Edgard Milhaud - Cooperazione e socialismo (Che cosa è avvenuto in Germania)

r ' I BIBLIOTECAMENSILE dellaCooperazieodnellaPrevidenza Nl.-4 = 1914 Marzo-Aprile .................................................................... j,.,.,,,,t, ...... ,, .... ,,,o,HOOO .... IH COOPERAZIONE ESOCIALISMO (Chceosa è avvenIun6toermanla) DI EDGAixD MILHAUD EDITO A CURA DELLA LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE E DELLA FEDERAZIONE lT/\LIANA DELLE SOCIETÀ DI M. s. MILANO - Via Paco, 10

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COOPERAZIONE E SOCIALISMO (Che cosa è avvenuto la Ocrmaala) Il carattere domi,nante dell'evoluzione della Democrazia Socialista Tedesca è l'estensione progressiva delle sue preoccupazioni pratiche. Essa non era, da principio, che una società di proptiganda: essa è, oggi, anche un partito d'azione: alla pura criti<:a rivoluzionaria essa, ha aggiunto la pratica riformatrice. Ed è così che nel campo politico essa ha · fatto una pa-rte sempre più larga e ha dato un senso nuovo all'azione elettorale e parlamentare. E<l è pure così che essa ha progressivamente estesa la sua attività ad un altro campo, al campo economico. Abbastanza presto, essa riconobbe l'utilità'., la n~cessità dei Sinda-cati (Leghe di resistenza); solo lentaimente ·essa riconobbe invece la necessità delle Coopérative. Io mi propongo d'i studfare quale è stata l'evoluzione del ·suo pensiero sulla questione delle Cooperative, di mostrar-e sotto quali influenze questo pensiero si è mo.: dificato, e di definire le div-ergenze di opinione che sù~ sisto-no attualmente .sul valore e la funzione della Cooperazione. . .

4 Come nacquero le prime Cooperative tedesche ( Schulze-Delitzsch). Due fatti, fra i quali esiste del resto uno stretto rapporto, hanno esercitato in questa storia una influenza capitale. H primo è che il movimento cooperativo in Germania non è - come in Inghilterra ed iin Francia, ad esempio -· d'origirue proletaria; le prime Cooperative tedlesche, e quelle che nei primi tempi e durante un lungo peri·odo di anni ebbero <lr molto la più grande importanza, non furono associazioni di salariati, ma as,sociazioni di artigiani, di piccoli fabbricanti. E il secondo fatto è che promo,tore del movimento cooperativo in Germania fu un libernle, un borghese e le Cooperative rimasero per lungo tempo e, parzialmente, sono ancora -- nelle mani d'ei liberali - una maicchin.a di guerra cootro il sociaHsmo. Il movimento cooperativo nacque dall'agitazione spiegata dagli a:rtigiani - durante i!L periodo di eff ervescenza sodale del 1848-49 - per ottenere l'aiuto dello Stato nella loro lotta contro la grande industl'ia. Essi domandavano specialmente una migliore organizzazione de:l credito ( volevano quattrini). All'Assemblea naziona.ile di Berlino, fra i membri della Commissione incaricata di studiare le loro petizioni, sedeva, come presidente, il de:p,utato liberale Schulze (leggi: Sudze) di Delitzsch (leggi: Delits). Quelle petizioni svegliarono nel Schulze l'idea. d~ raiggruppare gli artigiani in società destinate all'acquisto collettivo delle ma;t.erie prime, all'Q,rganl-zzazione del credito mutuo, ecc., ecc., tutte soci,e.tàche, secondo lu.i, avrebbero permesso agli artigiani di sostenere la concorrenza <lei grandi fabbricanti. E' cosi che •egli fondò a Delitzsch, nel 1849, due società per l'.acqui-sto di materie prime, una Cooperativa di eba;nisti ed una di calzolai; e nel 1850 egli fondò,

5 pure a Delitzsch, una prima società di credito mutuo (Banca popolare). Bentosto, da diverse parti e ad imiitazione di qu'e'1lie cli Delitzsch altre Cooperative apparvero; il mo,vimento prese presto una grande espansione. Le società di consumo si i.ndirizzava,no contemporaneamente alla piccola borghesia ed alla cla,sse operaia; le società di produzione dovevano invece essere società operaie. La mèta dello Schuitze, come si vede, s'era allargata: egli intendeva mediante la cooperazione, non solo salvare la clas&e degli airtigiani, ma venire in aiuto a'1la intera classe lavoratrice, migliorarne la cnndlizione e risolvere ainche la questione sociale. Nella società di consumo egli vedeva il mezzo per elevare il livello cli vita della classe operaia; nelle società di p,roduzione, egli intravvedeva la soluzione del conflitto fra capitale e lavoro. Con l'aissociazione libera degli individui, egli pretendeva, dunque risolv1ere i problemi della loro classe; all'intervento dello Stato egli opponeva il principio del1' « aiutati tu stesso», il pri.ncipio della Selbsthilfe. Con la Selbsthilfe egli pretendeva risnlvere tutti i problemi: egli comba,tteva nel socialismo la dottrina che reclamava l'intervento del potere dello Stato, del potere politico nella vita economica. Senza akun intervento dello Stato, le Cooperative di produzione fondate sul principio della Selbsthilfe do.vevano, secondo lui, rendere i lavoratori padroni dei loro strumenti di lavom. Aggiungiamo che, dal punto di vista immedliato, era con le Società di consumo ch'egli intendeva venke in aiuto della classe operaia. Egli diceva e ripet,eva che non bisognava creare delle società di produzione fuorchè con una grainde circo,spezione, che ogni fretta poteva essere funesta., che queste associazioni dovevano essere 1~ il coronamento dell'edificio conperativo :t>.

6 Cosa diceva Lassnlle. Ora noi troviamo che il partito socialista tedesco scese in lotta contro le società cooperative d~SchUJlze.. Delitzsch appena: ,esso nacque. L'atto -che s,ervì di ba1 se alla sua costituzione - cioè la Risposta Aperta dli Lassa-Ile al Comitato Centrale di Lipsia - era, in tutta la sua 11rima parte, una critica veemente del sistema di Schul ze. Quella critica può riassumersi così : « Non è con imprese private che può essere elevato il livellù sociale della classe operaia; e le associazioni create d:tl liberale Schulze-Delitzsch sono a tal fine impotenti,. Primieramente alcu11e fra esse (sodetà di credi,to, so.:ietà d'acquisto di materie prime) non inte1 essano gli operai propriamente detti (salariati), ma i p-i<:coliartigiani, mentre poi non possono che prolungare solo per un ~·erto tempo la lotta di questi ultimi, la loro lotta dlolorosa c011tro la grande industria, che de\'e finalmente rimanere, malgrado tutto, padrona del campo. « Soltanto le società di consumo s'indirizzano ai lavoratori; e certamente, bisogna riconoscedo, esse possono apportare qualche miglioramento alla sorte di alcuni di loro; ma sofo di alcuni. Una legge inflessibile, una legge di bronzo regola il tasso dei salari: il salario medio rimane sempre ridotto a ciò che è abitualmente necessario, presso un dato popolo, per conservar l' esistenza e propagar la specie. - Se la classe operaia, nel suo insieme -- partecipasse ai vantaggi che le società 1ìi consumo fanno godere ai loro soci, il tasso dei salari ribasserebbe inevitabilmente il costo della vita. La classe operaia, perderebbe d.a una parte ciò che guadagnerebbe dall'altra. L'azio.ne benefica delle società di consnmo sarebbe annulla.ta da s,e stessa. « A chi profitterebbero quindi queste società? Ai padroni che, pagando mi1 nori salari, terrebbero per sè una. maggior parte del prodotto del lavoro. < Si dovrà dunque, soggiungeva La.ssalle, scarta,re il

