Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

216 BEATRICE CENCI E Verdiana di rimando: — Sentitemi, don Cirillo, io non leggo libri stampati come leggete voi; ma la ragiono così: vecchi siamo anche noi, pure per la grazia di Dio non impediti in verun membro, o sentimento del corpo; però, finchè la Provvidenza ci mantiene destri, vuol dire, che secondo le facoltà nostre intende che qualche cosa facciamo. Tempo per riposarci, Reverendo, ce ne avanzerà anche troppo quando anderemo a dormire nel campo santo. Contro alla opinione di vostra Reverenza io dichiaro, che Marco essendo vecchio può affaticarsi néi lavori che convengono ai vecchi; non più sassi egli deve portare, nè mattoni, nè calcina; non più grano al molino, nè some di vino al mercato; non più il Dottore, ch' è più peso di tutte queste robe; ma gli basteranno molto bene le forze per portare erbe in Roma, e ritornare carico di qualche coserella che ci potesse abbisognare. Ciò lo conserverà sano, e a noi . sempre gradito; perchè 'vedendolo ozioso a ingrassare, chi sa che non ci cadesse in disgrazia come un disutilaccio mangiatore di pane a tradimento. Verdiana, voi siete la erede vera della Sibilla Cumana. Come poi successe il caso dell' Asino tornato, e del danaro cresciuto potranno sapere tutti coloro, i quali si compiaceranno leggere il veniente capitolo.

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