la Toscana, la Sardegna etc.; le leggi che dovevano stabilirle, erano egualmente determinate e in punto d' applicazione. Ma dopo ìl1849, la supremazia, non è più della potenza morale, ella è sventuratamente della potenza delle armi. L'Austria è in piedi

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