Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. 'MI. - IL TEYERE 301 e implorarne l' aita con Modo singolare; imperciocchè presone « il pargoletto figliuolo nelle braccia; si prostese supplicando da- vanti l'ara domestica; la quale maniera di pregare si repu- ,« lava presso i Molossi solenne, e la sola che non potesse « rifiutarsi» (13). Così un uomo di sembianza sinistra, membruto a modo del I' Ercole l'arnese tenendo nelle braccia il minore dei figliuoli di Giacomo Cènci, verso di questo lo sporgeva supplichevole. Cotesta squisitezza di affetto era facile che si dimostrasse da donna Luisa amante, e madre; ma come fosse caduta nell' animo ad Olimpio, natura tristamente salvatica davvero, non si saprebbe immaginare. Talora le api posero il favo del -mele nella gola della fiera; ma ella è cosa tanto straordinaria, che Sansone ne fece argomento di enimma pei Filistei (14). Ma il partito giovò ad Olimpio; che tenendo il fanciullo come 11 corno, dell' altare, confessò pianamente a 'Giacomo tutte le sue colpe commesse per ordine del Conte Cenci al fine di distruggergli la pace domestica. Intanto il pargolo sollevava di tratto in tratto le sue manine, e tutto vezzoso rideva, sicchè Giaceva° non seppe sdegnarsi contro Olimpio; il quale, colto il deWQ, posto nelle braccia del padre il fautolino, soggiunse; — Ora, poichè col figlio vi ho portato la pace,, in grazia di questa innocente creatura, che per me intercede, io vi supplico, signore, che mi vogliate perdonare. Giacomo tacque, e girò gli occhi: attorno torbido sempre, e sospettoso; se non che Luisa, indovinando quel muto linguag- gio, trasse da parte ; è postasi genuflessa davanti al marito, così gli disse: — Mio sposo, e signore; noi abbiamo scambievolmente dubitato della nostra fede. A. me valga per íscusa considerare che dalla perfida lingua del serpente non seppe guardarsi neppure Eva, la, quale, come uscita dalle mani stesse del Creatore, deve supporsi che fosse composta con perfezione maggiore di noi. Avendo conosciuto lo scellerato fine a cui mirava Francesco Cènci , e considerando gl' ipocriti non meno che tristi argomenti posti in opera da lui, io mi credo sciolta da ogni promessa giurata, e vi . faccio manifesto come, mossa dalla disperazione, io me ne andassi dal suocero, gli esponessi lo stato.

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