7 princ1.p10d:eUacooperazione come impotente a miglio·- rare le ,condizioni dlell.aclass~ operaia? « No, ma si dovrà a,pplicare la cooperazione in un campo che Schulze-Delitzsch ha negletto, e si dovrà praticarla sotto un'altra forma. « Si dovranno fondare dielle Cooperative di produzione, e fondarle col concorso finanziario dello Stato ( r). Lo Stato stanzi,erà una certa somma, che potrà non essere estremamente elevata (in uno scritto pubblicato poco dopo la Risposta Aperta, Lassalle parlava di 100 milioni di talleri, pa•ri a 375 milioni di franchi) e rapidaimente, grazie al suo concorso ed al credito accordiaJto alle nuove Cooperative daltle prime che saranno state create, la produzione cooperativa si estenderà alle più diverse industrie. « Il gi:orno in cui la classe operaia, tutta quanta, sarà organizzata in associazioni di produzione, · e sarà cO'sì la padrona di se stessa, l,a legge di bronzo che regofa oggi i salari avrà perduto tutto il suo campo d'azione; non vi sarà più dia un lato il salario <lel lavoro e dall'altro il guadagno del padrone; la rimunerazione del lavoro sarà Ì'1 prodotto del lavoro. In quel giorno, sì, sa-rà realmente miglio·rata la condizione della classe operaia. « Ma per quale via si arriverà a questo stato di cose? No, non bastano gli sforzi indi,viduali, neppure se raggruppati, per organi-zzare delle grandi imprese dli produzione: occo·rrono capitali, e capitali immensi. « Chi dovrà dunque mettere a disposizione degli- o·- perai i capitali necessari per fonda.re delle associ.azioni di produzione? Lo Stato. Quando si trattò di costmi!re delle li111eeferroviarie, lo Stato è i1 ntervenuto garantendo agi.i azionisti, pei loro capitali, un minimum d~ intereMi. Lo Stato interverrà a ben più giusto titolo per aiutare le classi po,yere a fondare delle società cooperati-ve di produzione. « Ma come determinarlo a questo intervento? Col. suffra-gio universale -· soltanto allora la classe ope..

I raia potrà costringere lo Stato a compiere di fronte a<l essa qu1 esto dovere. « E come intanto conqui,stare il suffragio universale·? Con una agitazione legale e pacifica, ma infaticabile ed incessante. A questo scopoi, bisogna creare una associazione generale degli operai tedeschi, bisogna, con le sue quote, costituire 1111 fondo sufficiell'te per fond'a·r giornali, pubblicare e diffondere scritti di pro,pa,- gandisti e ind1 ennizzare quegli operai che cadranno vittime deHa lo-ro devozione alla causa. « Ripetere ogni giorno, infaticabilmente, la medesin1,a,cosa, sempre la medesima cosa! Più spesso uma cosa è ripetuta, e più essa guadagna terreno, più ,considerevole diviene la sita potenza. Tutta l'arte del successo pratico consiste nel concentrare ad ogni mome11~to la propria forza sopra un solo punto - sul punto più importante - e a non guarda1'e nè a destra nè a si1iistra. Non guardate nè a destra nè a sinistra, siate sordi a tutto ciò che non è il suffragio universale dtiretto o non lo riguarda e non può affrettarne la conquista» (2). Da J.,assalle ai Jassalliani. La creazione di società cooperati ve dli produzione sovvenzionate dallo Stato no,n fu iscritta nel programma dell'Associazione Generale degli Operai Tedeschi fondata quakhe mese dopo la pubblicazione della Risposta Aperta sotto gli auspi,ci cli Lassalle. Una sola rivendicazi.one vi fu iscritta: il suffrngio uni versale, in cui Lassalle vedeva J.a leva d'ogni azione effettiva, iin favore della dasse operaia. Gli statuti organici dell' Associ·azione cominciavano con queste parole: « Sotto il nome di Associazione Generale degli Operai Tedeschi i sottoscritti fondano p·er gli Sta:ti della Conf ederazio,ne tedesca una associazione ·che, pa·rtendo dalla convi111zi·o,neche una rappresentanza sufficiente degli interessi sociali della classe operaia tedesca e una

9 vera soppressione degli antagonismi di· classe neUa società non possono essere ottenuti fu.o·rchè col diritto di suffragio uni-versale, eguale e diretto, si propone J.o scopo seguenrt:e: agire con mezzi pacifici e legali, e speci,almente co·n la conquista dell'orpinion.e pubbl-ica, perchè sia stabilito il diritto -cli suffrngio u111iversalee diretto ». Ma se, per marcar bene lo sco1)0 immediato di tutti i loro sforzi, Lassalle e gli operai che si erano raggruppati intorno a lui non avevano formulato nel loro programma che la ·rivendicazione del suffragio universale, essi non obliavano però che questo scopo immediato non •era che un mezzo per giungere a.d un'altra meta non meno precisa nella loro mente: la fondazione d'i Cooperative di produzione so,vvenzionate dallo Stato; e nella loro propaganda questa rivendicazione sociale non si s-eparò dalla rivendicazione politica del suffragio universale. La lotta contro le Cooperative del sistema. SchulzeDelitzsch, dichiarate impotenti a miglio-ra·re realmente la condizione del proletariato,; la lotta -contro il liberali,smo, considerato sopratutto come sistema del non intervento dello Stato nel campo economico ( ove, secondo i borghesi, dovrebbe esistere la asso/iuta libertà ... di sfruttamento); la lotta pel suffragio universale come mezzo per mettere al servizio cleilla calsse operaia il meccanismo dello Stato; e la lotta per la fondazjone di Cooperative di produzione sovvenzionate dallo Stato -- furnno i differenti as,petti di una sola ,e medesima lotta, le differenti forme di una sola e medesima azione, I.e parti so.]idali, gli elementi intimamente connessi gli uni agli altri di una sola e medesima prnpag.anda. Se dopo la morte cli Lassal:le, il buon ordine di· questa campagna fu qual-che volta turbato, ciò avvenne non già perchè si dimenti,casse lo scopo - le Cooperative sovvenzionate - ma perchè si dimentkarono le c011<fizioni alle quali Lassalle aveva subordinata l'attuazione cli questa sua riforma.

