Giuseppe Faravelli - La democrazia socialista

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G. FARAVELLI . LA DE_MOCRAZIA SOCIALISTA DISCORSO PRONUNOATO DURANTE LA CAMPAGNA PER L'ELEZIONE DELL'ASSEMBLEA COSTITUENTE CASA EDITRICE "CRITICA SOCIALE" B.::,' '.)ìec.d Gino Bianco •

• ludustric Grafiche Italiane Sn;cou - Yia )1arcona, 50 - ~tilano, 19-46 B.Diloteca Gincf Bianco

/ TROPPI DEMOCRA TIC! Un po' per il malcostume introdotto dal fascismo nella vita politica italiana, e un po' per quel machiavellismo - spesse volte ingenuo e in buona fede - che dicono sia una malattia organica del nostro popolo, oggi troppi partiti politici si presentano davanti agli elettori, in quest'ora solenne, gareggiando nel mascherare, nel dissimulare i propri connotati. Troppi si professano democratici e come tali paladini della libertà, sicchè l'elettore è posto, nella sua scelta, in non lieve imbarazzo: - democratici si dicono partiti che sono costituiti dai relitti del defunto regime e che trasudano totalitarismo da tutti i pori; - democratici si dicono partiti la cui dottrina nega la libertà alla radice, nega cioè quella libertà ed autonomia della coscienza umana che è la fonte di tutte le libertà concrete; - democratici si professano partiti per i quali la libertà è, sì, nelle altitudini della filosofia, una esigenza universale dello spirito umano; ma nella vita pratica smarrisce ogni senso di universalità, per diventare privilegio di classi, che sole sono fornite dei mezzi per darle un contenuto sostanziale; - democratici si dichiarano partiti, che, al tempo stesso, si professano ammiratori incondizionati di un regime nel quale - secondo la curiosa dichiarazio_ne fatta recentemente alla stampa francese da un suo rappresentante diplomatico - democrazia e dittatura si identificano e la dittatura non sarebbe altro che « ... d~mocrazia in azione». Orbene, noi socialisti ci presentiamo senza maschera e rifuggiamo dagli arzigogoli dialettici. Non solo non abbiamo paura di 3 B '11 oteca Gino Bianco

mostrarci quali realmente siamo; ma riteniamo che la sincerità sia una esigenza fondamentale della vita democratica. Partito che si propone lo scopo di educare la classe lavoratrice ad un compito immenso ed altissimo - quello di liberare l"umanità -, noi pensiamo che le reticenze, le finzioni, le dissimulazioni siano an:ti-educative per eccellenza e quindi assolutamente contrarie al nostro scopo. Meglio perdere gli elettori che ingannarli) Perciò, in quest"ora decisiva per il popolo italiano, dichiariamo di non rinnegare neppure una linea del nostro programma tradizionale e di non voler nascondere nulla. Noi riconfermiamo dunque integralmente la nostra dottrina politica, la dottrina del moderno socialismo proletario, il marxismo rivoluzionario. IL MARXISMO RIVOLUZIONARIO Ho detto dottrina politica. Per marxismo rivoluzionario qui deve dunque intendersi esclusivamente il complesso degli enunciati politici della scuola marxista, non le sue premesse filosofiche (d"altronde discutibili e continuamente discusse), che solo una setta di filosofanti, ma non mai un partito politico, potrebbe imporre ai suoi aderenti come articoli di fede. Ecco perchè nel Partito Socialista han sempre militato e milita.no liberamente uomini che, pur accettando gli enunciati politici di Marx, ne discutono o, addirittura, ne respingono le premesse teoriche: il così detto materialismo storico, la teoria del valore e via dicendo. Quali sono questi enunciati politici? Brevemente: - che la società borghese è divisa in due classi fondamentali: quella capitalistica e quella proletaria; - che tutto l"edificio di questa società poggia sullo sfruttamento che la classe capitalistica esercita a danno della classe proletaria, la cui forza di lavoro è così degradata alla condizione di merce; - che questo rapporto di sfruttamento determina un antagonismo irreconciliabile fra capitalisti e proletari; - che questa lotta non interessa una sola nazione, ma tutto il mondo moderno, e non potrà risolversi, nè i mali che tormentano le nazioni (crisi, guerre, ecc.) potranno scomparire, se non con l'abolizione delle classi; - .che !"artefice principale di 4 B1b1oteca Gino Bianco

questa trasformazione radicale della società è il proletariato: classe per eccellenza sfruttata ed oppressa, esso è quindi ia classe per eccellenza rivoluzionaria, ossia la più direttamente ed impellentemente interessata ad effettuare quella trasformazione liberatrice; - che i mezzi per compiere tale rivoluzione sono: l'associazione nazionale ed internazionale dei lavoratori, la conquista progressiva dei pubblici poteri, indi l'organizzazione della produzione sociale, non più p~r il profitto di una classe, bensì per i bisogni sociali. Abolite le classi e gli antagonismi di classe, nella nuova società il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione del libero sviluppo di tutti. Da questi enunciati risulta che la lotta di classe non è una invert• zione dei socialisti, ma un fenomeno immanente nella società borghese; che anzi i veri anti-classisti sono precisamente i socialisti, perché mirano appunto ad abolire le classi e la lotta di classe; che l'azione dei socialisti non tende ad istituire sulle rovine della società capitalistica nuove egemonie, ma ad abolire qualsiasi egemonia e ad istituire una società radicalmente democratica: eguaglianza effettiva fra tutti, libertà per tutti. Ma se il socialismo ,è nel suo fine radicalmente democratico, non può non esserlo radicalmente anche nel metodo della sua azione. La democrazia socialista non può essere un accorgimento tattico; ma è una posizione di principio; - non può essere semplicemente for- _male, cioè soltanto politica, ma è sostanziale, cioè sociale; - non può essere mùtila, ma è integrale, cioè investe tutti i' rapporti della vita, quelli morali non meno di quelli materiali. Molti concepiscono la democrazia come dominio della maggioranza. Un simile concetto giacobino conferisce alla maggioranza, soÌ perché tale, il diritto di instaurare anche il proprio despotismo. Questa non è democrazia o, se si vuole, è democrazia totalitaria. In ogni caso non è la nostra. Altri concepiscono la democrazia esclusivamente come un meccanismo giuridico, che assicura il pacifico svolgimento dei rapporti fra maggioranza e minoranza. Questa democrazia formale ha certamente un valore immenso nella vita degli Stati moderni ed è un'arma che la classe lavorahice deve ad ogni costo procacciarsi e difendere, perché costituisce la condizione della libertà politica; ma non è tutta la nostra democrazia. 5 8 Cl eca Gino Bianco

