Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. VI. - NERONE 89 Sovrasta nuovo pericolo, e più grave. Francesco Cènci sopraggiunge tempestando, con lo stile alla mano: balbuziente per furore, egli grida: - Dov' è la mala vipera! Morte di Dio! Chi , mi ha ammazzato Nerone?.. . Chi? — Io. — — Ebbene; anche tu... ma no, prima la vipera. — E si china sul figliuolo per iscannarlo. Beatrice solleva la spada insanguinata, e, puntatala contro il petto di Francesco Cènci, con espressione impossibile a riferirsi dice: — Padre .. . non ti accostare . . . -- Scellerata! Da parte, dico, e si provava di arri- vare il giacente. Beatrice con voce tremendamente pacata ripetè: — Padre, non ti accostare! A cotesto suono, che conteneva a un punto una suprema preghiera ed una suprema minaccia, Francesco Cènci si ristette a contemplarla. Dov' è la vergine dal dolce sembiante? Gli occhi di Beatrice, dilatati in guisa strana, pare che • avventino fiamme; le narici aperte sussultano; le labbra compresse, il seno palpitante, i capelli sciolti le premono dietro le spalle: la gamba sinistra ferma, e tesa in avanti; diritto il corpo ; Al pugno manco chiuso, e la destra. accosto al fianco armata di spada con la punta in alto, in atto di ferire. Nè pittore mai nè scultore varrebbero ad effigiare cotesto portentosa simulacro, nè la parola lo può. La fanciulla appariva • tale, da non sostenerne la vista: paragonarla al cherubino branditore di spada, che difendeva la porta dell' Eden dopo il peccato di Adamo, sarebbe dir niente; perchè come fosse quel cherubino noi non sappiamo: ella era quale si mostra anche oggi la vergine romana, quando rammenta che nasce del sangue di Clelia. Francesco Cènci ne rimase percosso; si pose estatico a contemplarla, lasciò calare la mano armata, gittò via lo stile; sentì per un momento placarsi l' anima. Beatrice anch' essa gittò lontano da se la spada. Il vecchio sporse verso di lei le braccia aperte, esclamando teneramente: 12

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