IO Tali condiizioni erano, da una: parte l'esistenza del suffragio universale, daH'altra - -come cons,eguenza del suffragio universale - l'esistenza di una maggioranza d'i rappresenta:rrti degli operai nel Parlamento. E La.ssalJ.e subordinava l'attuazione del suo piano cooperativo alla realizzazione di queste due condizioni, non solamente perchè egli pensava che solamente una maggioranza parlamentare composta di eletti dagli operai avrebbe voluto attuarlo, ma anche perchè egli non poteva sognare di porre l'organismo nascente della emancipazione operaia sotto la tutela dei poteri pubblici attualmente costituiti. Non sono certo le sovvenzioni dello Stato presente, dello Stato d'ella reazione, dello « Stato poliziesco» ch'egli ·reclamava per le Cooperative operai.e; erano invece ·le sovvenzon1i dello Stato traJSformato da quella grande penetrazione operai-a che il suffragio universale doveva senza dubbio realizzare. Ma, per quanto nette fossero state le sue dichiarazioni in proposito si-ccome egli aveva insistito più sulla irriducibile ostilità che la classe operaia doivrà cl-i.mostrare ai poteri pubbHci attuali - avvenne che alcuni d'ei suoi parti1giani, curandosi p.iù dello scopo che delle condizioni della sua realizzazione, finirono per reclamare la fond,az,ione di Cooperative operai,e sovvenzionate dallo Stato senza specificare che si trattava dello Stato trasformato, dello Stato posto su basi clemocratkhe, e no,n deHo Stato attuale, ossia dello Stato autocratico e burocratico incarnato in quel momen.to nella persona di Bismarck. LassaJ.le aveva conosciuto Bismarck ed aveva avuto qualche conversazione politica con lui; e Schweitzer, che fu per lungo tempo alla testa d~l partito lassalliano e ne diresse il giornale ufficiale, il Nuovo Sociale democratico, celebrò in più di un artico,lo l'opera di unificazi.one nazionale compiuta da Bisma.rck. Lottando a fondo contro i liberali, che combattevano ogni intervento deJ.lo Stato per riforme opera.ie ( e che eran pure a.fpramente combattuti da Bismarck), i lassaUian.i fu

II rono tal,volta trascinati a lasciare in soconcla linea la lotta contro l'assolutismo prussiano, che fino d:a allora socialisteggiava; e fu così che, nel partito di Lassalle, certe ripugnanze si smussarono e delle voci autorevojj, 11eH'invocare il concorso dello Stato, non dissero più che 1100 si trattava dello Stato presente. Fu questa l'occasione di lotte violente fra i lassal'- liani e i socialisti· della fraizione eisenachiana (3). Questi ultimi non erano veramente lontani d'aHe idee di Lassalle tanto quanto si ripete sovente: ,essi pure avevano anzi descritto nel loro programma le Cooperative sovvenzionate, ma si distinguevano da ailcuni almeno dei lassalliani per la loro devozione assoluta ai principii democratici. Essi reclamavano, secondo le parole stesse del loro programma, « dei crediti dallo Stato per libere Cooperative di produzione poste sotto garanzie democratiche~- Venuti la maggior parte da organizzazioni libera.li e democratiche, e rimasti ardenti democratici dopo di essere diventati socialisti; lottando contro il liberali,smo borghese, ma combattendo con ancora maiggiore aspr·ezza l'assolutismo bismarchiano, gli eisena:chia.ni accusarono la frazione la:Ssalliana di fa:re il gioco ddla r•eazione feudale e di volere - coll'attrattiva delle sovvenzioni governative - abbandonare il proletariJ.to « al Cancelliere di sangu·e e fer-ro >. Era il tempo in cui le due organizzazioni rivali si gettavano in faccia tutte le ingiurie che la pél!ssiouepolitica può ispirare. Qual'e delle due peccò di più? Sarebbe difficile dirlo. La minima apparenza era l'occasione di accuse formidabili, il minimo errore era interpretato come un tradimento. E' fuori d'i dubbio che alcuni dei lassalliani più in vista presta•rono grav,ernente il fianco alla critica, ed è p,ur fuori •di dubbio che certi eisenachiani trasformavano troppo facilmente gli errori in delitti e generalizza vano con straordinaria leggerezza le •eccezioni.

12 In realtà, la grande maggioranza dei lassalliani, anche sul punto della democrazia come St11llamaiggior ·parte degli altri, non erano affatto lontani dalla grande maggioranza d'egli eisenachiani: e nella sua assembl,ea generale tenuta a Berlino i-1 24 maggio 1872 l'Assoc-iazionc Generale degli operai tedes.chi, inscrivendo per la prima vo-tta nel su,o programma la rivendicazione relativa alle Cooperative, lo fece in termini che non lascia'Vano alcuna ambiguità cli interpretazione. L'Associazione de~ cideva di « fare in modo - con una propa,ganda ordinata. ed incessante, e seguendo vie rpacifiche e legali - che il suffragio universale, eguale e diretto ( esso era allora divenruto la legge del Reichstag) fosse utilizza,to in guisa che nei cor·p•i legiferanti ed aunministrativi si mandassero soltanto dei deputati i quali, dopo la conquista d-i un'intera libertà politica, si de-dicassero alla fondazione di So-cietà Cooperative sovvenzionate dallo Stato seconç\o le proposte di Ferdinando Lassalle. Nel corso delle loro polemiche contro i lassalliani, certi eisena~hiani fecero un ritorno sopra se stessi,, ·che ebbe un -dop,pio effetto. Dapprima compresero che essi forse non avevano formulato in termini irreprensibili la ri vcndi.cazione riguardante ),e Coo,perati.ve: infatti, domandando dei « crediti dallo Stato per libere Coo-- perative di produzione poste sotto garanzie democratiche», essi non avevano specificato che no·n si indirizzavano allo Stato attuale, e ciò non andava; dei malintesi erano possibili. Poi, lasciando da parte la questione di forma, essi vennero ad interrogarrsi su:lla sostanza stessa della rivendi,cazione, su suoi effetti po,ssibili, sulla sua portata socialista, e non tardarono aid elevare contro essa delle gravi obbiezioni. La critica di Bracke. Nel 1873, uno di loro, Guglielmo Bracke, scriss-e un opusco-lo di d'iscu1ssione intitolato: La proposta di Lassalle, nel quale egli svolgeva con gra,nde forza le sue critiche. E nello stesso anno, al Congresso di Eisena-ch,

