Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

I 28 BEATRICE C ÈNCI — E siccome ella repugnando non si accostava, Giacomo avvicinò la sua alla sedia della consorte. — Tu hai da sapere, che la madre mia fu onesta quanto bella. . . angiolo mio, come te . . . Però se mantenne purissimo sempre alla fedeltà coniugale il suo cuore., tu capisci eh' ella non potè impedire che altri s' innamorasse di lei. 11 signor Gasparo Lanci, nostro gentiluomo, ne concepì altissimo affetto; e procedendo meno discretamente che a bene avvisato cavaliere non convenga, pubblicò la sua passione stampando un funesto sonetto, che mi rammento benissimo, è diceva così: Posciachè amor per voi mi accese il core Forse di troppo a me onrata fiamma, Così di fuoco ho la sinistra mamma, Che non ho refrigerio al fiero ardore. Mi nutrisco di pianto, e di dolore; E bench' io mi consumi dramma a dramma, Mi restaura il calor, che sol m' infiamma; Così mi ctncidì, e mi ravviva amore. Virginia il guardo onde tanto arso fui Ei tanto fisso nella mente siede, Che non posso pensar se non a lui. Se da voi non impetro horm,ai mercede Cenere mi farà, chè non di altrui Si può smorzar l' ardor che ogni altro eccede (9). Questo sonetto, che può considerarsi come un crimenlese di poesia, forse fu 'assoluto dallo amore, non da mia, madre. 11 giorno dopo , 'che il signor Gasparo glielo ebbe mandato in dóho 4mpresso sopra mantino• rosso, egli venne, secondo la usanza, a visitarla, assente Francesco Cénci. La signora madre tostochè lo vide si levò in piedi; e, fattagli reverenza, con voce alquanto alterata prese a favellargli così: « *Carissimo signor Gasparo; dopo la pubblicità del suo sonetto, speravo che vossignoria , comprendesse come una gentildonna onorata non potesse riceverlo più oltre; é poichè il

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