Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. nr. - LA TENTAZIME 57 le spese ai vizil vostri; e voi ne avete più, che figli Giacobbe, quantunque un vizio costi più di tre figliuoli. Credete voi però, Sardanapali, Potervi fare hor femine, hor E la Chiesa hor spelonca, et hor taverna; E far tanti altri, ch' io non vo dir, mali, E saziar tanti, e sì strani appetiti, E non far ira alla bontà superna? (2) Il povero Prete era come colui, che, essendo lontano da casa, sorpreso da un rovescio di acqua nell' aperta campagna, piega le spalle, e sta a pararne quanta Dio ne manda. Però, percosso dall' abbominazione dell' ultimo rimprovero, levò gli occhi al cielo, e non potè trattenersi da dire: -- In quanto a Verdiana, Eccellenza, ch' è la fantesca la quale io tengo in casa, le giuro per Quello, che non vuol che giuriamo, ella è si antica, da potere aver portato sassi quando fabbricavano il Colosseo. Ma pare a lei, che un uomo della mia età e del mio carattere possa attendere a silTatte scostumatezze? Poli! - Perchè no? Ossa vecchie e legna secche itvvampano più presto. sarei preso ed arso Tanto più, quanto son men verde legno, diceva messer Francesco Petrarca; e delle cose di amore il canonico Petrarca intendeva assai addentro, e più disonesta- mente, che non ci vuol dare ad intendere il vecchio pecca- tore perocchè ci fosse dei vostri... E il Prete, levando in alto le mani e il viso, esclamò pie- tosamente: — Gesù! che cosa mi tocca a udire! Il Conte Cènci con l' indice della mano destra all' improvviso descrisse un segno orizzontale sopra la fronte, quasi disegnasse mutare registro allo strumento, e con voce più mansueta riprese: — Oh! non Io diceva mica per voi, povero sacerdote, che siete così attrito dallo stento, da assomigliarvi a san Basilio. Quando mi capitasse la voglia di palesare i fatti miei a qual8

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