13 egli presentò una mozione tendente a cancellare dal programma l'articolo co-rris,pon<lente. In.dipendentemente eia•!pericolo dei malintesi, egli ,porta va questi due argo• menti: « I. Ap,poggiandosi su:Ue idee diffuse nella classe operaia circa la realizzazione del progetto relativo alle Società Cooperative, i governi attuali potrebbero essi medesimi, con intenti di pacificaizione e del resto ooicamente p1'0 forma, prendere una iniziativa in questo senso, ciò che causerebbe un regresso nel movimento del prnletariato. « 2. La pro,posta di LassaUe non ha che l'importatlza di un es.perimento che condurrebbe forse a contentare una parte della classe operaia, l'a quale prenderebbe a,l. !ora wn'attitu.dine r,eazio.naria. di fronte allo .svi.lappo ri"- voluzionario ulteriore; e sarebbe un esiperimento che in ogni caso non ,avr,ebbe altro effetto che di far passare in una p·roporzione limitata nelle mani di associa1zioni operaie il ca,pitale esistente, ma non po-· trebbe assolutamente sopprimer·e l'antagonismo fra il capitale e il lavoro». Bracke fu indotto a ritirare la sua mozione, ma egli vinse in pa·rte l'a causa: il Co.ngresso infatti decise di nominare una Commissi·one « incaricata d'i presentare al Congresso dell'anno seguente un rapporto sulla questione se ed in quale misura apparisse necessaria u:na modificazione del prngramma ». La Commissione fece conoscere il risultato d:ei· suoi lavori al Congresso riuni:to in Cohurgo nel 1874. Essa dichiarò che a suo avviso il p-unto relativo alle Cooperative do'Veva essere modificato, ma che non era a•ncora venuto i-I momento di fare il mutamento. Dopo vivi d'ibattiti, l'assemblea si acconciò a questa opini<me, ed espresse il voto che la questione del pro,gramma fosse so-ttomessa nel partito ad una di•scussione generale. Quale sarebbe stato il risultato della discussione? Il partito avrebbe esso semplicemente formulata in altritermini la proposta di La·ssalle? o invece, come doman-

14 davano Bracke e parecchi dei ca,pi più ascoltati, l'avrebbe addirittura soppressa? Tutto ciò che si può affermare è che la soppressione pura ,e sempli·ce era certo conforme alle tendenz·e generali, alla evoluzione degli eisena·chiani. Di fronte alla reazione. Ma un avvenimento d~importanza caipitale avvenne allora, che troncò le polemiche e arrestò brus'Camente, per un certo tempo, questa evoluzione. La necessi·tà dell'unione di tutte le forze sociaH-ste per so-stenere la lotta contro la reazione si faceva sentire sempre più acutamente di giorno in giorno. Una proposta in questo senso fu fatta da uno dei capi lassalliani, Toelke, presso due eisenachiani, Geib e Liebknecht. Da tutte le parti il pensiero dell'unione fu ac·colto con entusiasmo, la fusione delle due organizzazioni (Associazione generale degli operai e Partito democratico sociale del Lavoro) aipparve a tutti come lo scopo supremo : e si fu condotti a mettere in seconda linea tutto ciò che divideva. Una commissione fu nominata per elaborare il programma dell'organizzazione futura: si fecero delle concessioni d'a entrambi le pa•rti. Una di quelle che più imperiosamente si imponevano agH eisenachiani era il. conservare nel programma comune la proposta di Lassa.Ile, che essi avevano scritto nel proprio pro-gramma fino dalla fondazione del loro partito e che, di fatto, vi era ancora. Essi si sforzarono di darle la forma più a•ccettabile che poterono, e l'a·ccettarono. E fu formulata così: « Il Partito Operaio Tedesco reclama, come avviamento alla soluziorne deHa questione sociale, la fondazione ·di Cooperative di produzione sovvenzionate d'allo Stato e poste sotto il controllo democratico del popolo lavoratore. Le Cooperative di produzione devono essere create., per l'industria e l'agricoltura, in proporzioni ab-

15 bastanza larghe per<:hè da esse sorga l'organizzazion,e socialista dell'insieme del lavoro>. Il relatore Hasselmann aveva spi•egato, al Oongresso di Gotha, dove il programma fu votato, che le parole: poste sotto il controllo democratico del popolo lavoratore, scartavano l'idea che non si voleva far entra·re nel sisitema del lavoro cooperativo soltanto una frazion·e d'ella popolazione. I.a protesta di Marx. I capi degli eisenachiani, desiderosi innanzitutto di realizzare l'unità del partito socialista, .diedero la loro adesione al programma di Gotha - programma di transazione - non osta,nte gli avvertimenti, non ostante le critiche di un uomo che era tuttavia la più alta autorità d'a loro riconosciuta: ho nominato Carlo Marx. Da Londra, ov-eviveva, Marx aveva scritto a Bracke una lettera, che avrebbe dovuto essere comunicata ai principali capi della frazione -eisenachian.a -e nella qual'e egli criticava, punto per punto, il programma che stava per essere sottoi}osto ai suffragi d'el Congresso di Gotha; egli lo giudicava « detestabile e fatto per demwa,.. li:!lzarc 1·l partito :I); egli stigma,tizzava - come un ritorno disonorevole a un punto di vista scientificamente oltrepassato, e che era riconosciuto come oltrepassato - tutte le concessioni al pensiero lassalliano, quale l'iscrizione della famosa proposta nel programma. Marx non faceva più parte del Consiglio Generale dell'Internazionale, la cui sede -era stata trasferita, nel 1872, da Londra a New York, ma egli rappresentava sempre le tendenze generali di questa associazione; nel tempo in cui essa aveva esercitata .un'influenza, egli ne era stato il grande ispiratore; in opposizione a Lassa li e, l'agitatore nazionale, egli incarnava il pensiero socialista internazionale, pensiero che i capi eisenachian.i, i quali consideravano il loro partito « come u·~a branca dell'Associazione Generale dei lavor&tori >, si

