L'Unità - anno III - n.4 - 23 gennaio 1914

448 Ora basta dare uno sgu:1rdo alle sta tisti– che per saper e che b Sicili:-1,per la viabili tà ord inaria , occup a i~ j,osto nel rapport o tra la lunghezza delle strade e b supe rficie de!P isola. con 30 Km. per 100 Km. qua– dr;ni, col magro conforto di vede re in con– dizioni peggiori delle proprie solo la Basi– licat:1 e la Sardegna, mentre le cifre dcl– i' Emili :1 e della l.ombnrdia sono rispetti– vamente di 88 e So Km. per 100 Kmq. Basta leggere i rapport i inviati dagli Uflicii del Genio C:ivilc (che pur sono alla dipend enza del Ministero dell' on. Sacchi) per npprenderc la quantitù non indifferente di comun i isolati esistenti in Sicilia :1i quali non è possibile accedere, in inverno, ,up– purt· a piedi. 8:ista leggere quegli stessi rappo rti per notare r assenz a assoluta di qu alsiasi la voro di sistem:1zione di torrenti, le cui allu vioni arre cano Ct3"mri-i'~ff ;i 'alle propr ietà erl alle strad e esistenti. Citerò un fotto solo. Dopo la disast rosa alluvione di !\•lodica di oltre die ci anni fa, che commo sse il mond o inter o, gli stud ii per la sistemazio ne dei du e torrenti che ne furono la causa, sono apptn a iniz iati.' .. Ba stn leggere sempre i rnpporti ufficiali per sapere che In cos 1ruzione delle ~ comp lemenrnri in S:cili:1 si trasc ina da 40 anni e che mnlgrndo le leggi vota t e per le reti secondari e, alla loro costru zione non si pens:i neppure lon tanament e ! Ba sra leggere gli stess i rap port i per ap• prendere ~n quale stato si trovino ~ della Sicilin, per la siste mazione dei quali non occo rrono più di 40 milioni. Eppure tutti questi lavori di così grande urg enza ed uti lità - senza i qua li è follia parlare di soluzione del prob lema del lat i– fondo - .non si eseguono (I' on. Sacchi lo sa o dov rebbe saperlo) solo perchè non viene ·p ordine mini ster iale e i relativi danari. Or se così è, pcrchè ma i I' on . Sacchi viene proprio a p:ul:ir c alla buona gente itali ca - ignara delle con dizioni di certe regioni e perciò troppo credul;i verso coloro che ·ci chiaman o esagerat i - dei prog etti che gli frull ano per il capo circa a boni– tiche ed empiri ci spczz:imenti di lati fondo, quand o se d:1Vvero da buona volontà fosse anim ato verso la Sicilia, non dov rebbe fare che una cosa sempli cissima : ordinare , cioè, che sia dat a esecuzione ·a leggi e progett i già da ann i approva ti e che non hanno biso– gno di ulterio ri elucub rn ioni da parte del )1inistro e dei suoi funz ionar i, ma soltant o di danaro? La rispos ta cc la danno i fatti e le cifre. t i programma del Gove rno è un solo : fare eJla politi ca personale e nulla più. E quindi lavori pubblic i sono esegu iti solo per quelle regioni dove occorre tenere legati alla dit– / tatur .\ giolitti ana dei prose liti, sul cui ser– i vilismo mini steria le si possa sicurament e I co~t are. ~v.vcro ~er pro piziars i coloro del la cui oppos 1z1onc s1 teme. Un caso tip ico ci vien fornito da1la co– struzi one di un a seconda staz ione ferrovi a– ria a Cun eo (per la quale non occorsero certo i 40 anni delle ferrovie complemen– tari siciliane), e per b cui_inaugurazione ac– corsero non solt anto il Ministro dei La– vori Pubbli ci ma anc he il Re. La staz ione doveva servi re a portare alla Camera l' on. Soleri. il quale, se non ha altri tit oli di merit o. ha per lo meno quello gran dissimo di esser parente dcli' on. Peano !... E chi sa quanti altri simili casi potremmo rilev are per spiegarci come e perchè la Ca– mer:i. it:i.liana sia pien;i di tan ti parenti e clienti del Pr esidente de l Consiglio ! In Sicilia non man e.mo cerro i cliemi dell' on. Giolitt i, nè mancano gli oppo si– tori, spec ie dopo le ultime elezion i. Ma i primi si conte ntan o di chiedere croci o scio– glimenti di consig li o persec uzioni o favori da part e della Pubb lica Sicurezza, mentr e al Nord, più prati ci, chiedono fior di quat – trin i pe r i grandi elettori, inipre sar ii di pub– blici lavor i, ovvero appartenen ti a quell' in– dustri alismo prot ett o dallo Stato, di cui i ccmsum :uo ri senton