LA DEMOCRAZIA SOCIALISTA Per noi la democrazia ha un significato ben più profondo. Per noi democrazia significa un sistema di rapporti che garantisca la pienezza dell'autonomia, ossia della libertà della persona umana. La nostra democrazia è radicalmente rivoluzionaria, perchè tende ad abolire tutti i rapporti sociali a causa dei quali l'uomo •si sente oppresso, sfruttato, umiliato, offeso; tutti i rapporti che avviliscono il suo corpo e mutilano la sua coscienza. Quindi: non soltanto i rapporti politici oppressivi a causa dei quali egli è estromesso dalla vita politica dello Stato; ma anche i rapporti economici oppressivi che lo estromettono - lui che, come lavoratore, è il vero soggetto ed artefice della produzione sociale - dalla vita economica nazionale e, di riflesso, dalla vita della cultura e, spesso, dalla stessa vita morale. · L'uomo in preda alla miseria, in preda all'ignoranza, in preda alla superstizione: l'uomo cui una società ingiusta contende o nega la soddisfazione dei bisogni normali del corpo e dello spirito, quell'uomo non è autonomo nè libero, e di una società siffatta non può dirsi che sia veramente ed integralmente democratica, anche se tale è nei rapporti politici. Il socialismo tende àll'eq,ancipazione totale dell'uomo, trasformando la lotta' di classe del proletariato da fatto bruto in movimento consapevole dei propri fini e dei mezzi atti a raggiungerli, ossia, da movimento sovversivo, in movimento rivoluzionario che si inalvea nella democrazia politica per dilatarla grado a grado in democrazia integrale. La democrazia socialista vuole anzitutto l'autonomia della classe lavoratrice; anzi è la stessa classe lavoratrice che si riscatta da ogni soggezione e tutela politica e foggia da se stessa i propri destini, preparandosi alla missione storica di liberatrice del mondo. Un movimento simile - che, emancipandosi a poco a poco·da tutte le vecchie illusioni e da tutti i vecchi utopismi, respinge da sè la direzione di filantropi, di legislatori illuminali, di sètte di congiurati, di minoranze eroiche, di rivoluzionari professionali, di gerarchi, di capi e di duci, e diventa duce a se stesso - un movimento simile non è concepibile se non nel quadro delle istituzioni demo6 B blioh.,..,a<;;1noBianco

cratiche, nel pieno vigore della libertà di associazione, di riunione, di propaganda, di stampa, di culto, nel pieno vigore dei diritti politici e del suffragio universale. Ora è appunto nel corso della lotta condotta in tali condizioni ed autonomamente che la classe lavoratrice foggia l'~omo nuovo, l'uomo che ha liberato la propria coscienza da tutte le autorità irrazionali, l'uomo che non ha più paura e non ha più bisogno di nessun padrone, nè celeste nè terreno, l'uomo capace di pensare e governarsi da sè, come è richiesto in un regime integralmente democratico quale sarà il regime socialista. Bestemmia Marx chi gli attribuisce il concetto di una rivoluzione condotta da gerarchi illuminati alla testa di masse incoscienti e non preoccupate che di soddisfare il ventre: « Il proletariato - è Marx stesso che lo dice - il proletariato che non vuole lasciarsi trattare da' canaglia ha bisogno del suo coraggio, della sua dignità, della sua fierezza e del suo senso di indipendenza assai più che del suo pane». Il movimento socialista è per eccellenza l'anti-massa, perchè vuole trasformare la massa amorfa in una associazione di individualità libere. Bestemmia Marx chi pretende fare della sua dottrina una dottrina antidemocratica e - elucubrando su una sua espressione metaforica, la cosi detta « dittatura del proletariato », contenuta nella Critica al programma di Gotha della socialdemocrazia tedesca - pretende rappresentare la rivoluzione socialista come creazione del governo di un partito totalitario, il quale, arrogandosi, come per investitura divina, la rappresentanza permanente degli interessi del proletariato, procede alla costruzione della società socialista col metodo della coercizione e del terrore, eventualmente anche contro il proletariato. Il marxismo rivoluzionario è la negazione di ogni utopismo giacobino o blanquista. La cosi detta « dittatura del proletariato», interpretata n~n come posizione sociale, ma come forma dispotica di governo, è un controsenso, e d'altronde Federico Engels, l'interprP.te più autorevole di Marx, si è dato la briga di spiegarci, nella sua Critica al programma di Eriurt della socialdemocrazia tedesca, che la « forma specifica della dittatura proletaria » è... « la repubblica democratica ». 7 B b oteca Gino Bianco

