Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

412 BEATRICE CÙNCI si dessero largamente i frutti della terra, avvegnadio, sua mercé, lo straniero non li colga a lui le migliori stanze nelle città, che valse a difendere; a lui reverenza figliale, ed affetto... onde io quando incontro qualche vecchio soldato avvilito sotto la veste di sbirro, mi sento scoppiare il cuore dalla passione. - A voi, liberi uomini, tanta predilezione pei soldati., infastidisce. Ma udite me, che parlo aperto; occorre speditissimo il rimedio 'per licenziarli: fatevi tutti soldati, c,ome adesso fra gli Svizzeri, .e come una volta ( per poco) nelle Repubbliche del medio evo. Io vi avverto però, che per qualche ora bisognerà abbandonare le botteghe, e i fondachi; non registrare qualche sessione, o perdere lo sconto di qualche cambiale; udire più tardi se Metta bene là vigna, o se la vacca sia pregna; forse (sagrifizio più duro!) mancare qualche sena alla veglia, o al teatro... bastavi l'animo a tanto? Se bastavi, e se sentite la necessità di Vestire a corrotto finchè la servitù della Patria dura, licenziate gli eserciti stanziali; imperciocchè oltre la spesa strabocchevole, che sempre portano seco, le armi Oste in mano a pochi se talora difendono la libertà, più spesso convertonsi in arnese di tirannide. - Privi di virtù civili e di virtù militari, che Dio vi benedica, o come mai presumete voi acquistare la libertà, ed acquistata serbarla? — Voi voleste mietere, e non seminaste; voi non piantaste, è voleste raccogliere. E quando avreste seminato e piantato, avreste eziandio dovuto sapere che altra è la stagione del seMinare, ed altra 'quella del mietere; che alla primavera non si domandano i frutti dello autunno, nè allo autunno i fiori della primavera; che i frutti bisogna, prima di coglierli, lasciare al sole perchè maturino; e colti anzi tempo guastano la pianta, e morsi al-legano i denti. Io parlo a voi, che vi chiamate amici della libertà; però che altrove non sarei inteso, e forse chi sa sé lo sarò da voi. Voi avvisaste, e per avventura avvisate anche adesso, tenere su ritta la libertà co' chiodi; però in cotesta guisa fahnosi crocifissi, non già cittadini liberi. Per forza non si fpnda libertà, come per forza non fondasi servitù: per forza si fa l' aceto. Quantunque volte sopra terreno non dissodato forte, e generosa virtù tu pianterai con violenza la pianta dellaT libertà, perderai irreparabilmente gli effetti della persuasione e della violenza: quella, perchè non bada alle parole, ma ai fatti; questa, perché essendo proprietà di tirannide, comunque invocata dalla libertà, bisogna che a tirannide ritorni. Qui fo punto, e torno agli sbirri: • rispetto ai quali, quando hai meditato un pezzo, ti converrà concludere con la ragione dei gatti,

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