o ogn i giorno più );-i sch iavi tù. In quant o ;igli opp ositori sici– liani, essi sono troppo pochi per d:i.r pen- L' UN I T À siero ali' on. Giolitti ; e que sti, del resto, li isola sempr e più :1ccontent ando i loro amici del Kord coi provv edimenti per la disoccupazione, i qual i arr eca no un dop pio vantaggio : e al prol etari ato cd al borghe se appa ltatore. E la morale della favola è qu ella conte– nuta ncll' ultim o decr eto, per il quale si storna no 11 milioni per provvedere ad ur – g,•,it.i lavori per la mc1ssima parte del Nord d' I tali.i. Per la Sicilin non un soldo solo. l\la c' è la retorica dell' on. Sacchi sulla zolla d,LI' emigrm11t con le relative allegre promesse di leggi per lo spezzamen to del latifond o. A qu est'a llegr ia retorica molto, natural– mente, contri buiscono i rivoli d' oro che i tanti nostri diSgrazia ti mandan o dall' estero per rimedi are alla miseria delle fam iglie rimaste in patria! Ed augur iam oci che qu est' esodo non si arresti . Altrimenti finirebbe l'ora cieli' al– legria e in malo modo !... G. Bru ccoler i. COME SI LANCIANO IN INGHILTERRA LE SPESE Mi LIT ARI La poiltic.1 diii, paura. I care m 1101 un ragionevole sce1t1c1smo dmanz 1 Nessuno, nemmeno gli uomini di governo, al contm uo pullulare . or cli qua or cli là, eh che sono più direttamente responsabi li del- grandi paure rntcrnaz1onah e eh conseguenti r enorme sforzo presento negh armamenti • grossi aum enti eh spese m1lltan, nescc assai pensa cli negare che il canco riesce ormai 1strutt1va e anche diverte nte la lettura d1 un troppo pesante per la finanza pubblica e pri- 1 recente , olume del signor F \V III RiT, Th e vala. E tuttavia , malgrado il ritornello che su pam,s aml otl1er essays (Londra, Methuen si sente a quando a quando della necessità e C 1913), m cui è 1accontata la stona delle c1· una sosta nelle spese, gli armamenti e le penochchc grandi paure 111gles1 cJ1 c1uest1 ult11111 sessantacinque ann i spese e le tasse crescono invece di diminui re. Già disse I' Alfieri che la vicendevole paura è quella che governa il mondo. E il grave peso, che i govern i, con più o meno entu siasmo, addossano ai govc.rnati, è principalm ente ef– fetto della paura, comunqu e la si ~oglia con– siderare : pa.ura sincera e fondata, o pau ra infondata e artifi ciale. Ogni nazione ha il suo bravo • pericolo 1t in vista per giustificare il proprio sforzo militare o naval e. Il pericolo cresce o diminu isce, e talvolta sembra per– sino dileguare, oppure mut a nome cd orien– tamento; ma la politica estera d'ogni Stato che si rispetta, non può far a meno cl' un pe· ricolo. Per noi, non è gran tempo, era il pcn• colo aust riaco, il pensiero cl' un'invasi one elci Veneto, che ispirava i progetti di fortificazione e le manovre; è stato e torna ad essere il pe– ricolo francese, che ci stimola a crescere la forza nava le. Per gli altri è il pericolo russo o tedesco od inglese. Recentemente, anche un piccolo ,Sta to, la Svezia, "ha scoperto il suo doppio pericolo, tedesco e russo, e ~·af-! fretta anch'esso a guadagnare il tempo per– duto, e vuole armarsi e spendere di pii1 per la difesa di terra e di mare. Ma la paur a per eccellenza, quella che re– gola tirann icamente tutte le alt re e in virtù delle presenti alleanze tiene più o meno tutti i popoli in appre nsione, è quella, come ognun sa, dcli' Inghilterra verso la Germania e vi– ceversa. Quanto siano tenut e le altre potenze, che ap• partengono rispctt ivamcntc- alle due costel– lazioni politiche, ad aver paura per proprio conto cd a spendere in proporz ione negli ar– mamenti, non si può sa.pere di certa scienza. E poi sono tanti gli accordi, le riserve, le ec– cezioni. che complicano i rappo rti esistenti fra gli alleati da una parte e i non alleati dall 'altra , che non sarebbe facile neanche al • diavolo zoppo • del Lcsage scoprire le ar– cane ragioni politiche dei bilanci militari in c1ucst·ultimo decennio. I cont ribuenti sanno soltanto che il costo della vita cresce ogni anno, che tasse ed im– poste colpiscono sempre pii.1 gra,·emente tut te le cose che son necessarie