Ed infatti il proletariato o è maggioranza, ed il suo è allora un governo legittimo, non già una dittatura, o è minoranza, e la dittatura non lo salva. J.a società senza classi, cioè la democrazia integrale, non si costruis·ce a colpi di mitra, o anche soltanto mercè un effimero abbacinamento o fanatizzamento delle coscienze, che consenta colpi di sorpresa. La dittatura corrompe irrimediabilmente in alto e in, basso nella scala sociale. Paralizza il pensiero e degrada le coscienze. Le dittature non foggiano uomini liberi, ma soltanto servi. li socialismo invece è figlio della libertà. Soltanto nel segno della libertà celebrerà il suo trionfo. Senza la libertà non sarà mai. In un solo caso il socialismo potrebbe risolversi all'uso della violenza, della dittatura, e magari anche del terrore: quando la democrazia e la libertà fossero attaccate dalla violenza dei ceti reazionari e minacciate di distruzione. In tal caso - un caso di vita o di morte -. la concezione virile che noi abbiamo della democrazia non ci farebbe respingere l'uso della violenza, della dittatura e del terrore rivoluzionario. Ma è chiaro che in un tal caso di vita o di morte l'uso di simili mezzi sarebbe non una smentita, bensì una conferma, in quanto è difesa, della democrazia. REPUBBLICA O MONARCHIA? Dopo queste premesse generiche, che erano necessarie perché nessuno si illudesse, in nessun senso, sul nostro conto ed i nostri connotati politici apparissero in tutta la loro schiettezza, eccoci a dire quali soluzioni il Partito Socialista intende proporre ai concreti problemi del momento. Tra pochi giorni il popolo italiano sarà chiamato a compiere un atto solenne che non ha precedenti nella sua storia passata e che deciderà della sua storia avvenire. Esso dovrà scegliere in modo diretto tra due forme istituzionali: repubblica o mon'archia? Inoltre esso dovrà indirettamente, ossia dando la preferenza a questo o a quel partito, decidere quale contenuto avrà la forma istituzionale prescelta. Il Partito Socialista è sempre stato dottrinalmente un partito repubblicano e non potrebbe non esserlo. Ma non è qui il caso di 8 B.::>,oteca Gino Bianco

lare disquisizioni sulla preferibilità teorica della forma repubbli• cana di governo rispetto a quell<1monarchica. Oggi, nel concreto momento presente, il Partito Socialista è intransigentemente repub• blicano. Confesso che è umiliante la supposizione che occorrano an• cora parole e argomenti per spingere coscienze oneste e titubanti a schierarsi definitivamente per la repubblica, come se i fatti non avessero già tlefinitivamente confutato e demolito l'istituto mo· narchico. La monarchia sabauda, dal Risorgimento in poi, non ha mai avuto di mira che gretti intere~si dinastici e quelle imprese milita· resche e imperialistiche che a quegli interessi potessero conferire forza e prestigio; non mai gli interessi del popolo italiano, che volta a volta ha negletto e tradito. La monarchia sabauda. non è mai stata nè liberale nè democratica. Non è ignota la fondata accusa di tra• dimento che fu rivolta a re Carlo Alberto dai patrioti italiani che si illusero di averlo con loro nel 1820•21. Non sono del pari ignoti gli atteggiamenti anti•parlamentari di re Vittorio Emanuele II. Re Umberto I, durante il suo regno, permise che ben due volle, nel 1894 e nel 1898, lo Statuto fosse violato giusto in tutte quelle parti che garantiscono al popolo la libertà. Un manifesto elettorale affisso alle cantonate di Milano dice che in Inghilterra la monarchia non ha impedito che i socialisti sa• lissero legalmente al potere. Ma, salvo errore, l'attuale battaglia istituzionale sta svolgendosi in Italia, dove re Vittorio Emanuele III non ha impedito che i fascisti salissero illegalmente al potere nel 1922; ve li ha mantenuti ·nel 1924, dopo il delitto Matteotti, sordo alla rivolta morale di tutto il popolo; e durante venti anni si è fatto complice di tutte le scelleratezze con le quali il regime fascista ha disonorato e rovinato il paese; ultima la guerra infame che ha ri• dotto il giardino d'Europa ad un cumulo di rovine materiali e mo• rali, guerra dalla quale il re si ritrasse per tentar di salvare in extre• mis non l'Italia, ma gli interessi barcollanti della sua dinastia. Ed ecco ora il figlio di lui, intrepido comandante di quella Ar• mata che vibrò il pugnale proditorio nella schiena della Ftancia agonizzante, prometterci e giurarci (anche lui, come avevano pro• messo e giurato i suoi predecessori) di rispettare lealmente lo Sta• 9 B otecd Gino Bianco

