Camillo Marabini - Dietro la chimera garibaldina

-81\- tato tra le due rin• a mò di ponte, dal nostro genio. lo passo per il primo e, dall'altra parte, trat tenendo il re· spiro, assisto allo afilamento: per fortuna non è caduto nessuno! Sur una radura: al tro ali. LI plotone Fe lletti, che è addetto oggi alle mule, è ri· masto molto indietro. Chissà quanti moccoli avrà aceeso a tutt i i san ti del pamdiso quell'esile sotto-tenenti no quasi sempre mesto e silenzioso. venuto qui a mppreo:;enta re fg- li diciamo noi per farlo inquietare) le anguille di Comac· chio! Per fortuna abbiamo con noi tre o quattro mule ca· r iche d i ca sse eli munizion i. \ 'engono gettate a term le casse r distr ibuite altre cariche ai volontari i quali, tutLi contenti, si cingono al petto altre cartn('cicre rieolme di piombo. Cosi le mulc libere vengono rimandate ind ietro in ri nforzo a Fcllctti. ln tanto è g iunto il vespro. Si fanno altri cinquecento o seicento metri in sali ta e, quando si è arri va t i in alto e la notte quasi subi tamente è sc·esa, altro alt ed altra attesa. Di li'clletti nessuna notizia. Si spara in aria, si dà fiato alle trombe; nessuna ri· sposta. Finalmente Folletti arriva, ma fatti gli appelli, cosi somma1·iamente, risultano assenti parecrhi ital iani. i:ii sarann o sbandati. Ri t roveranno poi la strada. Il maggiore Bianchini intanto s'inquieta, a mezzo del suo interprete, un triestino bruno e paziento, con la gu ida, un soldato di polizia di Kalampaca a ve1·o dire conosc·itore del cammino come io dell 'arabo. .:li dormi rà qui? fn mezzo a questi eespugli'? Mà (' 'è un villaggio vicino: Kassu ndra. l~ via allora nella notte, affondando i piedi nel fango, \'CI'so questo villAgg·io, dal n ome storicamente cosi solenne. Dopo un' ora di marcia e eli maledizioni siamo a rrivali. :Non c'è un 'anima in queste capanne.

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