Ignazio Cantù - Gli ultimi cinque giorni degli austriaci in Milano

IO Vivano gli uomini che fusero tutti i loro sentimenti in un unico pensiero , quello della patria! vivano le donne che incuorarono i fra- · tclli, i mariti , i padri colla forza della parola e dell'esempio! i sacerdoti che, accalorati dallo spirito dd Vangelo, animarono colla voce c coll'opera la redenzione dalla schiavitù, continuata dall'ambizione degli uomini anche dopo che Cristo, colla prçghicra domenicale inscgnanòoci a chiamar Dio col .nome di padre, dichiarò che siam tutti fratdl~; v~vano i raga~zi, che colle piccole mani portarono la pietra dell' edificio di cui godranno il compimento, c che sapranno un giorno tutelare colla forza e col costume. Vivano gli scrittori che a traverso ai timori delle carceri c degli esigli, alle delazio11i dc] censore sapevano gittar là IJUclla parola che, meditata, doveva fruttare: viva l' arcivescovo Romilli ! Ja cui venuta fra noi rendendo italiano il santuario mollemente custodito dall' oltremontano antecessorc, aperse l'era del risorgimento , c il dì dell'Epifania sul pulpito invocando da Dio più miti cons,igli a chi ci governa, accusava ai piedi della croce l'abuso d'un potere accordato per rendere fdici; c l'arciprete Opiz.zoui che, ottuagenario, dopo aver assistito alle vicende di tre f!Uarti di secolo, osò dichiar,.re colla schiettezza d'una parola che viene dal cuore, delitto di lesa umanità le camifìciue

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