Camillo Berneri - Compiti nuovi del movimento anarchico

tinismo astensionista non meno infantile del cretinismo parlamentarista. Quale differenza corre tra la strategia e la tattica? Mi servirò di un esempio semplicissimo, al quale non va attribuito un significato che nori vada oltre a quello dimostrativo. Mi trovo asserragliato in casa, assediato da una turba di fascisti che gridano : « A morte ! » Accorrono i carabinieri che cercano di impedire agli assedianti di sfondare la porta di casa mia. Sarebbe idiota e pazzesco che mi mettessi, dalla finestra, a sparare su quei carabinieri. Se agissi così compirei un enorme errore strategico. Mi trovo in una manifestazione di piazza. I carabinieri sparano sui manifestanti. Prendo la parola e spiego alla folla che i carabinieri rappresentano il potere repressivo dello Stato, che come tali dovrebbero trovare di fronte a loro manifestanti armati e decisi, ecc. ecc. Se parlassi, invece, dei ca-· rabinieri che arrestano i pazzi, che salvano la gente nelle inondazioni, ecc. cadrei in un errore tattico. Chiarita la differenza sopracennata, si pone il problema: se è evidente che il parlamentarismo non può essere conciliabile con l'anarchismo, l'astensionismo è per gli anarchici una questione tattica o una questione strategica? Nel 1921 mi sono, per la prima volta, posto questo problema, in seguito a questa piccola avventura. Il mio portalettere era un socialista. Vedendo che ricevevo giornali di ·sinistra, mi trattava con una certa familiarità, benchè non avessimo mai scambiato che dei -saluti o dei rapidi commenti sulla situazione politica, e mi mostravl). ·la sua simpatia domandando ai miei familiari, quando non mi vedeva: « E Camillo? come sta Camillo? ». Non lontano da casa mia vi era una casa operaia abitata da ·socialisti e da comunisti e quando vi passavo davanti, le sere di primavera o di estate, gl'inquilini che stavano godendo la freschezza vespertina mi salutavano cordialmente, benchè non avessi mai avvicinato che uno di loro. Il calzolaio, davanti alla botteguccia dal quale passavo ogni giorno, mi salutava anch'egli benchè non fossi suo cliente. Le perquisizioni, gli arresti, il vedermi di frequente in compagnia di operai mi avevano cattivato la simpatia del « popolo » del quartiere. Ma ecco che un pomeriggio vedo entrare nel mio studio il portalettere e altri giovanotti a me sconosciuti. Si era in giorni di elezioni politiche e venivano a prelevarmi come elettore. « Abbiamo l'automobile! » mi dicevano. Ed io: « Se volessi votare andrei a votare a piedi o in tramway; non è per pigrizia che non vado alle urne. E ... qui tenni loro una lezione di anarchismo, della quale, certamente per colpa mia ma anche un po' perchè erano caldi del• la « battaglia elettorale », capirono così poco che se ne andarono con dei: « Ce ne ricorderemo! » da sanculotti del 1789. 19Biblioteca Gino Bianco

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