tulo che i rappresentanti del popolo italiano volessero dare' al molto ipotetico reggimento monarchico di domani; e annunciare che, come il monarca inglese, non ostacolerà l'ascesa della classe lavoratrice al potere. Ma se non ci fossero altri indizi caratteristici a prefigurare la sostanza del molto ipotetico regno umbertino di domani, basterebbe la coalizione di residuati del fascismo, dei qualunquisti e reaztonari d'ogni risma, che si è stretta intorno all'ultimo re sabaudo e gli fa scudo. Questa coalizione conferma che il vero dilemma non è fra repubblica e monarchia, ma tra repubblica e fascismo. La monarchia non ha altro sostegno positivo che le forze super• stili del fascismo, tranne una trascurabile minoranza di vegliardi nostalgici del passalo e di dottrinari. Non si potrebbero infatti chiamare forze positive gli esitanti, i quali, avendo troppo frettolosamente dimenticato il salto nel buio fascista a cui la monarchia spinse il Paese per oltre vent'anni, temono nella repubblica un eventuale salto nel buio. Ma quali garanzie di sicurezza offrirebbe una monarchia le cui fondam~nta riposassero sulla paura della repubblica? LA PAURA DEL «BOLSCEVISMO» Analizziamo schiettamente e senza reticenze questa paura, per dimostrarne l'inconsistenza: essa non è altro che la paura del bolscevismo, ossia di una nuova dittatura totalitaria: rossa, ma totalitaria. Più esattamente: è la paura che il Partito Socialista, vincolato a quello Comunista da un patto_ di unità d'azione, si associ a lui o si faccia rimorchiare da lui in avventure dittatorie di tipo sovietico. Dato - ma niente affatto concesso - che il Partilo Comunista mediti avventure siffatte, noi rispondiamo ai timorosi ~dditando i risultati del Congresso socialista di Firenze. Il quale, all'unanimità e cioè in tutte le mozioni, nessuna esclusa, che le varie tendenze vi presentarono e che vi furono votate, riconfermò in modo definitivo l'autonomia e l'indipendenza del Partito Socialista, ciò che implica il riconoscimento di una sua funzione nella vita politica italiana, nella quale nessun altro partito può assolutamente s~slituirlo. 10 Eliblioteca Gino Bianco

ed esclude quindi perentoriamente quella « rusione » della quale si è blateralo in passalo ('). E quanto al patto d'unità d'azione col Partilo Comunista, il Congresso di Firenze, proprio nella mozione di quella tendenza alla quale si attribuiscono le maggiori simpatie per il movimento comunista, è precisalo che scopo del patto è quello di impegnare il Partilo Comunista al « metodo democratico». Il significalo inequivocabile del patto di unità d'azione non è dunque la maturazione di una « fusione » per la quale mancano completamente le condizioni oggettive e soggettive, nazionali ed internazionali, ma di garantire che la lolla politica e l'azione di governo si svolgano in Italia nel quadro della democrazia. Il che implica che se per ipotesi (ipotesi che non è legittimala da nessun fallo concreto) i comunisti abbandonassero il metodo democratico, il patto di unità d'azione - come già nel 1939 - cadrebbe automaticamente nel nulla. Insomma il Partilo Socialista, con l'autorità che gli deriva dalla sua dottrina e dalla sua tradizione, si ra ga·ranle di una repubblica nella quale le grandi masse che seguono il Partilo Comunista non saranno gettate, contro loro volontà, in una sterile opposizione, che soltanto alla reazione potrebbe giovare, ma contribuiranno a creare un reggimento schiettamente democratico. Di questo reggimento democratico il Partito Socialista sarà in ogni caso il cane di guardia! La paura degli elettori che si apprestano esitanti al referendum istituzionale, giusta la nostra analisi, è dunque perfettamente inconsistente. La monarchia, dopo i suoi inespiabili delitti, deve andarsene. ( 1 ) I risultati delle recenti elezioni dell'Assemblea Costituente significano piena adesione alla politica avviata dal Congresso di Firenze. Malgrado, infatti, il pubblico invito rivolto dai comunisti agli elettori, in tutte le circoscrizioni (evidentemente per un ordine venuto dall'alto ... in omaggio al patto d'unità d'azione!), a negare la preferenza ai candidali socialista notoriamente contrari alla • fusione •• contro i quali non si esitò a riesumare il linguaggio dell'« epoca eroica• del bolscevismo; e quantunque contro simili manifestazioni gli organi dirigenti del Partito Socialista non avessero pubblicamente protestato, i candidati « antifusionisti » sono stati generalmente eletti. Si può affermare, senza pericolo di cadere in esa• gerazione, che, senza il Congresso di Firenze, la Repubblica italiana non sa• rebbe nata. 8.o otee;aGino Bianc1 t''Clnaazione Alfred Le - Biblioteca Gino Bi wm anco 11

Altre monarchie han pagato questo prezzo per molto meno: gli Stuardi in Inghilterra, i Borboni e i Napoleonidi in Francia, gli Absburgo in Austria, gli Hohenzollern in Germania. La monarchia deve andarsene, perché il suo mantenimento equivarrebbe ad una patente intollerabile ed umiliante di inferiorità inflitta al popolo italiano: significherebbe in altri termini questo: la monarchia, mercé !"assolutoria, sarebbe autorizzata a ricominciare, a ripetere i suoi esperimenti liberticidi nel « corpo vile » del popolo italiano. E lo scredito che ne deriverebbe al Paese avrebbe tragiche ripercussioni nel campo internazionale. A colpo sicuro sarebbe la perdita di Trieste, di Trieste ~he é e vuol rimanere italiana e che nessuno soffrirebbe che fosse strappata dal corpo della Patria. Chi potrebbe rassegnarsi ad ima sorte così abbietta? La monarchia é la guerra civile. È dessa il salto nel buio! PROLETARIATO E CETI MEDI A questo punto mi si permetta di rivolgere un fervido appello a quelle che sono comunemente chiamate classi medie, termine per alcune di esse improprio, essendo chiaro che tutti quelli che, come gli impiegati, i tecnici e gli intellettuali, partecipano utilmente alla produzione sociale senza sfruttare il lavoro altrui, hanno pieno diritto di schierarsi nei ranghi della classe lavoratrice, anche secondo la dottrina marxista. · Chi ben mediti sulle cause della tragedia italiana nell"altro dopoguerra, sfociata nel fascismo, scoprirà che la causa principale consiste nel divorzio operatosi allora fra classi medie e proletariato. Il crollo della democrazia e la vittoria del fascismo sono dovuti a quella drammatica lacerazione del corpo politico italiano. In questo dopoguerra il problema si presenta negli stessi termini. Senza il concorso e la collaborazione delle classi medie e del proletariato la democrazia é impossibile in Italia. E se la democrazia é impossibile, non solo é impossibile una qualsiasi vita libera, ma é impossibile il socialismo. Orbene, il Partito Socialista si presenta come mediatore di questo connubio, che é il co~nubio della ~emocrazia. 12 B te a Gino Bianco

