Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

180 (7) Nel refettorio del convento del, frati Domenicani In Milano, scrive l' EUSTACE , fu già il celebre Cenacolo di Lionardo da Vinci, considerato come suo capo d' opera. Soppresso 11 convento, la sala fu convertita in deposito di artiglieria, e IR' pittura diventò bersaglio dei soldati francesi per esercitarsi al tiro! Che di peggio avriano potuto fare i Croati? Miravano principalmente al capo del nostro Redentore, a preferenza degli altri. Lady IvIorgan, nel suo viaggio in Italia, smentisce questo fatto, assicurando avere ella cercato indarno traccia di simile profanazione: però poco oltre afferma, una porta essere stata praticata fra le• gambe del Salvatore; ed ecco come andò la cosa. E' bisognava trasportare pei chiostri dalla cucina al refettorio la vivanda ai frati, e nel trasporto freddava. Per riparare a tanto disordine In pieno Capitolo venne rnaturamente deliberato si aprisse una porta, che metteva il refettorio in comunicazione con la cucina, la quale si trovava per l'appunto dietro la pittura di Lionardo. In questa guisa la Cena di Cristo venne 'guasta per amore del Desinare dei frati. — LADY MORGAN, L'Italia, T. I. p. 134. (8) Costume antico degli ospiti, i quali al termine della festa o d,e1 convito donavano loro veste e pallafreno, e talvolta ancora danari; e ripone- vano in loro facultà restare, o andare; e questa era gentile formula di h complimento. (9) Domiziano invitò a cena i principali senatori e cavalieri di Roma, e gli accolse dentro una sala perle pareti, al soffitto, e sul pavimento parata tutta di nero. Nella sala sorgevano colonne funerarle, chiamate cippi, Co! nome impresso di ogni convitato, e sorreggenti fiaccole funerarie. Nè qui rimase il crudele giuoco. I padroni erano separati dai propri! servi, e Invece loro comparvero giovani ignudi anneriti a modo di Etiopi; e tenendo in mano una spada sfoderata si posero silenziosi e terribili a Intrecciare un ballo tondo intorno ai convitati, e poi ognuno di loro si recò presso al letto di Un commensale' per ministrargli. I cibi furono in tutto simili ai consueti a imbandirsi ai' defunti nei funerali. Grande fu, ed è dà credersi, la paura dei convitati; e Domiziano, per accrescerne lo spavento, favellava di 'gente trucidata e di stragi commesse per sollazzo del signore. Terminato il pranzo, con lieta cera accomiatò quegli sciagurati più morti, che vivi. -•-• DIONE CASSIO in CUVIER. Storia degl'Imperatori Romani, lib. 17. § 2. Evidentemente questo racconto somministrava a Vittore Ugo la idea della scena dei cataletti nella Lucrezia Borgla. (lo) Fuori le frutta nei tempi passati significò ordine di strage a tradimento, ed ecaine il perchè. Aterigo dei Manfredi , Signori di Faenza, nella sua ultima età si rese frate Gaudente: egli fu tanto crudele e dispietato uomo, che venuto in discordia co' consorti, cupido di levarli di ferra finse volere riconciliarsi con loro; e dopo la pace fatta Il convitò Magnificamente , e nella fine del convito comandò venissero Neri le frutta, le quali erano il segno dato a coloro, che gli avevano a trucidare. Adunque di subito saltarono dentro, e uccisero tutti quelli che frate Alberigo volle che morissero. LANDINO. — Una nota del Cod. Cass. ci fa sapere, che gli uccisi a 'tradimento furono . due fratelli, Manfredo ed Alberghetto, nipoti del frate. Il BOCCACCIO ci afferma Alberghetto essere stato figlio di Manfredo, ed aggiunge, chi, fanciullo com' egli, era, assalito che vide il padre, corse

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