Una città - anno IV - n. 32 - maggio 1994

un Bi ese di un anno Cosa ricorderemo di questo aprile? Certamente ricorderemo il viso di Senna. Epurtroppo dovremo ricordare anche il viso del nuovo leader nazionale. (Ma chi è? Che almeno fosse un Eric Forrester e non un Clark Garrison. Certo che la sua faccia sta invecchiando precipitosamente nella fatica politica. Ma meno beautiful non guasta). Ricorderemo il viso di Bobbio all'esito della votazione del senato. E certamente dimenticheremo volentieri quelle brutte facce che si accompagnavano a gesti osceni e sghignazzi. Ricorderemo tanta pioggia a Milano e tanta gente epurtroppo anche tanti slogan da ritorno dei morti viventi. Possibile che a nessuno sia venuto in mente che una settimana prima, a trecento chilometri, c'era stata Marzabotto? Cosa non va? Soprattutto non vorremmo ricordare il viso di Mladic, aguzzino di Gorazde, e vorremmo invece aver conosciuto il viso di sua figlia, morta suicida. Avremmo voluto interrogare i visi dei soldati Onu per cercare di capire anche noi stessi. Come è stato possibile non fare nulla? Come èpossibile non fare nulla? (L 'Onu ad Auschwitz. Cosa sarebbe successo? Sarebbe stato possibile? I soldati armati di tutto punto attorno alle stazioni d'arrivo, ogni tanto proteste, trattative continue con i vari Stangl e tanta preoccupazione per la propria incolumità ...). Ricorderemo, mischiati a quelli delle ragazze dell'Alfieri, i visi incorniciati dai capelli bianchi di alcune signore di Torino. (Come faremo quando l'ultimo testimone se ne sarà andato?) E vorremmo ricordare il viso di Katia, "compagna operaia" di tanti anni fa, che dopo lunghi anni di tristezza, aveva trovato la forza per rifarsi una vita, per sposarsi e fare due figli, per metter su casa in campagna, per diventare dirigente Cgil. E ogni tanto pensando a lei si parlava di retribuzionismo e dei casi rari in cui funziona. Ora un male incurabile l'ha uccisa. (Cosa fare di fronte a tanta superiore ingiustizia? Ovviamente nulla, ma come ci disse Flores D'Arcais, dopo la morte di dio, e di chi per lui, nulla èpiù permesso. Qualcosa c'è sempre da fare. Anche nel ricordo di chi non c'è più). E certamente ricorderemo il viso di Mandela. SPE ANZA E RESPONSABILITA' Una destra brutta che non ha mai rispettato le regole, che può essere tutto, liberista e corporativa, localista e mondialista. La necessità per la sinistra di coniugare realismo e speranza. Intervista a Marino Sinibaldi Marino Sinibaldi, reda11oredi Lin'ead'Ombra, è alitore e co11d1111ore della trasmissione radiofonica Note Azzurre. Sembra che la sconfitta della sinistra alle elezioni sia molto di più di una sconfitta elettorale ... Certo, la sinistra poteva ancheproporsi meglio e ha fatto molti errori, ma avrebbe perso lo stesso.La gente ha scelto la destra, questo è il crudo panorama: di fronte alla scelta, abbastanza limpida e semplice. tra una sinistra dei valori e una destra ricca di slogan, la gente ha scelto la destra. Faccio dei programmi alla radio e ho fatto una inchiesta fra i giovani. che, almeno qui a Roma, erano molto sen ibili al problema degli immigrati: beh, tantissimi hanno detto cli aver votato per la destra perché non vogliono perdere il lavoro per colpa di un marocchino, mentre la sinistra vuole fare entrare tutti. Ecco. la sconfitta andrebbe valutata tenendo presente questo punto di vista, perché questa è la realtà che ci sta di fronte. C'è una vittoria culturale della destra, che del resto si sta vedendo da molte parti: tutto il dibattito sul fascismo è anche il segnodella lenta crescita di unacultura di destra, ormai quasi maggioritaria. Penso che le radici della sconfitta affondino negli anni '70 e '80: tra le tante critiche fatte alla sinistra trovo fondamentale quella che sottolinea come la sinistra negli anni '80 non ha capito la società. C'è stata un'incapacità della sinistra di staredentro il tempo in cui si trovava ad agire. E uno può anche stare fuori dai tempi, può dire che da un punto di vista morale o antropologico il mondo gli fa schifo, ma allora non fa politica, perché per un politico cogliere il positivo e le opportunità che ci sono nelle coseè obbligatorio. La politica è qualcosa di molto realistico, deve fare i conti quotidianamente con le cose e quindi deve cercare di conoscere la società e i valori vincenti, la qual cosa non vuol dire amarli, anzi. E d'altra parte la sini tra deve anche essere alternativa: nella logica di questo sistema elettorale. ma anche nella logica dei valori che si contendono la società. un antagonismo, un'alternativa. sono necessari. Anche sepoi parlare di cultura alternativa. spc so è una vecchia pratica per coprire la mancanza di