B Sia ben chiaro che questa mediazione non è un espediente politico, ma trae la sua ragione di essere dalla dottrina stessa del Partito Socialista. Si sarà notato che, almeno nei paesi più progrediti, i Partiti Socialisti, nati come partiti strettamente operai se non addirittura operaistici, si sono via via dilatati sino a comprendere' nel loro seno o a trascinare al loro seguito larghe schiere di lavoratori del· medio ceto ed un numero sempre più ragguardevole di disertori della borghesia, i quali mettono disinteressatamente al servi~io della causa socialista la loro intelligenza, la loro capacità, la loro scienza. Questa evoluzione costituisce una conferma del principio marxista, secondo cui gli interessi della classe proletaria coincidono con gli interessi generali della società. Ma tale coincidenza non è automatica, come vorrebbe una certa concezione fatalistica del socialiSIJlO,che oggi qualcuno tenta rimettere di moda; e al proletariato non è data la rappresentanza degli interessi generali come una specie di predestinazione ·o diritto originario o « istinto». Egli deve volerla consapevolmente e meritarsela, cioè ottenerne il riconoscimento effettivo nelle forme della democrazia. In altre parole, af. finchè quella coincidenza si verifichi è necessario che il proletariato, in primo luogo, subordini agli interessi solidali della intiera classe gli interessi di categoria che spesso tentano di prevalere nel suo seno, senza di che la sua azione si abbasserebbe ad un gretto corpo- · rativismo riformista. E necessario, in secondo luogo, che la lotta di classe proletaria non si limiti ad una opposizione negativa contro la classe e la società capitalistica, ciò che sarebbe sterile sovversivismo; ma si animi dei valori universali e costruttivi del socialismo e si sforzi di tradurli continuamente in atto. Soltanto allora il proletariato è rivoluzionario, ossia socialista. Orbene, quando l'azione del proletariato sia sostenuta, - più che da desiderio di mera sovversione o dalla fiducia in vantaggi personali o' di categoria - da una esigenza di libertà e dalla visione di un risultato lontano a beneficio dell'umanità intiera, la classe proletaria diventa automaticamente rapptesentante di tutti gli interessi legittimi, materiali e morali, offesi dal capitalismo, e suscita intorno a sè ed al Partito che ne è l'espressione politica - il Partito Socialista - la simpatia di tutti i ceti del lavoro. Ed il Partito 13 G ncr81anco

Socialista, cessando di essere un puro partito di proletariato operaio, diventa il partito di tutta la classe lavoratrice. l'.: falso dunque che l"adesione di falangi sempre più folte di ceti medi al nostro partito significhi snaturamento del suo carattere e della sua dottrina di classe. Significa precisamente il contrario. Significa cioè che il proletariato, il quale costituisce il grosso e il nerbo del nostro esercito politico, si fa sempre più cosciente dei suoi interessi di classe, sempre più cosciente dei valori universali dei quali è portatore, in altre parole sempre più rivoluzionario, sempre più socialista. Significa insomma che la forza di attrazione dell'idea socialista diventa sempre più irresistibile (') .. In questo dopoguerra il nefasto divorzio tra ceti medi e proletariato non si ripeterà. SOCIALISMO E RELIGIONE Nè a produrlo varrà una pretesa ostilità contro la religione, che taluni, più o meno in buona fede, si accaniscono ad attribuire al Partito Socialista. La religione cristiana non può essere, e difatti non è, monopolio di un partito. Chi pretende di farne un proprio monopolio la degrada a strumento di sopraffazione politica. I valori imperituri del Cristianesimo (!"eguaglianza umana e l'incoercibilità dell'anima umana, per cui l'uomo, da strumento, diventa persona libera) sono ormai patrimonio di tutto il pensiero moderno. L'elica cristiana - ove la si interpreti non come consiglio di rinuncia e di rasseg'nazione, ma come morale virile, come opposizione attiva e irreducibile al male, ossia all'ingiustizia sociale, è anche la nostra. Noi, noi siamo gli « assetali di giustizia », e lo abbiamo dimostrato nella lunga lotta contrò il fascismo, durante la quale quanti socialisti hanno applicato il precetto di Cristo: « Bisogna perdersi per salvarsi », ossia bisogna sacrificare la miserabile nostra esistenza individuale alla vita ed al trionfo di un ideale che ci trascende! ( 2 ) Le recenti elezioni hanno fatto del Partito socia1ista il partito più forte della classe lavoratrice. Ed è molto significativo il fatto che i suffragi più impo• nenti gli furono dati proprio nelle circoscrizioni operaie del Nord. 14 Gino Bianco

