Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XIV. - MONSIGNORE GUIDO GUERRA 241. starla, ed essa sempre tacque; solo una volta le uscì dal profondo del petto una parola, e fu questa: — È fatale! — Sgombrate tutti di qua - ordinava il Conte ai famigli; - tu, Marzio, rimanti... Senti! aveva divisato darti in custodia costei, in prova della fede che in te ripongo... ma sarà meglio la guardi io stesso, onde ella non ti affascini... Tu va su nel mio studio; nel banco, nella prima cantera a mano destra, troverai un mazzo di chiavi; prendile, e portamele... Affrettati... va... e non se' tornato ancora? Marzio, costretto a rimanere spettatore dolente dello iniquo caso, andò, e tornò in un baleno con le chiavi: egli rialza la donzella, e, interponendosi fra lei e il padre, finge spingerla aspramente davanti a se dentro i sotterranei. Aveva Marzio lasciato di alcuno spazio lontano Francesco Cènci, quando un doloroso guallo gli giunse agli orecchi, che lamentava: — Morire così.., senza pane, e senza sacramenti. Ah Conte traditore!... Marzio conobbe come altri misteri di delitto rinchiudessero cotesti sotterranei oltre quelli che contemplava, e drizzò il volto dalla parte donde veniva la voce; ma Francesco Cènci sopraggiunge ansante in quel momento, e lancia contro il servo temuto uno sguardo pieno di bile e di sangue; - sprillo di veleno uguale a quello che getta il rospo inacerbito. — Hai tu inteso un lamento? — interrogò il Conte. — Lamento! — Sì, come di anima in pena... — Mi è parso... cigolio di vento, che fa molinello in que- sti sotterranei... — No. . . no. . . sono lamenti... perche qui dentro tenne prigione il mio avo un suo nemico, e ve lo fece morire di fame. Indi in poi è voce, che nei sotterranei si veggano spettri; ed io ci credo... — nomine aiutami! Io per me non entrerei qua dentro nè anche con l'Agnus Dei in tasca. 31

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