o di cui non sappiamo privarc i per vivere ; e intanto le fabbric h_e cl' armi e la diplomazia internazionale lavo– rano allegramente a liberarci dal pericolo della guerra. Solamente . a quel che sembra, nè la diplo– mazia nè, tanto meno, le fabbriche d'a rmi hanno alcun interesse a liberarci dalla paura delJa guerra. Chè anzi pili crescono gli ar– mamenti, e più ogni Stato vede giganteggiare il suo pericolo nazionale. l\fa fino a che J>unto queste sempre rina– scenti paure sono giustificate ? Fino a che punto non sono esse e montate• artificiosa – mente nell'in teresse di piccoli gruppi politici o sociali o finanziari, per i quali la guerra, che non si fa ma che dcv ' essere sempre te– muta. è una condizione indispensabile di pre– dominio e di sviluppo, anzi di vita ? ' Ad illuminare questo, che è il più impor – tante problema dcli' Europa d · oggi, e ad edu- E poichè le paure inglesi hann o sempre in– fluito non solo sulla vita polilica cd economica della Gran Brcttagna, ma· anche di rimbalzo su quella delle alt re nazioni europee, e pre– sentano certi tra tti generali, Che sono propri i anche degli altri Stat i 1 e servo no a proietl'are u:la luce non dubbia sulle causa antic he e nuove degli armamenti, cosi spero di fare opera utile riassumere questo libro, limitandomi per ora alla storia delle paure marittime e riser• vandomi di discorrere un· altra volta della forma più recente cli paura. ossia dcli' airsi,ip panie. ci~ della paura . aerea. Le prlmt trt paurl: ioglesi. Il primo pan ico inglese fu determ inat o nel 1847 da una lettera del vecchio duca cli Wel– lington, pubbli cata senza auto rizzazionc- dal T-imes e riprodotta con molte frange da altri giornali , punto disinteressati. Come già lord Pahncrston, il duca, ormai indcbolit-o intel– lettualmente, riteneva la Mnnica diventata un semplice cana le guadabil e, dopo la navigazione a vapore, per un esercito francese, e riteneva I la flotta francese egua le ormai a que lla bri- \ 1 tannica. Ciò eh' era falso. s· aggiunse al duca di Wellington il signor Pigou, fabbricante di polveri, a rafforza re la paura, sostene ndo che la Prancia era in procinto di assalir I' lnghil- ' terra. La conseguenza fu che lord Russe!, cancelliere dello Scacchiere . presentò, nel feb– braio 18,18. la proposta d' aum ento della tassa sulle rendite da 7 pence ad uno scellino per crescere gli armament i e riorganizzare la mi– lizia secondo le vedute del duca di Wellington . Il panico sva ni d' incanto. Si fecero comizi cli protesta e petizioni al Parlamento. E lord Russel ritirò il progetto. 11 secondo panico fu opera quasi esclusiva della stamp a. nella quale si dist inse partico– lannentc il Tim cs. Dopo il colpo di stat o del 2 dicembre 1851. i giornal i inglesi furono pieni d' invett ive contro Luigi Napoleone e la Francia. Pazzi opuscoli di militar i sfaccen– dati p.ulavan o cl' imminente invasione fran– cese : e la Fran cia aveva appunt o ridotto le forze di terra e di mare ! Lord Russel presentò liii progetto per l' aument o dcli' esercito che fu respinto. Successo al potere il conte di Derby, fece appr ovare il • Militia Bill •· In • tanto muore il duca di Wellington e Luigi Napoleone t proclamato imperatore. Nuovo pan ico, sollc\'a to specialmente da giornalis ti per la maggior parte 1C ufficiali a mezza paga che non avendo niente da. fare, scrivevano sui giornali per tirar I' accpia al loro mulin o ». E il governo propone r aumen to del contin. gente di marina. Ma il progett o cl' imposta per l'aum ento relativo di spesa fu respinto. I negcr1:ianli e banc hieri della City disappro– vavano la campa gna giornalistica e spedirono una clcput-azione di loro maggiorenti a compli– m~nlar l'imperat ore. Improvvi samente, la stampa che aveva prima gridato al pericolo francese, si volta a corteggiar Napoleone, e chiede che la flotta e 1· esercito, armati contr o un · ipotetica in– vasione francc..