l-6 erano sforzati d'i farvi predominare: ed era appunto per l'influenza delle idee marxiste che il lo-ro partito era stato sul punto di cancellare dal suo pro.gramma « la proposta di Lassalle >. Ma quando si trattò di rea-lizzare l'unione delle due frazio,ni, l'influenza di Marx venne meno, e gli eis-enar chiani fecero tut,te le -concessioni necessane. L'influenza di Marx non dO'veva ,però tard!are a riprendere il sopravvento, e furono soltanto delle ragioni esterio,ri - connes1 se alla legge contro i socialisti - che ritardarono rìuo al 1901 la revisione del programma e il rigetto d'ella « pro.posta di Lassalle ». Le idee di Marx. Quali erano, sulla questione delle Cooperative le idee di Marx? E' ciò che ora dobbiamo esaminare. Nel terzo volume del Capitale, alla fine del capitolo su La funzione del Credito nella Proditzionc Capitalista, si legge il seguente .passo: < Le fabbriche cooperative degli operai ( ossia le Coopera,liT!cdi produ..iione) sono esse medesime, entro la vecchia forma (la forma capitalista), la prima ro,ttura. della v-ecchia forma, benchè naturalmente, nella loro organizzazione reale, esse ri,produ:cano -· e r~producano necess·ariamente -- daippertuto i di,fetti .del sistema attuale. Ma l'oppoisizione d'el Capi.tale e del Lavoro è nel loro interno soppressa, quantunqrue a dir vero, dapprima solo in questo senso, che gli· operai come associazione sono il capitalista di sie stessi, vale a dire impiegano i mezzi di .produzione per mettere in valore il loro proprio lavoro. Esse mostrano come, a un certo grado dell'evoluzione delle forze prodlll'ttive materiali e delle forme sociali <l'i produzione loro corrispondenti, soi;g~ e si sviluppa da un modo di produzione un altro modb di produzione. 1'. Senza il sistema di fabbrica che nasce dal mod'o di produzione caipitalista, la fabbrica CO'oiperativanon po-

17 trebbe svilupparsi senza il sistema di credito che nasce dallo stesso modo di produzione capitalista. « Come questo sistema di credito forma la base principale -della trasformazione graiduale delle imprese capitaliste private in società ca,pitaliste per azioni, così pure esso fornisce i mezzi dell'estensione ,graduale dc-1l'impr,ese coo,perative sopra una scala più o meno nazionale. Le im.p,rese capitaliste per azioni devono essere considerate, al pari dell-e fabbric·he cooperative, come forme d'i transizione dal modo di produzione capitalista al modo di produzione associato, con questa differenza che nelle une l'opposizio.ne è sop1pressa negativamente r:elle altre è soppressa posiltiva.mente ». In questo passo del Capitale, Marx caratterizza dunque le Società Cooperative di produzione come forme sociali di trans-izioni anco-ra infette da certi vizi inerenti al sistema sociaJiista con la soppressione posùiva, nel loro interno, dell'antagoni,smo del lavoro e del capitale. Quale era la loro utilità per la classe operaia? Quale funzione potevano esse esercitare? L'Indirizzo Inattgurale dell' Internazionale, redatto da Carlo Marx, risponde a ques'1:equestioni. Vi si legge: « .... Una ancor più grande vittoria clell'eco-nomia politica dlel lavoro sull'economia politica del capitale, andava verificandosi. « Noi parliamo del movimento cooperativo, e s.pecialmente delle fabbriche coop,erativ•e quest'opera di alcune mani audaci. « Il ·valore di queste grandi esperienze sodali è tale da non poter essere esagerato. « Col fatto, e non più con argomenti, era provato che la produzione sopra una grande scala ed in accorcl'o coi proigressi della scienza moderna non è ~f fatto legata all'esistenza di una classe di <<padroni» che impiega una classe <l.i «braccia>>: che, per dar frutti, i mezzi di lavoro non hanno bisogno cli essere monopolizzati, come mezzi di dominazione sugli operai e mezzi di sfruttamento degli operai, e che, come il la.voro degli schiavi, come il lavoro <l'ei servi, anche il lavoro sala-

18 riato non è che una forma sociale passeggiera ed inferiore, destinata a scomparire davanti al lavoro associato, che compie l'opera sua con mano solerte, con spirito pronto, con cuore giocondo. « In Inghilterra il seme del sistema cooperativo fu s·parso da Roberto Owen; gli esperimenti operai tentati sul continente non furono in realtà che il primo risultato pratico di teorie, non già invientate ma proclamate nel 1848. « Nel medesimo tempo, l'esperienza diel periodo dal 1848 al 1864 prnvò in maniera in.dubitabile ciò che i caipi più intdligenti della class,e operaia avevano sostenuto in Inghilterra, vale a dire che, per quanto e(\'icellente in principio ed utile in pratica, il lavoro cooperativo,, se è limitato alla ristretta cerchia <li tentativi occasionali d'operai isolati, è inca,pace di arrestare l'aumento geometricamente progressivo del monopolio capitalista e di affrancare le masse o anche alleggerirne in modo percettibile il peso della miseria .... Per affrancare le masse lavoratrici, il sistema cooperativo ha bisogno di svilupparsi sopra una scala nazional,e e di ess,ere aiutato· con risorse nazionali ». E poichè era evidente che i proprietari fondiari e i capitalisti opporrebbero sempre la più viva resistenza all'emancipazione del lavoro, il primo dovere della classe aperaia era la conquista della potenza politica. Il Congresso di Ginevra. Nel suo ,primo Congresso - il Co-ngresso di Ginevra, tenuto nel 1866 -l'Asso,ciazione Internazionale del Lavoratori adottò una mozione, presentata dal Consiglio generale e visibilmente redatta da Carlo Marx, che esprimeva gli stessi principi e giungeva alla stessa conclusione. Siccome tuttavia essa contiene qualche idea nuova, noi ne citeremo il testo. Eccolo: « E' dovere dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori coordinare i movimenti spontanei delle classi

I9 la'voratrici, generalizzarli e dar loro unità, ma non dettare o imporre loro dei sistemi dottrinari di qitalsiasi specie. Il Congresso non dovrebbe quindi pronunziarsi a favore di un sistema particolare di coo•perazione, ma limitarsi alla dichiarazione di alcuni principi genera-li: « a) Noi riconosciamo nel movimento cooperativo una delle molle della trasformazione della sodetà presente, che è fondata su antagonism~ di classi. Il suo grande merito consiste nel mostrare praticamente che il sistema attuale, il sistema pauperizzante e dispotico dell' asservimento ,del lavoro al capitale, può essere soppresso dal sistema, creatore di benessere e repubblicano, che consiste nell'associazione dei produttori liberi e<d uguali. « b) Ma il movimento cooperativo, limitato nella sua evoluzione alle forme pigmee che gli possono dare po·chi operai isolati con le sole loro forze private, non sarà mai in gra:do di trasformare la società capitalistica. Per fare d'ella produzione sociale un grande ed armonico sistema di lavoro l'ibero e coopera.Jtivo, occorron mutamenti sodali d'un carattere generale, mutamenti nelle condizioni generali della Società, mutamenti che non potranno mai essere realizzati se la potenza organizzata dalla società, ossia la potenza dello Stato non passa dalle mani dei capitalisti e dei proprietari fondiari nelle mawi degli operai. « c) Noi raccomandiamo agli operai di darsi piuttosto alle Coopcrative di produzione che alle Cooper(J)- tive di consumo. Queste ultime non toccano che la superficie del sistema economico attuale, le altre lo attaccano nelle sue fondamenta ( 4). « d) Noi raccomandiamo a tutte le soci.età cooperative ( e questa è una raccomandazione ancora preziosa -- N. d. T.) di tra;sformare una parte della loro rendita totale in un fondo che serva a propagare i loro principii ta·nto con l'esempio che con la lezione, vale a dire aiutando la fondazione di nuove Cooperative e facendo della propaganda propriamente detta.

