Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. V. - ANCORA DI FRANCESCO CÈNCI 73 anima implacabile, e cupidità dello immane, del mostruoso, e del grottesco. Se fosse vissuto ai tempi di Giunio Bruto non solo avrebbe condannato i suoi figliuoli, ma, spingendo la violenza contro la natura oltre il possibile, gli avrebbe decapitati di propria mano. Fu vaghissimo di scienza,,che poi, come Salomone, dileggiò, chiamandola vanità e travaglio di spirito; ovvero se ne giovò nella guisa, che i Sibariti adoperavano le rose come istrumento di morte. Ebbe ricchezze, e le profuse senza poterle distruggere. Con immensa 'potenza di sentire, pensare ed operare egli vide pararglisi innanzi le due vie del bene e del male. Breve, a cagione dei tempi, il cerchio del bene,: qualche affetto domestico, facoltà di fondare chiese o monasteri, sollevare la povertà con la elemosina, che la perpetua; vita placida; morte oscura; memoria durevole quanto l' eco della voce del monaco, che ti canta il miserere per le navate della parrocchia. Nè il secolo «in cui viveva consentiva estendere le forze portentose dell' anima sua a prove maggiori: co.testi erano giorni di agonia per lo intelletto italiano; il cielo nostro vestiva la cappa di piombo degl'ipocriti di Dante, la quale permetteva a quelli che vegetavano sotto di andare in cento anni appena un' oncia. Nonostante si provò a operare grandemente; uomini e cose gli si strinsero intorno come la camicia di Agamennone, sicchè presto il bene gli venne in fastidio, poi gli parve abietto , finalmente l' odiò. Si volse al male, e gli disse, come il Demonio, — sii il mio bene! — Gli piacque la parte di Titano, e gli parve magnifica audacia levare la fronte ribelle contro il cielo, e sfidano. Riposto nel male ogni suo desiderio, siccome ogni mezzo per salire in fama, lo amò col delirio dello ebbro e con l' ostinazione del calcolatore: oltrepassare le nequizie fino a lui conosciute immaginò che fosse trasportare altrove le colonne di Ercole, e scuoprire nuovi mondi: strinse vincoli di famiglia per la voluttà di lacerarli scelleratamente: coltivò affezioni più care per ispegnerle o sotto il soffio di un crudele scherno, o meno dolorosamente col pugnale: a Dio non credeva, ma lo sentiva come un chiodo in mezzo al cuore; e allora lo bestem- l o

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