Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

94 BEATRICE CENCI favore di Francesco Cènci figlio di Cristofano , imponendogli il medesimo carico; al quale egli soddisfece, secondo che attesta la seguente iscrizione posta sopra i muri esterni della chiesa: Franciscus Cincius Christophori filius Et Ecclesiae patronus, Templum hoc Rebus ad divinum cultum et ornatunt Necessariis ad perpetuarn Rei memoriam exornari ac perfici Curavit. Anno, Jubilei 1575 (1). Quel marmo attestava a chiunque passasse quale, e quanta fosse la pietà di Francesco Conte dei Cènci! — Così quasi sempre riscontriamo sinceri gli epitaffi, le iscrizioni, le gazzette officiali, e le orazioni funebri dei cappellani di Corte. La chiesa ha forma, a un dipresso, quadrata. Condotta di un miscuglio di ordine dorico, presenta cotesta sconcia depravazione dell' arte, che gli artisti costumano significare col nome di barocco. Contiene cinque cappelle; ha soffitto a crociere, dove anche nei giorni che corrono possiamo osservare I' arme dei Cènci, che fa per impresa campo squartato di bianco e di rosso, con tre lune rosse in campo bianco, e tre lune bianche in campo rosso. All' altare maggiore si vede un quadro dipinto a olio della maniera del secolo sesto, o di poco anteriore: è di buona scuola, e rappresenta san Tommaso che tocca la . piaga a Gesù. A sinistra dello altare stesso venerano un Crocifisso dipinto, opera del secolo decimo secondo, e a questo alludeva Virgilio nel suo colloquio con Beatrice. Intorno a lui raccontansi mirabilissime cose. Certo manoscritto antico conservato una volta, e forse anche adesso, nel Campidoglio ( non però commesso alla custodia delle oche che salvarono la rupe Tarpeia ), firmato da Giacomo Cènci, dichiara conio il padre Guardiano in Araceli donasse la prefata devota immagine al medesimo Giacomo, e con giuramento gli affermasse avere davanti a quella più e più volte fatta orazione san Gregorio Magno: nè il buon padre Guardiano si fermava qui; che, proseguendo nella narrazione, at-

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