20 « e) Per impedire che le socì,età cooperative degenerino in vol!gari società borghesi per azioni, tutti gli operai che essi occupano-, azionisti o no, dovranno avere ùna parte uiguale sugli ,utili. A titolo di esp·ediente provvisorio, noi siamo disposti ad acoettare che gli azionisti ricevano un inter,esse ad un tasso min.imo ». L'anno dopo, al Congresso di Losanna, Eccarius, amico cli Marx, sostenne una mozio•ne che raccomanda va ai membri del!'Associazione Internazionale del Lavoratori di usare dappertutto la loro influenza per ottenere che i sindacati ( Leghe di resistenza) impiegassero i loro fondi a creare Cooperative di produzione o ad aiutarle finanziariamente. Questa mozi,one fu approvata dall'assemb,lea. Lassalle e Ma1•x. Dovremo ora tentare, in base ai dO"cumenti sopra citati, di caratte1:izzare il punto di vista di Marx e del1' Internazionale in rapporto a quelJ.o di Lassalle? Noi osserveremo che Ma·rx, come Lassalle, fa una grande differenza fra le Cooperaitive di produzione e le Cooperative di consumo. Egli non arriva fino a dichiarare, come Lassalle, che l'utilità delle Cooperative d'i consumo diminuisce e tende a div1 enir nulla a misura che la loro importanza cresce, egli non ammette la legge di bran:::o di Lassalle; ma come Lassa.Ile egJ.i pensa che mentre le società di produzione « attaccano il sistema attuale nelle sùe fondamenta», le società di consumo « non toccano che la sua superficie ». Altra analogia: come Lassalle, anche Marx giudica impossibile che le Cooperative operaie di produzione nella loro spontanea evoluzione giungano a universalizzare il lavoro cooperativo, a sopprimere il salar.iato: egli pure piensa che una s-imile trasformazione suppone l'int:Hvento di un altro fattore --, cl~! fattore politico. Ma Marx e l'Internazionale si distinguono qrui da Lassalle in due punti.

21 Primieramecte: essi concepiscono questo intervento (dello Stato) come la conseguenza della ·piena ,oonquista del potere politico .da parte del prolet,ariato rivoluzionario, e perciò ai loro occhi esso prende le proporz.ioni di una rivoluzione universale della proprietà. A Lassalle, invece, esso s,i presentava sotto una forma molto più modesta: per lui si riduceva in certo modo ad un prov,,eclimento di bilancio, di carattere democratico, a crediti votati da un Parlamento simpatico agli operai è t:e~tinato a far sì che l'organizzazione cooperativa del lavoro potesse svilu.pip,arsi progressivamente, a poco a poe;o, fino al momento in cui essa abbraccerebbe tutta :a ~:ocietà. Marx diceva, deridendo questa concezione, clie Lassalle aveva l'ingenuità di credere « che con un r:res1ito cli Stato si costruisse una so•cietà nuova, così come s: CClstruisce una ferrovia». Tn secondo luogo·, mentre Lassalle - pur apprezzando, a tiLolo d'i esempi interessanti, le So·cietà di pr0dm:ione al•lPra esistenti - non consigliava però gli operai a fondarne d'i nuove, fintantochè essi non potessero calcolare che sulle sole loro forze; Marx e gli Internazic,nalisti invece - che vedevano nel movimento cooperativo· « una delle molle deMa trasformazione della società presente» - davano una grande importanza a I fatto che questo movimento prendesse subito tutto lo svilu1)po di cui era capace ed esortavano i lavo-ratori ad 11nirsi in società di produzione. Ma essi intendevano che queste sorcietà rimanessero sottratte ad ogni influenza estranea. « Le Cooperative non hanno valore, diceva Marx nella sua critica del programma di Gotha, se non sono delle crea.iioni operaie indipendenti, non protette nè da governi nè da borghesi». La proposta di Lassalle abbandonato. Sotto l'influenza della critica di Marx, i socialisti tedeschi si allontanarono progressivamente dalle idee di

22 Lassalle, che erano state il punto di partenza per la maggio•r parte d'i loro. Nel 1880, Bebel che apparteneva aU'organizzazione degli eisenachiani, scrisse nel Volkstaat - organo centrale d'i quell'organizzazione - una serie di articoli che bentosto, riuniti in opuscolo, ebbero la più larga diffusione. L'opuscolo fu intitolato: Il nostro scopo. Esso era concepito intieramente in senso lassalliano. La proposta relati va alle Cooperative di produzione sovvenzio,nate dallo Stato vi occupava un largo posto. Due anni dopo, in una nota aggiunta alla terza edizione, l'autore diceva: - Oggi io no,n credo più affatto che la questione sociale sarà risolta nel se11so indicato da Lassalle, e ritengo necessaria una soluzione più radicale. Più o meno lentamente, e tanto i venuti dalla organizzazione lassalliana quanto i venuti dall'organizzazi'one d'Eisenach, tutti i militanti fecero la stessa evo-luzione. N e1 1891, a Eisenach, la << proposta di Lassalle » fu radiata dal programma senza opposizione. Ma se ci si allontanava da Lassalle in quanto la sua soluzione era opposta alla soluzione << più radicale» di Marx, si restava però fedelmente con lui, senza abbandonare nulla delle sue posizioni, in quanto egli incarnava un altro combattimento, il combattimento contro i liberali, in quanto la sua soluzione-si opponeva alla soluzione di Schulte-Delitzsch. Ed è perciò che nel 1885 si reclamava una nona edizione dell'opuscolo Il nostro scopo di Bebel, poichè tale opuscolo, mentre era anche una requisitoria contro il sistema di Schulze; ed è an,- cora per questo che nel 1893 se ne reclamava una decima edizione. Si seguiva Marx nella sua critica delle, Cooperative libere di Schulze-Delitzs-ch - anche quando questa critica andava contro le Cooperative di produzione che Marx e gli Internazionalisti avevano preconizzate.