alternativa reale, anche negli uomini: non a caso le liste sono state riempite di professori universitari o giornalisti. che poi sono quelli che vengono a parlare di alternativa. Ma questa è ipocrisia perché o sei uguale. e allora devi competere sui programmi, oppure sci alternativo e allora dcvi esserecapace di praticare dei contenuti realmente alternativi e non semplicemente di proclamarli. Fra l'altro la proclamazione demagogica dcir essere alternativi spessocopre il desiderio di una situazione in cui restare sempreminoranza. senzala responsabilità di dover governare. E' possibile che uno dei motivi della sconfitta della sinistra stia nello statalismo con cui si è sempre più identificata? Appartengo con convinzione alla sinistra libertaria e sono abbastanza sospettoso verso le chiese. le ideologie, le pedagogie, ma sono ancheconsapevole che il problema dello stato democratico esiste cd è enorme. Bastapensareal problema della difesa degli strati sociali più deboli, che va delegato allo stato perché non c·è altra possibilità. O pensiamo al problema della libertà di proprietà dell'etere che è il grande pericolo della nostra epoca. li ruolo dello statoin unasocietàcome questa è decisivo. Credo molto nelle regole, nella capacità della società di darsi delle norme e delle leggi per garantirsi dalla forza degli interessi e non so se in questo modo escodai limiti di una sinistra libertaria. Ma, proprio perché le culture devono essereIibere, devono essererispettate e hanno il diritto di esprimersi, devono esserci delle regole che garantiscano le ORfl DI GUERRA Kurt, dove sei andato a finire, dimmi se ti hanno levato il maglione, se ti hanno pettinato indietro i capelli per vedere il momento in cui i tuoi occhi si sarebbero riaperti. lo ammiravo la tua disperazione pura, la monotonia della vita del feto. E ora lo metto via, minuscolo e urlante, in una scatola a forma di cuore. Edoardo Albinati • minoranze, i deboli.da culture troppo forti come quella televisiva. E la destra come la vedi? Vedo grandi pericoli. 1ella destra italiana non esi~tc una tradizione liberale. la destra italiana è solo autoritaria e appena può riduce le libertà. In Italia la destra è quella che appena vince ricomincia a parlare di donne nel modo in cui ne parla la Pivelli. Alla radio ho fallo tante volte dei diba11itisulla destra con giovani e intellettuali di destra: non valgono quasi nulla. spesso. dal punto di vista culturale fanno proprio schifo. non sanno niente, sonodichiaratamente antidemocratici. autoritari, razzi ti. contro i poveri. Cercando di conoscere quel mondo ho visto la solita dc tra e sono preoccupato, specie quando questedestresi uniscono mettendo insieme interessi economici e ideologie proprietarie dello stato. come accade con Bcrlusconi. In America, adesempio. c·è una sostanziale ncutral itàcieli' amministrazione statale. ci sono leggi e principi che ne impediscono l'uso privato. mentre da noi questacultura non c·è. Questi arrivano e vogliono prendersi subito il controllo clcl!a magistratura. Questa è la destra. Non usiamo la definizione cli fascismo perché può ingenerare degli equivoci. però siamo di fronte a forme fascistiche, antidemocratiche, guerrafondaie. aggressive. Ma non è che gli italiani siano così e che questa destra li rappresenti? Su questa questione. il carattere degli italiani, indubbiamente esiste un problema chechiamerei ·'rifiuto della responsabilità''. Sia il rifiuto della responsabilità individuale -e qui c'è tutto il problema della Riforma e del cattolicesimo- che il rifiuto della responsabilità politica,cli riconoscere, cioè. lapoliticità dei propri gesti sono tratti unificanti della storia italiana. elementi del nostro carattere nazionale. E vedevo questeelezioni proprio come lo scontro tra una sinistra che in qualche modo proponeva una responsabilità, e infatti non agitava sogni e slogan seducenti, candidava addirittura Ciampi, e una destra che rifiuta la realtà. la responsabilità, e sceglie una cosa perfettamente italiana: la speranzanel colpo di culo, nel miracolo. Di fronte alla crisi planetaria. alla cri i ecologica, ai limiti dello sviluppo. si è preferito chiudere gli occhi e delegare tutto a qualcuno che promette i miracoli. La sinistra deve prendere atto che questa è la realtà e deve lavorare per cambiarla. Deve riuscire amettere insieme il principio della speranza col principio della responsabilità. Speranza in un mondo migliore. nel cambiamento, nella possibilità di rovesciare la storia. Responsabilità verso la vita individuale. quindi mai autoritarismo e repressione: verso le generazioni future, quindi considerazione dei costi ambientali: verso se stc. si. quindi rifiuto della