L'Unità - anno VIII - n.2 - 11 gennaio 1919

che e :,Oprattutto per &orvegliare l'indirizzo e i metodi della pohtic.i. estera cd internazionale, con lo scopo di impedire che il (.'Ompromesi,o, che u:..cirà dalla conferema della pace. maturi DUO\'C guerre. Le riforme politiche. a questa necessità la democrazia doHeb– bc attingere energia per esigere tutte le riforme politiche, che valgano a democratirlharc real– mente lo Stato: rominci:rndo dal suffragio univeuale ma:..chilc e femminile. Certo non è il (,:~:,odi esagerare la. impor– tanza delle riforme elettorati, poiche in esi,e si trattano :..empre 4ucstioni di forma più che di sostanza. Ma oggi la .W!itam:a è data al po– JX)lo dalle :,offcrenr.e, dalle os!IBrvazioni, dalla critica .giornaliera di quattro anni di guer:-a, che valgono la esperienza intensificata della vita di una generar.ione. Anche chi è più adusato alle O:hervazioni e alla critica, molto può imp:i:rarr.d::i una conven,azione con un soldato reduce dalla trincea, o con un membro della sua famiglia, restato in casa a soffrire e a vedere tome le autoritù. hanno distribuito i vi\'eri o conce~( o rton conce~i i su,sidi e gli esoneri e le li– cenze, e come si sono imboscati i figli dei si~ gnori, e quel che hanno guadagnato i fabbri– canti di cannoni e di munizioni. e quel chr si è sperperato in sinecure di ufficiali e ozit di soldati in tutto il paese .... La guerra è stata combattuta dai popoli; ma la politica di conquista è stata preparata nel segreto da quei soli gruppi, i cui interessi materiali e i cui ideali politici avevano bbo– c,10 della guerra e della minaccia continua della guerra per prevalere nel mondo. Le r)formc politiche cli carattere democra– tico, sottraendo tl pochi gruppi interessati Il monopolio della politica estera, e trasferendo questa parte esscm:iale della politica alle as– semblee popolari_ elette a suffragio universale, mirano a realizzare il principio t: che a dcci• dere della guerra sieno chiamati coloro che la guerra debbono sostenere». Finora il popolo è stato tenuto e si è te– nuto assente dalla politica preparatoria della pace o della guerra: la terribile esperienza della guerra deve avergli fatto sentire la ncces– .91t,ìdi diventar partccipt> di questa politica. Ecco il contenuto del nuovo indirizzo. Esso Jkhiede certo parecchie rifonne ~enziali per eis~re attuato, una delle quali è la legge elet• torale. Questa deve soltanto armonizzare la forma col contenuto, e non basta per dare il conte– auto; ma la dissonanza fra forma e contenuto sarebbe incompatibile o nasconderebbe I' in• gnnno. Quanto al voto alle donne, in Italia e in Francia sono ad esso contrari molti, anche di parte democratica, pcrchè temono che la donna diventi docile stromento elettorale del prete: preoccupazione che può esser vera, e può an~ che es:sere una frase fatta. Ma la donna ha i suoi elementari immu– tabili istinti, tra cui è quello di avversare la perra. Qm:sto istinto deve diventare una forza politica, superiore ad ogni pregiudizio di parte. E se la democrazia ha voluto questa guerra per combattere le guerre future, deve anche sinceramente volere che la forza pacifista della donna non sia lasciata più inerte nei tempi normali, salvo a reagire disordinatamente quan– do la guerra scoppia; ma sta incanalata, rcggi– rnentata, educata, resa continuamente partecipe e responsabile della politica, che precede e prepara l'eventualità della guerra. Il terreno del dissidio. Su questo terreno - Società delle Nazioni e delle rifonne politiche - si delineano le due vecchie eteme opposte tendenze: la conserva– trice e la democratica. I partiti conservatori tendono oggi, a lar• gheggiare in fatto di leggi sociali, perchè te– mono il ritorno nelle retrovie politiche dei contadini. degli operai e dei professionisti, che sono stati in trincea; temono l'avvento di questa nuova democrazia della guerra, che li minaccia nel loro pacifico possesso del potere, nei loro privilegi e nei vecchi metodi di governo. E~i non amano Wilson e