Gli ignoranti affermano che noi siamo materialisti. Ma il marxismo non è materialistico. Fondamento della sua filosofia non è una astratta materia che neppure i materialisti sanno definire, ma l'uomo, l'uomo con tutti i suoi bisogni ideali e pratici, sintesi di anima e carne, natura e spirito ('). Si afferma inoltre che noi vogliamo privare della proprietà L fondamento della personalità - chi se l'è procacciata col sudore della fronte. e vero il contrario. Il Partito Socialista non vuole l'abolizione dèlla proprietà in generale, ma della proprietà capitalistica, ossia sfruttatrice; esso vuol restituire la proprietà, usurpata da pochi privilegiati, a tutti coloro che lavorano, cioè, in regime socialista, a tutta l'umanità, e restituirla nell'unica forma consentita dalla evoluzione del sistema economico compiuta in regime capitalistico, nel quale domina la grande azienda concentrata, e cioè nella forma collettiva. Non è ancora stato dimostrato che la socializzazion~ · dei mezzi di produzione, vale a dire l'organizzazione della produzione sociale secondo i bisogni sociali anzichè secondo il profitto di una classe, contrasti con la religione cristiana. ( 1 ) Questa recisa affermazione che il marxismo non è materialistico, ha stupilo alcuni ascoltatori. Ma è ormai generale il ripudio di quella concezione che fa del socialismo un prodotto fatale delrevoluzione economica e sostituisce all'azione volontaria di classe del proletariato la dialettica di astratte categorie eco• nomiche. Una concezione attivistica e volontaristica del socialismo non può averè come presupposto filosofico il materialismo naturalistico, che fa dell'uomo un prodotto passivo dell'ambiente e si converte, in sede storica, in un piatto determinismo economico; e neppure il cosiddetto « materialismo dialettico• della scuola russa (Pleckanoff, Lenin, Bukarin), intruglio incoerente e contraddittorio di materialismo e di dialettica hegeliana. Essa ha invece come presupposto la « filosofia della praxis •• potentemente abbozzata da Mar~ nelle celebri Glo.sse al Feuerbach, nelle quali egli si oppone al materialismo meccanicistico non meno che all'idealismo. Questa • filosofia de11a praxis • fu svolta organicamente, specie per merito della scuola marxist1 italiana. Vedi i tré classici opuscoli di Antonio Labriola sulla Concezione materlaJJsllca della .storia, e segnatamente l'ultimo: Dlscouendo di socialismo e di filosofia, e vedi la ricostruzione che del pensiero di Antonio labriola è stata esposta dal Diambrlni Palazzi e soprattutto da Luigi ·oal Pane nella sua opera capitale sul filosofo napoletano. Vedi inoltre l'opuscolo sul materialismo storico di Corrado Barbà.gallo. La sistemazione più perspicua della filosofia della praxis è dovuta a Rodolfo Mondolfo. Cfr. le sue opere: Il materialisgto storico in Federico Engels e Sulle orme di Marx. Una-interpretazione nettamente antimaterialistica del marxismo si può ricavare altresi dalla notevole serie di articoli scritti da Lelio Basso in Critica Sociale (ultime annate avanti la soppressione) e nel Quarto Stato di Rosselli. 15 mo Bianco

B Il socialismo democratico - appunto perchè democratico - ha il più assoluto rispetto della libertà di coscienza e quindi della libertà della coscienza religiosa e delle sue manifestazioni esterne. La libertà di coscienza, conquista gloriosa della rivoluzione liberale, è il fondamento di tutte le libertà. Senza di essa la libertà crolla. Il dipingerci come nemici della religione è pertanto sciocchezza o perfidia. Un dissenso può tuttavia sorgere fra noi e il Partito della De· mocrazia Cristiana; ma riguarda ben altro. Questo dissenso - è bene dirlo chiar9 - scoppierebbe immancabilmente qualora il Partito della Democrazia Cristiana, con la sua maldefinita e~pressione di « libertà religiosa », mostrasse di intendere, non già la libertà di coscienza che i socialisti meno di chiunque altro contestano, bensì !"esigenza che !"insegnamento elementare e secondario fosse affi• dato in misura sempre più larga all"inco.ntrollata iniziativa ecclesiastica, e fossero esclusi da certe funzioni di Stato quanti apertamente professano credenze condannate dalla Chiesa cattolica, e così via dicendo, sino alla pur logica deduzione che la futura repubblica democratica dovesse considerare come suoi nemici i nemici della fede cattolica. Questi propositi non sono oggi certamente manifestati da nessuno; ma tuttavia sono contenu_ti « in nuce » nella con• clamata esigenza di uno stato confessionale. Onde giova riconfermare la nostra intransigenza sulla laicità dello Stato e quindi sulla laicità della scuola pubblica ('). (a1) L'esito del referendum ist.ituzionale giustifica più che mai questo consi• glio di intransigenza È chiaro che un potere estraneo alla nazione, mobilitando il suo esercito di vescovi e di parroci, esercitando ogni sorta di pressioni, specu• Jando in maniera talvolta grottesca e sleale sulla paura del cosiddetto bolscevismo, ha potuto costringere un partito nazionale a tradire il voto repubblicano del proprio congresso ed a schierarsi, più o meno attivamente, in maggioranza a favore della monarchia. La condizione sJne qua non per arginare simUi ingerente intollerabili, che saranno certamente ritentate nel futuro, facendo incombere sulla democrazia italiana la minaccia di un totaiitarismo clericale, è la radicale separ<'\- 2ione dello Stato dalla Chiesa. Il naufragio del Partito Liberale trasferisce al Par• tito Socialista il còmpito di difendere strenuamente e senza nessun compromesso i valori laici. 16 umo Bianco

