Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. IL - IL SUOCERO 151 — Essi? Oh! essi, la Dio mercede, sono già provveduti, e non hanno bisogno di niente — rispose il Conte; e i suoi occhi si raggrinzarono, e la pupilla costretta mandò fuori un lampo di riso maligno. . . Don Francesco non mi muove curiosità, ma voglia di non comparire alla mia coscienza cupida del bene altrui, nello insistere a sapere come venne provveduto ai miei signori Cognati . • • — Essi hanno sposato una potentissima dama che fa loro le spese, e come a loro le può fare, e le fa ad altri ben molti...,— Di ciò, se vi piace, parleremo altra volta, donna Luisa, e con agio maggiore. . — Signor Conte, prima di lasciarvi - e donna Luisa esitò uno istante; poi amore di madre vincendo la donnesca alterezza, fattasi coraggio riprese: - io vorrei esporvi la causa, che mi persuase di venire a inchinarvi. . . — Ditela. . . — Se i miei voti saranno ascoltati in cielo voi vivrete an- che cento anni; e i miei figli, intanto, stremi di tutto... — Ah sono pure il solenne smemorato ! - incominciò a dire don Francesco toccandosi lieve lieve il capo; e come se favellasse seco medesimo. - Povera donna! ha ragione. - Sopra il piatto di cotesto sciagurato ella non può fare assegnamento, dacchè ei lo spende fuori di casa con altra femmina che ama; con altri figli, che più dei legittimi formano la sua tenerezza... -- Come! come! - proruppe Luisa afferrando con ambedue le mani il braccio destro al suocero. - Dunque, don Francesco, lo sapete anche voi? — Signora nuora - replicò il Conte con volto austero - io vo' che sappiate, il cuore d' un padre non essere meno geloso della fama dei figli, di quello che il cuore delle mogli noi sia per lo affetto dei loro mariti; ma nel naufragio di ogni onesto sentimento di Giacomo tutti dovevamo perdere... voi uno sposo... io un figlio. — Luisa mandò un profondo sospiro. — Ora uditemi, donna Luisa. Io vi somministrerò volen-

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