Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

214 BEATRICE dri. ei come quello che industriosissimo uomo era, non aveva messo tempo fra mezzo, e con suoi arnesi saputo in breve ora ri- durre altre chiavi , adattarle alle serrature dei sotterranei. Tolto commiato, fingendo apparecchiarsi al viaggio, si pose in guardia nella stanza terrena, dove metteva capo il corridore che 'riusciva alla porta dei sotterranei: quivi prese la valigia da trasportarsi sopra le groppe del cavallo; riguardò la briglia, le cinghie, la sella e le armi; e come se avesse rinvenute queste irrugginite pel non uso, con olio e smeriglio si tratteneva a polirle, stando sempre con l'occhio avvertilo. Al Cènci, quando parve tempo, persuaso sorprendere Beatrice con qualche foglio scritto da lei, o ricevuto di fuori mercè il soccorso di Marzio, cauto, ed obliquo a 'modo del gatto, strascinandosi a stento per via della sua infermità, à' ingegnava penetrare inosservato nella prigione di Beatrice. Marzio, appena con la coda dell' occhio lo vide comparire alla lontana, scattò la pistola, la quale sparando levava immenso rimbombo in cotesti luoghi chiusi. Lo astuto Conte penetra di un baleno la trania; freme in cuore, ma in volto non muta colore, non istringe 'sopracciglio: ogginiai per cotesto segnale Beatrice era stata avvertita, e la sorpresa riusciva invano. Si appressava pacato a Marzio, e 'con ipocrita ingenuità gli diceva: — Ma badaci, figliuol mio, un' altra volta; thè ti potresti guastare una mano. — Figuratevi! gli e stato proprio casaccio. Restare inabile per tutto il tempo della vita preme ancora a me. - Lasciate però che io mi rallegri con voi, vedendovi così presto guarito della gamba da potere uscire da letto. — Veramente cotesti buoni Religiosi, che tu hai veduto, mi avevano portato una reliquia capace di operare questo, ed altri miracoli; ma io non ho consentito che per me disturbassero Dio nello eterno suo soglio: mi attengo modestamente allo empiastro di malva. Io mi sento lutto altro che sanato; il bisogno di prendere un poco d'aria pura, il fastidio insopportabile di tenermi giacente in camera mi ha spinto a perigliarrni fino qua. Marzio porgimi il braccio, tanto che io possa un po' riconfortarmi qui allo aperto. Marzio gli diè braccio; sicchè a vederli parevano i più amo-

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