Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. IX. - IL SUOCERO 141 a osso all' uomo, che scelse a suo compagno nella vita: — però io devo astenermi dalle parole, e forse ne ho favellate troppe, chè potrebbero farvelo amare meno. . . O Giacomo! quanta notte di angoscia tu versi sopra gli estremi anni del tuo povero padre! Ecco mi è ignota la faccia dei miei nepoti — gentile orgoglio degli avi. — >Noi potremmo vivere tutti sotto il medesimo tetto, uniti nella benedizione di Dio ! Questo palazzo è troppo vasto per me; io lo percorro solitario, e assiderato; io, che dovrei specchiare le mie sem- bianze rinnuovate nelle sembianze dei miei nepoti io, che dovrei riscaldarmi nelle loro carezze; tra i cuori nostri, che anelerebbero .accostarsi, e le nostre persone sorge un muro di bronzo; e tu, sciagurato Giacomo, ne sei stato l' artefice! Luisa, considerando la sembianza del vecchio tinta nella cenere dell' odio, temè avere aggravata soverchiamente la. sorte del marito. Onde cauta si ritrasse domandando pacata: — E tanto vi offendono, Padre mio, le colpe del vostro figlio, che la speranza di un meritato perdono non possa scendere mai dentro il vostro cuore paterno? — Io lascio giudicarlo a voi. Vi rammenterò cosa, la quale per essere conosciuta universalmente mi dispensa da rinnuovarne l' acerbo racconto. E chi fu quegli che condusse Olimpia a dettare lo scellerato memoriale al Papa, per cui mi svelsero dalle braccia cotesta figlia traviata con tanta ferita al mio cuore, e danno della mia reputazione? Giacomo. — Chi procurò che cotesto libello infamatorio pervenisse nelle mani di Sua Santità? — Giacomo. — Chi fu che, prosteso ai piedi del Vicario di Cristo, lo scongiurò con sospiri e con lacrime della mia morte? — Chi? Un nemico, forse? L' erede di uno, a cui io avessi dato la morte? — No — Giacomo uomo, che mi deve la vita. . . — O Padre mio, deh! via, placatevi forse vi riportarono di Giacomo più, e peggio di quello ch' ei dicesse o facesse. Il vostro antico senno conosce l' usanza pessima dei servi di mettere male del caduto in disgrazia presso il padrone, ingegnandosi di venirgli in grado coli' aggiungere legna al fuoco. - E se anche i falli del vostro figliuolo fossero gravi come

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