Via Consolare - anno I - n. 7-8 - giugno-luglio 1940

CIELI ... Vi,dama dei momenti di una tale vastità di episodi e di una siffatta varietà di fenomeni che l'impostare un problema regionale può sembrare pleona.stica e vacua fatica. Elppure è proprio in questi momenti che, nell'agitazione scomposta, preparano gli a.ssestamenti di domand, che si deve quanto più possibile curare il particolare e si deve cercare di riportare a ga,l:Ja interessi sonnacchiosi nella coscienza dei più, soprat,. tutto quando si tratti di interessi cosi nobili quali quelli della vita interiore di una terra e di una schiatta di gente. La vecchia Romagna muore; non Si perde un folclore, che sarebbe poco male dato che non teniamo anaLto alle paccottig11e secolari; si perde uno spirito, un carattere, un· anima. Ai soliti runici dello scandalo suoriierà male che, in un'epoca imperiale come la nostra, non del r,elitti di vecchissimi tempi, ma dei giovani si appa.ssionino alla constatazione della decadenza. di Ullla coscienza e di una cultura regionaùe; eppure quanto crediamo di essere più nel vero noi che, nel trionfante metropolismo di,voratore, ci sentiamo di non rinniegare il carattere e il valore della provincia, poiché la provincia è, in tutto, nell'arte come nella politica, ma soprattutto nella maturazione di perfetti tipi di uomo, la grande madre degli italiani; e crediamo che si po.ssa verainente servire C ampliamento spÌl1itua.le della Nazione inserendo la provincia sul piano dell'impero, cioè liberandola dalle ,scorie del gretto campanilismo, se.'lza. rinnega,. re il contributo spu:ituale di affetti, di vitalità culturale che essa porta nell' ancrno dei suoi - -, si tratta, è intuile dimenticarlo di un contributo insostituibile. E' allora giusto, domandiamo, che soltanto vecchie torri ruinose rimangono a testimoniare di una gloria antica e di uno spirito che ancora ribolle nella gente? Non deve esserci un movimento culturale valfrrizzan,te le vecchie glorie, un mov:mento d1 stud.che ripr,esenti le vicende storiche, che aggiorni, nel quadro della cultura na,. zionale, i contributi notevoli dati da romagnoli, nei tempi, alla causa della Nazione e della civiltà ? I nostri scrittori poi possono forse pensare di trovare sfondi ambientali di maggiore rilievo che in questa loro vecchia Romagna ? Ricordino che tutta la nostra grande narrativa è regionale e cioè vivente su un sfondo dialettale. FondazioneRuffilli- Forlì La Romagna coloristica giovani e Un . . anz1an1. e canora programma non di lav § IPII~111lUA\IL111 A\ Siamo in tempo di guerra e, cioè, in tempo di semtnagione. Mentre l'azione totale ferve, il pensiero appresta i germi della vita nuova di domani. Guai a chi dimentica di ueUare il seme a piene map.i e a te1npo opporéuno; il sole nuovo farà POi sbocciare i fiori nuovi e farà maturare i nuovi frutti nella imminente primavera e neU'eS'tate d'Italia e d'Europa. Prendo perciò anch.'io, uomo molto maturo, questa Via Consolare, battuta baldameme da passi giovanili, perchè da essa mi sono venwte voci di poesta, di fede e di amore. Prendo questa via, col sacco pieJW di buona semente, stcuro di ritrovare una buona terna materna a cui atfiàare il dono sacro. Ho una grande speranza nel cuore, che come un sole tutta mi accende; rtsogrno nella fantasia una Pasq1ia di resurrezione deU'anima deUa p.ostra gente, la quale tanto più si manterrà fedele alle antiche virtù della nostra razza romagnola, tanto più si dimostrerà italiana, a somiglialnza del Duce d'Italia romagnolO, italtanisstmo. La regione è un aspetto della Patria, cosi come la famiglia, è il più elementare e intimo aspetto della Società umana; chi questo non intende è un bastardo. Le radici della Patria affoT11CLannoel cuore deUa regione e ne traggono tutti quei vari succhi, che insieme combinati producono la sintesi-tipo dell'uomo di una data mzza e nazione. E 11,onbisogna neppure dimenticare, che 1,a nostra bella li11i!Jua italiana non è altra che il prodotto raffi.nato della fusione dei nostri dialetti più puri e caratteristici. E cosi, come la lingua, anche tutte le alJtre espressioni del.la nostra civiità nazionale. La riviera della Ltguria, le Alpi, la pianura della Romagna, i colli dell'Umbria e della Toscana, le coste deU'Adriatico, la campagna romana, i golfi della Campania, i monti nevosi e i boschi delil'Abruzzo e della Calabria, Taormina, Palerm,o, la Sardegna, la Corsica, son tutti aspetti meravigllost, vari e differenti dell'unico voito d'Italia. Ri,peto: mi hanno spinto a prendere questa via voci di poesia, di fede e di amore, fioriite dall'anime di giovani; voci che io ho ascoltato come una diana di risveglio. Romagna, d1mque, non dorme più; vuol risollevarsi dal grigio letto dove da qualche tempo ~iaceva. sommersa nel sonno livellatore; vuol riprendere il suo fulgido colore di gemma solare, per brillare nella corona di alloro e di stelle di cui si cinge la chioma l'Jt.alia. Il nostro còmpito è chiaro e preciso; i santi profeti nostri ci hanp.o lasciato i loro testamenti: Oriani, Pascolt, BeJ.tramelli. Mussolini è creatura loro e dietro a lui procede una nobile ed eroica teoria c!i ~04toli. Pri1{1,0nostro dovere: conoscerti, ,amarli e seguirli. Secondo nostro dovere: riaprire lo scrigno di tesori, lasciatoci in patrimonio dal nostro popolo e di qu,elli arricchire la nostra vita grama d'oggi; per riconoscerci noi, per ritrovare le ragioni razziali dei nostri modi di sentire, di agire e di servire la Patria e l'Umanità. Dopo la grande Guerra mondiale, la Romagna aveva opposto aUa minaccia livellatrice e distruttrice ebmico-massonico-comunista una barriera formida1 I

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