non amano la Lega delle Nazioni; non amano la riduzione delle spese militari, che vorrebbero aumentare; non amano la riduzione delle dogane, che vorreb– bero duplicare; non amano di perdere il mo- L'UNITA nopolio della poiitica estera e dei trattati ~e– greti. Sperano di di.mte,-essart il proletariato la quali prohle111i, pagandogli in contanti il prezzo dell'opera prestata in trincea. U pr(ll)VUln=e sociali w,o questo pre:;:o. Nelle mani dei partiti conservatori. militaristi e imperialisti, le leggi sociali sono !:fèmpre biate il prezzo cli on mer– cato politico. In Germania che altro fu la legi'ilazione sociale, se non il prezzo del con· sensv, che il socialh.mo tedci:>codette alla po- La vittoria L'u~ita dcll'on. Bi:.-.olatidal minii.tero Or– lando, ed il modo come la erbi è stata riso– luta, hanno una portata pa, \''.Hl, c,1 l,n ,;:i,..ni• ficato più alto di quello e he non rv~ 4,pµ..t- rire da una :.uperficiale 0!'.S1·rvaz,w11 ,( I:;' o . Orfan<lo, ri'!olv"'"~" !: l'ha risoluta, si proponcv.i. di 111,1 ,t re ,1e Bissolati è un isolato, che non ra~pre:senta che ~ :.tesso, o tutto al più qualche modesta corrente priva dì influenza e di risonanza nel paese. li lavoro della ,·cn:.ura ha cooperato e coopera a facilitare il proposito. Ma il colpo non è rim·cito. Giornali, quali il Secolo ed il Co,-ritre della Se a di Milano, il Gior11olt del ma/lino di Bo• logna, il Giornale del Po/olo ed il Afmaggero cli Roma, il Lavoro di Genova - per non par– lare che dei maggiori e dei quotidiani - si sono schierati apertamente per l'on. Bissolati. All'estero, le dimissioni hanno avuto uaa ripcrn1sslone, che varca i limiti cli un fatto di Importanza nazionale, per a!isurgcre a impor– tanr.a internazionale. U Jlfanclttsltr G11ardia11, che ha in Jrlghilterra uua importanza analoga a quella del Corr✓tre della Sera fra noi, com– menta: « L' on. Bisso/ali è il pn1110 mini.stro "' del/' I11leso ckt aMia nimnzialt al poltre ptr « co111pien un allo di/tde /ondalo)u/la gi11J1i :ia.ri , Il Presidente Wi1son a Roma ha ,oluto abbot– carsi ton Bis.solati, perchè lungi dal conside– rarlo un privato cittadino od un isolato, sente che egli è, e rapprescnt·1 anche, qualche cosa di più che un uomo di governo. La corrente di opinione pubblica, che ap– prova. e ~gue il pensieri,) dell'on. Bissol:i(j; i,;1 tOheva prima delle sue dimissioni queta e non agirrcssh•a, nella fiducia l he la discreta ma operosa attività di lui in seno al minb.tero fosse sufficiente garanzia per la difesa di quelle finalità di giustizia, per cui la democrazia in– ter\"CDnealla guerra, cd alle qnali vuole inror• mata la pace. Ora che Bissolati non è più nel ministero, tale corrente sarà 1>iùviva, più forte, pili combattiva che mai, pcrchè meno incep• pa.ta dalla illusione e dai riguardi di una volta. Ben è vero che Berenini è rimasto nel ministero, e Bonomi \ i è entrato (forse gli amici hanno così una garanzia elettorale?); ma nè I' uno, nè I' altro possono illu– dersi di :.\\•er sostituito Bissolati. Questi se n'è andato solo: ma ha portato con sè tutto c.ò d,e di idee, di f1..de,di coscien1.a rappre– sentava nel minbtero. Quelli, che son rimasti con l'illusione di sostituirlo, si sono prestati, consapevoli o no, a perpetuare, proprio nel momento in cui era il ca~o di sfatarlo, quel– l'equivoc,11 che ha permesso per tropp"> tt>m• po all'on. Orlando di giuocare t'i equilibrio fra la tende~ za rappresentata da Bissolati e quella rappresentata da Sonnino. Berenini e Bonomi si sono politicamente liquidati. E si è politicamante liquidato Orlando ~terso. Il quale n i suci atteggiamenti in seno :il ministero. e più ancora nei vari disco~si, specialmente in quello a.irapprescnt:lnti delle nazionalità oppresse. dopo il con\"egno di R mia 1 aveva ~empre fatto credere di essere in perfetto accordo col pensiero di Bissolati. Nel cozzo delle due tendenze, quando. giunti all'epilog.,, necessariamente si doveva se glie– re, l'on. Orlando si .