Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

420 • 13EATRIC C ÈNCI davanti agli occhi maravigliati di ,Beatrice dovevano, fare la mostra 'stranissimi aspetti. Preceduto dal .solito •scatenio, mezza ora dopo che costoro erano spariti, ecco entrare .nel carcere un uomo molto lindamente abbigliato, con certi orecchioni a guisa di_ conchiglia marina,. camuso il naso, le labbra._ grosse • e sporgenti in fuori come quelle della scimmia. Questi esaminò con diligenza le mura, il pavimento e lo spiraglio, e poi. alla sfuggita sogguardò anche Beatrice, •mostrando -egli solo fin lì un' aurora boreale di compassione, Sul -punto. di uscire dalla cella fu udito favellare queste parole: — Sana cotesta prigione non si può• dire in coscienza, e per di più è buia: trasporterete il numero centodue al numero nove, e gli addobberete 'la stanza con mobili convenienti: pel trattamento gli somministrerete quanto desidera, già s' intende nei limiti della temperanza... Avete capito? Trasgredendo, due tratti di corda senza pregiudizio di pene maggiori. Avete capito? Così anche la 'umanità assumeva faccia .dirferocia, e.di contamelia. Però Beatrice ritenne che cotesto personaggio, il quale in seguito conobbe essere il soprastante delle prigioni, si fosse soffermato a dare con voce alta cotesti ordini perchè giungessero a sua notizia, e ne prendesse conforto; ond' ella lo raccomandò al Signore, non le rimanendo altra via per manifestare la propria gratitudine. • - • Al- soprastante fu inteso rispondere con un forte grugnito, il quale poteva apprendersi per un:: «Illustrissimo Sì». Il traslocarnento avvenne .nel modo col quale , fu ordinato, e Beatrice si ebbe nella nuova • cella un tozzo, di. pane bianco, e un raggio di sole puro: con questi la creatura umana può vi vere, o almeno aspettare che la scure o l' affanno la uccida. Una volta la scure, perocchè la giustizia ferocemente sincera gavaziasse brandendo la spada; ai miei giorni lo affanno. avvégnadio, piegando .ai tempi, anche la giustizia, educata, in collegio dai Gesuiti, siasi .fatta ipocrita : ma non dubitate, .no, i suoi colpi - per essere ammalati co' bastoni di arena non riescono meno mortali di quelli percossi con la piccozza. Il giudice, del decinaosesto secolo, sbrancato dalla razza dei tigri, con un colpo granfia ti faceva 'scemo del capo; il giudice del secolo decimonono, se timore di Dio non lo. soccorre, e paura d' infamia, a modo di serpe ingoia poco a poco:gl' improvvidi uccelli, siechè• tu' glieli senti pigolare fin dentro Io ,esofago, e glieli vedi palpitare anche. in - mezzo del corpo. ,Con una botta in testa „nei terilld passati anima e corpo. -estinguevano.; adesso il secolo civile ha ribrezzo del sangue, onde imparò ad acuire l'anima; e

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