L'insuccesso delle Cooperative di produzione. In verità, coille Cooperativ,e di produzione non. si erano fatti, in Germania, degli esperimenti felici. Alcune erano sopravvissute, ma senza raggiungere mai una grande pros,perità; la maggior parte erano miseramente perite (5). Aggiungiamo che anche in Germani-a come altrove si. era visto sovente quelle Cooperative che sfuggivano al fallimento subire una caduta ancora più deplo,revole, quella del loro proprio principio, e trasformarsi in società per azioni nelle quali i cooperatori percepiscono dei dividendi e sono dei veri caipitalisti in rappo,rto a,cl altri lavoratoiri, semplici salarati, occurpart:i dalla so'Cietà. Ma queste ragioni ed altre ancora che avremo occasione di accennare, non impedirono che di quando in quando degli operai socialisti, dei militanti del partito, in seguito ad uno sciopero disgra,ziato o a persecuzioni contro alcuni di loro, tentassero - fondando una società di produzione -- d'i assicura.rsi qualche mezzo di esistenza o di mettere i lo,ro propagandisti in grado <l'i prosegui,re con indipendenza la lo,ro opera di propaganda. Durante gli anni 1890 e 1891, dopo una serie di scio,peri di difesa, numerose Cooperative furono creart:e così: la maggior parte perirono. E siccome quelli che le avevano fondate si lagnarono perchè il partit0i, al quale essi avevano fatto ripetuti e pressanti appelli, non le aveva sufficientemente sostenute o le aveva anche totalmente abbandonate a sè stesse, ne nacquero fra questi cooperatori disgra:ziati ed il ,partito discussioni talvolta vivissime. Il Connresso di Berlino le sconsiglia. La questione delle Cooperative assunse un grande interesse <l'attualità, e fu iscritta all'ordine del giorno del Congresso che dov,eva tenersi nel 1892 a Berlino.

Gli argomenti po1rt-aticontro di esse erano i seguenti: le Cooperative di produzione comindano quasi sempr:e con un capitale insufficiente, e perciò si trovano di primo acchito in una situazione d'infe·riorità di fronte alle imprese capitalistiche colle quali devono lottare. Secondo ragione d'inferiorità: conformemente ai loro principii esse sono tenute a sta:bilire <lelle condlizio.ni cli lavoro mi:gli.ori di quelle concesse dai padroni; esse non possono sfruttare gli operai come fanno i capitalisti, e quindi producono le lo,ro merci a più caro pr,ezzo e non possono reggere alla concorrenza sul merca,to. Ed altri avversari delle Cooperative accampavano un argomento ancor più formidabile, di·cendo che di fatto1, esse sfruttavano i loro salariati tanto qt11antogli altri imprendito·ri. D'altronde, si s,01ggiungeva, il partito aveva più da perdere che da guadagnare con le Cooperative. Riuscivano? E allora spesso accadeva che i militanti messi alla lorn testa erano .p,erduti per la propaganda socialista; il lav,oro cooperativo assorbiva tutta la loro attività. Se invec•e fallivano, non era un danno soltanto per quelli che avevano dato i loro risparmi o prestato danaro per favorirne la costituzione; ma era un pregiudizio grave per i·!partito, contro il quale gli avversari del socialismo sfrnttava:no ogni insuccesso. Questi infatti andaV1ano ripetendo che i socialisti, se fossero al potere, condurrie>bberocertamente la società al.la bancarotta; poi·chè non erano ca·paci nemmeno di far vivere delle Cooperati·ve; ed 01gni rovescio era pei borghesi una novella pro.va che al di fuori del capitalismo non vi è che la rovina. Per tutte queste ragi·oni si era ostili alle Coo,pe•• rati ve. Non si riconobbe loro assolutamente alcuna funzione nell'evoluzione sociale, non si attribuì nessun signi,ficato, sociale, nessuna, utilità generale per la classe op1eraia, nessuna utilità pel socialismo, nessun interesse proprio. Assicurare dei mezzi di esistenza a qualche mi-

litanie li,cenziato, aiutare la propaganda facend'.o vivere dei ptiapagandlisti: questa era la sola utilità che si dichiarò di vedere in loro. Un ordine del giorno proposto al Congresso diceva perfino: << Il partito democratico-socialista deve tenersi lontano dalle imprese di questo genere e dichiarare di ve-der in esse ciò che sono: delle imprese private fondate sull'cgcii.;1110 ». E il relatoro, il deputato Au,er, alludencl'o agli- autori di tale proposta,, dichiarò: Se qualcuno dice: la cooperazione non ha il benchè minimo sig11ificato sociale e noi la respingiMno senz'altro, io non concli,vid'o questa opinio:ne, ma posso concep-irla. - E lo stesso Auer aveva detto: « Chiunque ere.de, con la formazione di società cooperative, di contribuire in qualche 1nodo alla soluzione della questione sociale .... si è ingannato sulla essenza del socialismo ». A grandissima magg·ioranza, come il rendiconto uffici-aie del Congresso di Berlino,, fu votata la seguente di1 chia:razione: « Nella questione •del,la cooperazione, il partito socia.- lista conserva il suo punto di vista precedente. « Esso non può approvare la fondazione di società cooperati ve che là dove queste società hanno lo scopo di rendere possibile l'esistenza sociale di compagni colp·iti nena lotta politica o nella lotta economi'Ca, o ·anche là dove esse devono servire a facilitare la propaganda, ad affrancarla da tutte le infl'Uenze esteriori di cui dispongono gli avversari. Ma in tutti questi casi i compagni del partito, prima di dare il loro aiuto, devono sapere se si dispone di risorse sufficienti per assicurare 1tna sana base finanziaria alle Cooperative che si vogUono fondare e se vi sono delle garanzie che la dire- :aione e l'amministrazione si troveranno nelle ma.ni di ·nomini capaci. « Se queste diverse condizioni fanno difetto, i compa:gni del partito devono opporsi alla fondazione di Cooperaitive; essi devono particolarmente combattere l'opinione che delle Cooperative siano in grado d'influenzane le condizioni della p,roduzione ·capitalista, di ele-

26 varc la situazione della classe degli operai, di sowrimere o anche solo di attenuare la lotta di classe, politica ed economica ». Questo punto di vi'Sta non era nuovo nel partito·. Proprio vent'anni prima, rispondendo a SchulzeDelitzsch, Bebel aveva detto: « I so·cialisti non si affannano a fondare Cooperative di consumo. Se alcuni fra J.oro utili1zzano i piocol,i vantaggi loro offerti da queste società, nessuno vorrà rimproverarli. Ma non vi è i,n tutta la Germania un soJ.o socialista che attrihui'Sca a queste società l'importanza che il signor Schulze cerca di dar loro. Non uno pensa a risolvere co-sì neppure una piccola parte della qitestione sociale. « E lo stesso è, esattamente, per le Cooperative di produzione. Nei due ultimi anni parecchi 1e ne sono state fondate da socialisti~ sia per offrire un pu1ito di appoggio a un certo numero di compagni politici perseguitati e privati del loro pane nella lotta contro il partito del ca.pitale, sia - com'è il caso della tipografia cooperativa che si sta per fondare a Lipsia - per far servire il profitto non ai capitalisti, ma al partito e alla sua propaganda. « Ma non uno di quelli che prendo-no parte a queste Cooperative s'immagina di migliorare così neppure di una linea la situazione del.Ja classe operaia, essendo ben lungi dal pensare di sopprimere per questa viia tutto il sistema della produzione privata attuale. « I socialisti impiegano ogni mezzo che a loro si preisenta per trarne dei vantaggi ai loro scopi di partito. Qui è la ragione dei fatti che il signor Schulze può attendere fino alla consumazione dei secoli, se spera che i socialistr passeranno a lui ». Il libro della signora Sidney Webb sulle Coope1•ativedi consumo. Per una singolare combinazi·one, accade che nella questione delle Cooperative si operò in molti spiriti un