è rh-elatò , ontro Bisso– lati e :,i è accodato all'r-n. Sonnino. For~e h :t creduto che I' on. Sonnino fosse parlamentar– mente più forte. Non , onosce che !a piccola politica dei chiusi ambienti parlamentari, quasi del tutto fuori dalla \'ita della nazione; la incertena e h deb)lezza del suo tempera• mento, l'assenza di una fede profonda, non gli penuettono oi suscitare e dominare le grandi correnti della pubblir a opinione, per mc.do che influiscano e premano anclu: sui litica imperialbta e quindi alla guerra. che do~ \'eva reali1.1.arla > Jn Italia avverrtt for.seun analogo mercato? Gli eccebi r,1gionamenti filosofici, con cui il S· ciali,mo ufficiale ha giustificata la sua as– :.cnza dalla guerra. ~rviranno anche a renderlo as:.entt:: dal prC>g"rammadella pace, in com– penso ùella el"rgizione al solo proletariato in• dm,triale di qualche nuova legu-e sociale? A. D1:: VITI DE MARCO di Sonnino de1\utati. E. un abile parlamentare, non -.ar.i mai un uomo di :.tato. 11 ministero, <.be è riisultato t'alla crisi si chiama sempre « mi11isltro Orl,,ado » ma non è <;h~ mù,isle,o So,mi-flo. » L' on. Sonnino ne è d1ve~v;o il presidente efff'tti\"o: qne lo che far,' la politica; I' on. Sonnir.o prenderà le d liberazioni, e !"on. Orland ,.... farà i discors.i! E la mentalità 0ell' on. Sonnino è anche sempre quella, che era all'inizio della guerra: la mentalità cioè di quella \"ecchia diplomazia che con<iiderò la guerra pr{sente come un semplic conflitto territoriale e Cl1loniale fr;t uno stat , - la Germania - che vole a in• grandirsi a dm no di tutti gli altri, e questi altri che si ass eia va· o p~ r difendersi e in• granclirsi a spese della Germania e dei s•1oi alleati. Con tale mentalità -.i stipularono gli ac• cordi in cui i Governi del\' Intesa. si divide– vano, per il caso di dttoria. la pelle deli'orso, riconoscendosi a \"iccnda il diritto di afferrare ciascuno qli'anto avrebhe potuto, S.'llvoa ri– prendere, 11 guerra finita, ciascuno la propria lihertà. per ritornare magari agli antichi amori ed alle 3ntiiche alleanze. Co·1 tale mentalità 1•on. Sonnino, il 25 cttobre 1917, in piena Camera, mentre cominciava lo sfacelo di Ca– poretto, '>mentiva che tr I i fini di guerra dell' ltali.1 vi fo~e quello dello smembra– mento dcli' Au tria. « Tra z" 11ostri Ji11i di « gutrm 11tm vi so110 nè gli smembrommli de– « gli St ,ti mmie,~ nè cambillmenli deK!i altrm « ordùtnmmli i'ntemi. » E malgrado che i fatti 3bbiano smentite tutte le prévisiom e tutti i propositi dell' on. Soonino, egli resta sempre attaccato come un'ostrica allo scoglio del suo « trattato i Londra». Il quale trattato ignora gli italiani di Fiume, non assicura protezione alcuna agl'italiani di qu Ila parte della Dal• mar.ia , dle l'on. S, nnino ha destinato a non far parte d Il'Italia, non assicura il porto di Trieste contro il pericolo di una guerra di tariffe do!!anali e ferroviarie del rt.troterra; abbandon I due terzi dell'Albania ai greci ed ai serbi. L' on. Sonnino è troppo vecchio conservatore ed è troppo ostinato per com– prendere che il grande intere.sse di una na– zione consiste più che nella conquista di po– chi chilometri quadrati di territorio, nel pro– curarsi le amicizie dei popoli vici~i e nell'as– sicurarsi espansioni commerciali e culturali fra questi popoli. Di contro a questa concezione sooniniana, conservatrice, nazionalista della guerra, \"i è stato in Italia un gruppo, che fin dall' inizìo, ha intuito la nuova situazione, che andava creandosi nel mondo, e come questa guerra portasse nel suo seno un contenuto profonda– mente democratico e rivolazionario. Di tale gruppo fu ed è simbolo e porta,·oce Leonida Bissolati, il quale, neutralista il 1° agosto 1914, in contrapposto all'on. Sonnino, che voleva en– trare in guerra a fianco degli Imperi centrali, divenne inten·entista nel settembre, quando giudicò maturo il momento di porsi recisa– mente a fianco del!' Intesa. E furono con Leo– nida Bissolatì, non tanto le organizzazioni chiuse ed uflìciali della democrazia, quanto le molti• tudini di popolo, in mezzo alle quali, per