-sc, si uniscano alle forze fran- 1bhoteca Gino Bianco cesi per una spedizione contro la Russia. • 11 nemico diventa fratello cr arme •· JI terzo panico fu creato da sir Carl o .Kapier colla sua morbosa appr~nsionc d . un' impro,·– visa.aggressione francese. Si era dopo la guerra di Crimea. L' Inghilterra aveva cresciuto la sua flot-ta da 2 12 a 590 navi. L' aumen to era clato _specialmente d::1 g1111boats e ni.ertar– vcsscls, essendo cadute cli moda le grosse na vi eia guerra. 11 Napier spaccia in pubb lico e in privat o che la Francia ha una flotta eguale per numero di navi, ma superiore per I' equi– paggiamento, e inoltre possiede un esercito di 300 a 400 mila uomini contr o 20 mila della Gran BreU.lgna: è po~ ibile 1111· inva5ione im– mediat a: l' Inghilterr a ha perduto il prima to marittim o. Una mozione ai Comuni del leader dei con– servat ori, Disraeli, appoggiat o da Colxlen, Gladstone e Russe!. smontò le cabale dei • panic-mongers • interessati a sfruttar la pau· ra : • I' Inghilterra non deve diventa re una grande nazione milit..1rc: un esercito stanzia le sarebbe pericoloso alle libertà elci paese: si può confidare nelle risorse della nazione; ri– duciamo .i carichi al popolo e facciamo econo– mia ; maggiore sarà. la nostra forza nell'o ra del pericolo •. 11 panico riprese pii1 violento nel '59, pro– mosso dalle classi eleva te e dai circoli ufficiali : ma anche ora I' allarme era privo di fonda – ment o. La spesa. per la marina inglese era un po' pii.1 di 10 milioni di sterline, quella di Fra ncia 5.337.000; i marinai inglesi 55.883 contro 29.6o2 della Francia. Eppu re il primo lord dcli' amm iragliato , !I Pakington , chiese un aum ento di 1.200.000 sterline pe.1 nuove costruzioni navali e pro • pose di portare il contingente di marina a 62.000 uomini per due ragioni, I' una vec– chia : che bisognava restaurar e la supremazia marittima inglese ; I' alt-ra nuova e falsa, che somiglia alle bugie posteriori inventate in Jn. ghilterra e altro ve per strappare I' approva– zione dei bilanci : che, cio~. la Francia avrebbe av uto alla fin dcli' anno 4 navi da guerra pH1 che la Gran Brettagna. E la Fran cia aveva. allora sulle braccia la guerra coli' Austria per J' alleanza col re di Sardegna ! Lord Howclcn. tornato allora di Franc ia, affermò nei Lordi che tutto il popolo francese smaniava cl' in– vadCre I' fnghilter ra. Due vecchioni , lor<l Brougham e lord Lynclhurst, invocano nuovi armamenti; i\lr. Horsman fa il grande pani& speech nei Comuni e chiede un grosso prestito per la difesa nazionale: bisogna lavorar giorno e notte per fabbricare armi, come se il nemico fosse alle porte. Alle trom be di guerra sonate in Parlamento rispondono di fuori i bellici comizi dei militaristi a spasso, che vogliono la guerra coi francesi. lmpr ovvisa ment e il bollore si cal ma dinanzi alla minaccia cl' un decimo pen ny aggiunt o ali' in&omc tax. l\fa i frutt i del panico intant o erano venuti per gl' intere ssat-i, e le spese sarebbero state rovinose senza gli eroici sforzi cli Gladsto ne, cancelliere dello Scacchiere, e il brillante successo di Cobden nel negoziare il famoso tratta to cli commercio colla Fran • eia. I bilanci della guerra e della marina fu– rono gradualmente ridotti e fu alleggerito r enorme carico cl' imposte. Intento del governo liberale Iu di mante– nere un • sufficiente margine di sicurezza • senza esagerati e pro,•ocanti preparativi guer– reschi. poiché, secondo la senten za di Gladst one, una ·sproporzionata quantità cli provvedi• menti e apparecchi di guerra è un impulso che dete rmina la guerra. Colxlcn foce ac• ccttarc il principio della reciprocità nel rego– lare la forza nava le, onde cessò fra Inghilte rra e Francia la competiz ione negli armame nti, che produceva di qua e di là della Manica l'a umento delle l'asse ad esclusivo beneficio dei fabbrica nti materiale da guerr a. La quarta. pa.ura. 11 quarto pan ico è dovuto a W. T. Stcad . dirett ore della Pali Mail Gazefle, che sfruttò abilmente il malcontent o di alcuni ufTiciali di marina e la cresciuta disoccupazion e nei can– tieri navali. Lord Salisbury, capo dei conservat ori, dopo una visita a Portsmouth , aveva espresso (1884) il dubb io che la mar ina non fosse·

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