LE RIFORME DI STRUTTURA Ma è tempo di accennare brevemente alla forma dello Stato che noi vogliamo succeda alla monarchia, ed al suo contenuto. La repubblica democratica propugnata dal Partito Socialista sarà fondata: - sul suffragio per ambo i sessi e sulle libertà più illimitate, e più saldamente garantite a tutela della persona umana: li- . bertà di riunione, di associazione, di propaganda, di stampa, di culto, ecc.; - sulla subordinazione del Governo all'Assemblea na-- zionale; - sull'avocazione della politica estera al Parlamento e conseguente abolizione della diplomazia segreta; - sulla più ampia autonomia delle regioni, delle provincie e dei comuni, assicurata da un proprio potere finanziario e di polizia, e sulla autonomia delle istituzioni della classe lavoratrice (Sindacati, Camere del Lavoro, Consigli operai, Cooperative ecc.), autonomie da garantire eventualmente mediante una seconda Camera, composta dei rappresentanti degli Enti locali e delle Associazioni professionali; - sull'indipendenza assoluta del potere giudiziario, in tutto o in parte elettivo; - sulla separazione dello Stato dalla Chiesa. Ma noi vogliamo che la repubblica sia democratica non solo nei suoi ordinamenti civili e politici, bensì anche nel suo contenuto sociale. Noi vogliamo cioè una repubblica che da un lato non sia falsala e continuamente messa in pericolo dalle influenze nefaste del capitalismo plutocratico e monopolistico, e dall'altro profitti del sostegno consapevole ed attivo di cittadini liberati progressivamente dallo sfruttamento, dalla miseria, dall'analfabetismo ed ai quali sia garantito il diritto al lavoro. · Di qui un grande ed organico impulso da dare all'istruzione pubblica gratuita, alla coltura popolare nei suoi molteplici aspetti, alla legislazione protettiva del lavoro ed alle opere di igiene sociale. Di qui una riforma che instauri una vera giustizia tributaria, chiamando con rigore a far fronte ai carichi dello Stato le classi abbienti. Di qui soprattutto le grandi riforme di struttura che il PartitoSocialista ha da tempo inscritte nel suo programma, e cioè la socializzazione dei grandi complessi industriali, del credito e delle assicurazioni, ed una radicale riforma agraria. 17 Bo te i G (\

/ Di queste grandi riforme io mi limiterò ad esporre il érilerio generale, il resto essendo di spettanza dei tecnici. La socializzazione, cosi come è concepita da noi, sarà attuala democraticamente e gradatamente, ossia nella misura della maturità tecnica dei lavoratori e dell'ambiente economico. Il principio a cui vuole attenersi il Partilo Socialista, in coerenza con la sua dottrina, è il seguente: - socializzare, ma non' al di là dei limiti oltre i quali la libertà sarebbe sacrificala o menomata. Socializzazione con garanzia di libertà. Il criterio opposto, secondo cui bisogna sopprimere la libertà per poter socializzare, non è socialista. La riforma agraria vuol essere soprattutto· un mezzo, il mezzo fondamentale, per risolvere l'annoso problema meridionale, che il fascismo, contrariamente alle sue millanterie, ha aggravato. Sinchè fra il Nord e il Sud della penisola esisterà il presente squilibrio economico e sociale; sinchè nel Sud prevarrà una agricoltura arretrata e semifeudale; sinchè latifondisti infingardi e parassitari, circondati da una guardia del corpo di gabellotti e di mazzieri, vi potranno sfruttare a sangue contadini abbrutiti dalla miseria, dall'analfabetismo e daile superstizioni; sinchè una piccola borghesia disoccupata non vi avrà altro ideale che le carriere di Statoi sinchè uno Stato accentratore ed al tempo stesso assente vi soffocherà le libere iniziative locali; sinchè nel Mezzogiorno perdurerà questa situazione dolorosa, non si avrà mai in Italia vera democrazia ('). L'ORA DELL'INTERNAZIONALE Questo discorso non sarebbe completo senza un accenno ai pro blemi internazionali. La fine della guerra ha schierato le potenze vincitrici in due blocchi antagonistici che si contendono il primato mondiale e il posto f') Le recenti elezioni hanno rivelato a luce meridiana in qual m'isura la situazione del Mezzogiorno costituisca un'insidia minacciosa per la Repubblica e per la democrazia. Il cui consolidamento, anzi la cui salvezza, impongono di non differire ulteriormente l'attuazione di una riforma agraria che trasformi radicalmente i rapporti sociali di quella regione. Il Partito Socialista ha quindi il dovere di considerare la riforma agraria come condizione imprescindibile della sua partecipazione al governo della repubblica. 18 B e ':IGino Bianco

lasciato vacante dalle nazioni vinte. Le promesse fatte durante la guerra - e specialmente quelle fatte all'Italia - sono state dimenticate. Il mondo è in preda. ad un·a miserabile gara, nella quale ancora e sempre sono in contesa confini strategici, basi militari, colonie da sfrullare, mercati da monopolizzare, e (sola novità) segreti atomici. , L'O.N.U. non è che un'edizione riveduta e scorrella della Società delle Nazioni messa in liquidazione pochi giorni fa. L'O.N.U. è per ora un direllorio di potenze egemoniche che - mediante l'istituto del veto - si sono premunite contro ogni giusta sanzione. Se dalla loro tomba sorgessero i nostri morti, essi certamente griderebbero: « Ah, non per questo ... ». Naturalmente il tragico antagonismo dei vincitori è giustificato, dall'una e dall'altra parte, con la necessità delle cosiddette « misure di sicurez~a ». Come notava uno scrittore della rivista Europa Socialista, non è il caso di affrontare la questione, se le misure di sicurezza che le potenze anglosassoni credono di dover adottare per proteggersi dalle misure di sicurezza prese dalla Russia sovietica siano più giustificate delle misure di sicurezza, che questa dice di essere costretta ad applicare per assicurarsi contro le misure di sicurezza messe in opera da quelle. Il problema da esaminare è se, di fronte a questa corsa alle misure di sicurezza, i partiti socialisti possono accontentarsi di stare alla finestra per vedere come finirà questa emozionante competizione, o se non sia invece necessario chiamare a raccolta le masse lavoratrici per reclamare ad alta voce il disarmo morale e materiale, che è la sola misura di sicurezza atta a garantire la pace dei popoli e la ricostruzione del mondo. Orbene, il Partilo Socialista è decisamente di questo avviso. E l'ora dell'Internazionale! Il Partilo Socialista sta perciò mettendo in atto ogni mezzo affinchè rintem~zionale socialista del proletariato rivoluzionario si ricostituisca al più presto e, diventando un forte ed operoso strumento di pace, spinga gli Stati ad una visione sempre più ampia e solidale degli interessi delle nazioni, sino a stabilire t1a loro un vincolo federale. I: l'ora dell'Internazionale! Il nostro Paese ha tutto da guadagnare da una politica di solidarietà internazionale e tutto da perdere puntando astutamente - secondo una diplomazia machiavellica, che 19 B b ot G , Bianco