tra– dizione mazziniana e garibaldina, è diffuso lar• garnente il sentimento della democrazia. E Pinterventismo democratico di Bissolati ebbe fm da principio una concezione delle finalità della guerra, ben diversa e ben lontana da quella dell'on. Sonnino: trionfo del principio di nazionalità in tutta Europa, e conseguente– mente dissoluzione dcli' Impero austro~ungarico e di quello ottomano; distruzione di ogni militarismo, perchè alla ,·iolenza subentrasse un concetto superiore di giustizia e di diritto a governare i ra(>porti inte111a.zio11ali;pice di giustizia e limitazione degli annarnen.ti dopo la vittoria, per togliere. nei limiti del pos.,.ibile, ogni causa di guerre future; la soluzione del problema nazionale italiano con~iderata come un caso del problema della giustizia uni\'er– sale, e regolata con gli stessi criteri che dove– vano e~ere usati in tutti i casi analoghi. E questo è stato il sentimento deì nostri soldati. Hanno fatto la guerra per Ja paée. non la guerra dell'on. Sonnino. 11 grande ideale della giustizia e della fratellanza fra i popoli. l'aspirazione ar<lente alla pace, è stata la forza che li ha tenuti :,U per questi quattro anni. che ha fatto loro sopportare con pazien:ia i dolori e le pri\"azioni inaudite di una cosi atroce guerra. Nel periodo della neutralità e nella prinfa fase della guerra, l'on. Sonnino credè di poter dirigeie lu.i solo la barca dei dcstim <l' ItaUa. L'interventismo democratico era lascialo alla porta del Go\·erno, per le strade, per le piazze, nelle trincee a fare la politica per uso del popolo: Bissolati da,,a l'esempio ai seguaci e anelava a fare il sergente degli alpini. Ma quando a\'\'Cnne il primo disastro del Trentino, nell'estate del 1916, i conservatori italiani sentirono di non poter continuare la guerra senza rendere partecipe la democrazia dell'autorità ciel Covemo. E Leonida Bissolati fu chiamato a far parte del ministero Boselli. E a maggior ragione fu mantenuto, dopo lo sfacelo di Caporetto, nel ministero Orlando. La presen a di Leonida Bissolati nel governo assicurava la concordia fra democratici e con•t servatori nell'interventismo italiano. L' inter• ventismo democratico vedeva in lui il tutore delle finalità dem cratiche della guerra; l'ono– revole Orland , e l'on. Sonnino sfruttavano cosi il consenso del paese che venjva alla loro opera attraverso la persona di Bissolati. Ma non appena la guerra è finita, i con– servatori nr.n hanno sentito piìi la a:-.!,Oluta ne essità della solidarietà dell' in erventisme democratico. L'on. Sonnino, l'uomo del 1898, ha rime~so fuori le unghie. L' on. Orlando è uscito fuori dagli equi,·oci. E l'on. Bissolati è stato messo alla porta. È avvenuto ~t Bissolati - il precursore di \Vilse,n nella politica italiana - quello che gli imperialisti dell'Intesa ~peran,) debba succe-– dere a \Vilson nella politica mondiale: tutti e due sfruttati per la guerra: tutti e due licen– ziati, quando 11i tratta di :.tabilire se le finalità conservetrici o le finalità democratiche deb– bano dirigere la pace. Oggi l'on. Sonnino è il dittattore d' [talia. Orlando è una comparsa. Bonomi e Bec-eninl sono le ombre della comparsa. Strana situazione invero : mentre in tutto il mondo :.i parla contro i trattati segreti, mentre si inneggia alla volontà dei popoli, mentre si grida che la pace deve emanare dalle libere volontà delle nazioni, in Italia non si sa ancora ufficialmente che coaa Son– nino vada a fare a Parigi. Si è tanto pidato contro Lenin, che con atteggiamenti dittato– riali ha disposto dei destini della RUBSia : l'atteggiamento dell'on. Sonnino, salvi gl' in– tenti conservatori, in che cosa differisce dal– l'atteggiamento di Lenin? Noi non vogliamo dissimulare in alcun modo la nostra sconfitta : ma~na pugna vicli sw1111s: abbiamo perduto una grande battaglia. Ma non abbiamo perduta la guerra. Abbiamo ancora la volontà, abbiamo ancora le forze necessarie per continuare. ( C.llsura) CtEANTO BoscoLO.

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