Giuseppe Faravelli - La democrazia socialista

lare disquisizioni sulla preferibilità teorica della forma repubbli• cana di governo rispetto a quell<1monarchica. Oggi, nel concreto momento presente, il Partito Socialista è intransigentemente repub• blicano. Confesso che è umiliante la supposizione che occorrano an• cora parole e argomenti per spingere coscienze oneste e titubanti a schierarsi definitivamente per la repubblica, come se i fatti non avessero già tlefinitivamente confutato e demolito l'istituto mo· narchico. La monarchia sabauda, dal Risorgimento in poi, non ha mai avuto di mira che gretti intere~si dinastici e quelle imprese milita· resche e imperialistiche che a quegli interessi potessero conferire forza e prestigio; non mai gli interessi del popolo italiano, che volta a volta ha negletto e tradito. La monarchia sabauda. non è mai stata nè liberale nè democratica. Non è ignota la fondata accusa di tra• dimento che fu rivolta a re Carlo Alberto dai patrioti italiani che si illusero di averlo con loro nel 1820•21. Non sono del pari ignoti gli atteggiamenti anti•parlamentari di re Vittorio Emanuele II. Re Umberto I, durante il suo regno, permise che ben due volle, nel 1894 e nel 1898, lo Statuto fosse violato giusto in tutte quelle parti che garantiscono al popolo la libertà. Un manifesto elettorale affisso alle cantonate di Milano dice che in Inghilterra la monarchia non ha impedito che i socialisti sa• lissero legalmente al potere. Ma, salvo errore, l'attuale battaglia istituzionale sta svolgendosi in Italia, dove re Vittorio Emanuele III non ha impedito che i fascisti salissero illegalmente al potere nel 1922; ve li ha mantenuti ·nel 1924, dopo il delitto Matteotti, sordo alla rivolta morale di tutto il popolo; e durante venti anni si è fatto complice di tutte le scelleratezze con le quali il regime fascista ha disonorato e rovinato il paese; ultima la guerra infame che ha ri• dotto il giardino d'Europa ad un cumulo di rovine materiali e mo• rali, guerra dalla quale il re si ritrasse per tentar di salvare in extre• mis non l'Italia, ma gli interessi barcollanti della sua dinastia. Ed ecco ora il figlio di lui, intrepido comandante di quella Ar• mata che vibrò il pugnale proditorio nella schiena della Ftancia agonizzante, prometterci e giurarci (anche lui, come avevano pro• messo e giurato i suoi predecessori) di rispettare lealmente lo Sta• 9 B otecd Gino Bianco

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