Ora la difficoltà, che in pratica fu risolta emptrtcamcnte in cento modi diversi, nella scienza fu intravveduta da taluno fino dal principio, ed in seguito meglio studiata e delineata, e non solo dal punto di vista delle società di produzione; e tale studio condusse a riconoscrrc che il problema, se prahcamente poteva risolversi con qualche transazione più o emno accetlabilc, dal punto di vista astratto e scientifico era proprio insolubile. Già il Reybaud fin dal 1852, quando le società di )'roduzione erano una novità, che aveva solo in Francia subìta una grande esperienza, e non fortunata, accennava, studiandole, dal punto cli vista teorico, a questa grande difficoltà. L'associazione, egli diceva, deve esser basata su di una assoluta giustizia, che tenga conto dell'interesse individuale di tutti. Ora, in una soci,età di capitali la giustizia si applica facilmente, ripartendo cioè gli utili in proporzione del capitale conferito. Ma quando si tratta di un conferimento di facoltà personali e di lavoro, come determinarne il valore? Come determinare la parte cui, secondo giustizia, ciascuno ha diritto? E' po sibile valutare seriamente la capacità ed il la- ,·oro di ciascuno? No. Si è cercato di rimediare a ciò con 1111 modo cli distribuzione tolto da un principio che 11011 è qncllo della associazione, e lo si è trovato nel «salario», alzandolo od abba•ssandolo secondo le facoltà od i servigi di ciascuno. Poi, quando si trattò dei profitti, gli è in proporzione del salario che essi furono ripartiti. Ecco, diceva il Reyhaud, avversario delle associazioni, un primo ed imperioso ritorno verso dei sentimrnti cli gill'stizia; ecco una smentita formale al p,rincipio cieli' associazione! Anche lo Cherbuliez accennava a tale difficoltà, senza però delinearla chiaramente: a lungo e molto dottamente ne trattava sino dal 1863 lo Pfeiffcr e di poi il Flixl. il Rota, il Lo Savio, e parecchi altri. La questione era studiata nella scienza anche ali' in-
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