~7 mutamento d'opinione proprio nel momento in cui la vecchia teoria - vecchia di più che vent'anni, vecchia dti quasi trent'anni - era stata per la prima volta ( a Berlino) promossa alla digni,tà di una deliberazione di Congresso. L'occasione, e nel tempo stesso una delle cause di questo mutamento, fu la pubblicazione, nel 1893, della traduzione tedesca del libro della signora Sidney Webb: il mo·vimento cooperativo in Inghilterra. Questo quadro, preciso e impressionante, del meraviglioso organismo cooperativo creato dal proletariato inglese, fece sull'animo di molti soci,alisti, di molti operai tedeschi una impressione pro.fonda. Essi vi vedevano le società di consumo svilupparsi, raggrupparsi, coalizzarsi in soci-età immense di acquisti in comune, divenendo così, sul mercato inglese - e, colle loro navi (6), sul mercato del mondo - una potenza commerciale di prim'ordine; esse vedevano inoltre queste Cooperative di co,nsumo, così raggruppate e coalizzate, assumere esse medesime la produzione di molta parte delle merci richieste dai lo-ro soci, dando vita per tal modo ad una vasta organizzazione industriale dotata di una forza d'espansione eguale alla lo-ro. Il mezzo di assicurare il successo anche alla cooperazione di produzione era dunque indkato: bisogna va COMINCIARE COLL'ORGANIZZARE IL CONSUMO, per assicurare appunto mediante le società di consumo lo smercio dei prodotti. Solo dopo aver sviluppato la cooperazione di consumo si dovrà passare a quella di produzione. - Era questo un primo ed importante insegnamento. In secondo luogo, il libro della signora Webb insegnava quali erano in Inghilterra le relazioni fra le Cooperative e i sindacati di operai (Leghe di resistenza), e quale aiuto le Cooperative davano ai sindacati, applicando nelle loro fabbriche gli orari e i salari deliberati dalle organizzazioni di mestieri, facendo le loro provviste soltanto presso quegli industriali che

rispettavano le tariffe operaie, e finalmente accordando ai lavoratori in isciopero un appoggi·o finanziario talvolta dedsivo. Ausiliarie dei sinda·cati, le Cooperative prendevano un posto nella lotta di classe del proletariato; esse acquistavano così un valo1,e particolare. Una d'iscusione che si intavolò i.n un sindacato berlinese - il sindacato degli operai sarti - in seguito ad una conferenza sul nmvimento cooperativo in Inghilterra, fu il punto di partenza di polemiche nella stampa socialista circa la funzione e l'utilità deUe Co01.)·erative di consumo. Le simpatie vivissime di certuni per queste società non derivano del resto unicamente dal fatto d'elle Cooperative inglesi: esse avevano anche altre ragioni. Prima di tutto, 110-11 si ignorava alfora in Germania, quale era stata la mirabile fortuna delle società cli consumo nel Belgio,, della Maison d11 PeufJle di Bruxelles, del Voruit di Gand; un certo numero di miJ.itanti - i delegati al Congresso Internazio-nale tenutosi a Bruxelles nel 1901 - avevano anche visitato in quella città la Maison du, Peitplc e, ritornati in patria, l'avevano descritta ai Jo,ro compagni; si sapeva pure qual,e era l' importanza del concorso finanziario arrecato alle Coo,perartive belghe al .partito socialista, di cui esse erano i più solidi reparti; e se tutti capivano che in Germania, per ragioni di legalità, bisognava scartare l' idea cli contributi versati direttamente daHe Cooperative aJ. partito, più di uno però pensava che esse avrebbero potuto indirettamente rend'er·e al partito stesso i1nportanti servizi. La Cooperativa di consumo in Ge1•mania. Allo spettacolo di ciò che avveniva all'estero, in Belgio, in Inghilterra, bisogna aggiungere cl' altronde lo spettacolo di ciò che avveniva nella stess,a Germania.

29 Si era sempre stati abituati, nel ,partito socialista, a non prendere in considerazione che le Cooperative di produzione; è unicamente di queste che si discuteva: esse erano, agli o-echi dei militanti, le cooperative per eccellenza. Al Congresso cli Berlino,, nella discussione, non si trattò che di queste - o più esattamente contro queste - fu fatta la mozione votata dal!' assemblea, benchè tale mozione avesse, nella forma, un carattere generale. Una ragi·on.e supplementare che basterebbe a spiegare come il Congresso di Berlino non si occupasse appunto che delle Coo,perative di produzione, è che soltanto queste facevano frequenti e pressanti appelli al conco-rso del partito. Ma mentre esse sole richiamavano la sua attenzione, perchè sole s' indirizzavano a lui e gli domandavano il suo appo·ggio: mentre esse vegetavano o pericolavano, le soci·età di comuma si sviluppavano invece con notevole continuità e p,rend'evano in alcune regi.ani uno slancio meraviglioso·. Nel regno di Sassonia, e principalmente a Lipsia, a Dresda, si vedevano deHe Cooperative che, partite pochi anni prima quasi dal nulla, erano di•venute, società potenti, alla testa di imprese considerevoli. La Cooperativa di coosumo di Liipsi1a-Plagwitz, per esempio, fondata nel 1884 da sessantotto soci con un piccolo capitale riunito medi.ante quote settimanali di ciinq,uanta pfenni,gs (sessantadue centesimi e mezzo), nel 1892-93 aveva già 4.390 soci con un capitale di oltre 138 mila marchi, più un fondo cl~ riserva di quasi 13 mila marchi, e un movimento di un milione e mezz,o d'i marchi, da cui ritraeva un uti.Je netto dr quasi 131 mila marchi ( il marco vale L. 1.25). Nel 1887, questa società, che aveva un solo magazz~no d~ riv·endita, ne aprì ttn secondo,, in un altro quarti,ere; nel 1894 (i suo•i soci erruno allora aumentati a 8.482 con un movimento di quasi due milioni e mezzo di marchi) essa ne aveva tredid. Dal 1890, essa aveva assunto la fabbricazi,one del pane ed occupava alla sua panetteria nove ,persone,

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