nella casa sabauda è tradizionale - sulla carta anglosassone contro ia carta russa o viceversa. In una atmosfera di antagonismi i paesi vinti sono moneta di scambio e oggetto di compensazione negli intrighi diplomatici dei vincitori .. Il Partito Socialista non è asservito a nessun governo. e un partito internazionalista, ma che sa fai:si custode e garante d~gli interessi nazionali, ed il suo atteggiamento risoluto nei riguardi di Trieste lo prova a luce meridiana. Come diceva Giovanni Jaurès, il miglior modo di tutelare gli interessi della patria è di affratellare nella pace tutte le patrie. Cittadini e compagni, Il Partito Socialista è il partito della democrazia e della pace. In Italia come altrove è il pilastro della democrazia e della pace. Esso è ben consapevole di questa sua funzione politica, nella quale nessun altro par.lito può surrogarlo, ed è ben deciso a mantenere il suo posto di grande partito nazionale e ad assolvere con fermezza il suo còmpito. · La sua storia è li a provare che esso è sempre stato interprete fedele di aspirazioni insopprimibili. Quattro volte parve stroncato dai nemici suoi, dai nemici della classe lavoratrice - nel 1894, nel 1898, nel 1915, nel 1925- e sempre è risorto più forte di prima. Esso ha affrontato, inflessibile, crisi, guerre, catàstrofi, e sempre ha-risollevalo verso il sole la sua bandiera più fiammante di prima. Eccolo di nuovo, dopo una eclisse tenebrosa, piena di lutti, di sangue e di martirii, durata oltre vent'anni, e nel corso della quale fu dato mille volte come cadavere putrefatto; eccolo di nuovo davanti alla classe lavoratrice a rinnovarle il suo messaggio rivoluzionario di speranza e di fede. Finchè il cuore degli uomini sarà riscaldato dall'amore della giustizia e della libertà, il Socialismo non morrà. Il Socialismo è immortale! Perciò esso propone come regola di condotta ai suoi seguaci - che le imminenti elezioni riveleranno moltitudine immenf;a - il motto del filosofo: 20 B.:> ote Vivere come se si dovesse morire domani, vivere come se non si dovesse morire mai. 006307 Fonçlazione Alftèd LewH, Biblioteca Gino Bianco

• "ltecr.1Gino Bianco

Edizio"nCi RITICSOACIALEM"i.lano Via Camperio, 10 • Telefono 83.887 Abbm,amenl<>a « CRITICA SOCIALE,, rivista quindicinale del Socialismo, fondala da FILIPPO TURATI: Anno L. 380 (Abbonamento sostenitore L. 1000) - Semestre L. 200 - Abbonamento settembre 1945-dlcembre 1946: L. 450 - Abbonamento trimestrale a favore degli operai: L. 100 Conto corrente postale per abbonati N. 3/8225 La Casa Editrice , CRITICA SOCIALE, ha pubblicato i seguenti opuscoli di cultura politico-sociale: F. TURATI: Ciò che l'Italia insegna .... L. 10 C. TREVES: Un socialista: PilippoTuratl .. , 20 L. BLUM: L'ora del Socialismo . .' . . . . . • 20 L. BLU.M: li problema dell'unità dei partiti proletari in Francia . . . . . . . . . . . • 20 N. MAZZONI: Problemi della terra e riforma agraria . . . . . . . . . . . . . . . . • 20 E. GONZALES - A. GREPPI: In memoria di Emilio Caldara . . . . . . . . . . . . , 15 L. D'ARAGONA: Problemi di politica interna ed estera . . . . . . . . . . . . . . . • 5 A. VALER!: L'organizzazione socialista della a~oltura . . . . . . . . . . . 5 V, DAGNINO: Note sulla riforma industriale. , 30 G. PARA VELLI: Progetto di uno statuto democratico del Partito Socialista . . . . . . • 15 G. PARAVELLI: Il Partito Socialistaverso la Costituente . . . . . . . . . . . . . . • - 10 G. SARAGAT: Socialismo democratico e socialismo totalitario (discorso al Congresso nazionale di Firenze). . . . . . . . . . . • 20 H. LASKY: Il battaglione segreto (un esame dell'atteggiamento comunista verso il Partito Laburista) . . . . . . . . . . . . . . . • 20 Sono in preparazione opuscoli di TuRA TI. ROSA LUXEMBURG, ROSSBI,I,I, G. BATTISTI, LASKV, ecc., e libri di BI.UM,ZmORDI, $CHIAVI, RIGOI.A,SARAGATe,cc. Per l'~quisto di oltre 5 copie sconto del 25% Prezzo L. 15.- B ::i ,oteca Gino Bianco

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