demagogia e delle parole c1·orclinc ad effetto. Questo significherebbe essere alternativi. Se la sinistra avessequesta cultura rappresenterebbe una rottura radicale nei confronti della propria storia edella storia cl· ltal ia ! Altro che antagonismo da "Bandiera rossa"! Parli di speranza di rovesciare la storia, ma nell'età della fine dei grandi progetti politici la destra non ha vinto puntando tutto sul carisma di un singolo? Ma la destra è. cmpre stataco. ì ! li dramma per cui la sinistra può quasi solo perdere è che la destra non ha bisogno di essere coerente. di avere un programma. La destra è innanzitutto gestione degli interessi forti e gestione degli umori più profondi, più sospettosi. più rancorosi e inestirpabili dell'umanità. Abbiamo visto che le identità particolari. locali. aggressivc. r··etnia'' e la "razza". sopravvivono a due secoli di illuminismo o. è il caso della Jugoslavia. a 70 anni di esperienza unitaria. Ci ono sentimenti e tensioni che sopravvivono nel profondo e poi vengono a galla: se le cose stanno così la sinistra può solo limitare i danni di queste realtà inestirpabili. e limitare è già tantissimo! Rispetto alla Jugoslavia. per intenderci chiaramente, limitare voleva dire spendersi completamente per interrompere quel connitto. Ridurre il danno. questo è il compito della politica, il resto spetta alle culture, ai mutamenti di civiltà, semai ci saranno. A proposito della Jugoslavia, e riallacciandoci al discorso che facevamo prima. va detto che, mentre la sinistra considera la guerra in Jugoslavia come una propria bancarotta perché non le è riuscito di impedirla, per la destra è tutt'altra cosa. La destra è andata a fare la guerra con la Croazia e adesso si allea con i serbi contro i croati per riprendersi l'Istria e la Dalmazia. Intanto che i mercenari italiani, gente di destra. scagnozzi cli Fini, combattevano insieme ai croati. Fini è volato a Belgrado, cioè dai nemici dei croati. per parlare dcli' Istria. Questo succede perché la dc~tra non è tenuta alla coerenza: riesce ad e~sere monclialista e localista. corporativa e liberista. perché la destra è sostanzialmente una forma impolitica. che trasporta in politica un atteggiamento totalmente impolitico. La sinistra invece ha il demone della politica. dei programmi. della coerenza. La sinistra i spacca sull'intervento aereo contro i serbi. si spacca u tutto. perché ha il problema di trasformare la realtà enon puòabbandonarlosenzasmettere di esseresinistra. Ma se un modo di essere impolitico è quello più vicino al modo di essere della gente non è pensabile una "impoliticità" di sinistra? La sinistra può esistere solo setenia di cambiare una tendenza spontanea. che sta nelle cose umane. aI1·aggressività.al sensodi identità aggres. ivo verso gli altri. alla xenofobia, al razzismo. alla disuguaglianza e al rifiuto del pluralismo. on so se queste tendenze siano innate. icuramentc ono storiche e certamente non sono risolvibili in pochi anni: forme cli disuguaglianza, di rifiuto del pluralismo. esisterannoancora pertantissimo tempo. Rispetto a tutto questo la sinistra non può essereche politica. perché devecontrastare quel lo che sembra essere nelrordine naturale delle cose. mentre la destra può seder i su questo e assecondarlo. La sinistra non può . tare a guardare serbi e croati che si sparano. La ini tra . i deve opporre a tutto questo, deve cambiare la tendenza. questo è il motivo per cui non può che essere politica. D'altra parte è anche vero che oggi la sinistra dovrebbe tare in tanti altri luoghi che non sono la politica. Dovrebbe stare anche nei luoghi che vengono prima. o dopo, della politica. nei luoghi ciel confronto personale, della dimen ione personale. interiore. dcli' esistenza. Luoghi che la sinistra ha sempre trascurato per inseguire il suo demonedella trasformazione. lapolitica. Per la sinistra sono sempre state importanti le grandi masse, i grandi numeri, è ora che siano importanti le minoranze e le dimensioni individuali. Oggi la sinistra potrebbe essere queste tre cose: uguaglianza, pluralismo. autonomia del personale rispetto ai grandi strumenti del conformismo di massa. on possiamo smettere di essere politici, se non abbandonando 1· ideadi migliorare. cli trasformare la realtà. ma d·altra parte non possiamo rimanere schiavi della politica. soprattutto di quc!>ti tempi. Una sconfitta clet torale come quelIa avvenuta pone il problema di puntare ad altre dimensioni di traformazione del lagente edel la storia che non possono tare solamente nella politica. ma in una presadi co cicnza molto più vasta. Pensosia finita un·esperienza storica enorme. cioè la sinistra così come è esistita in questi duecento anni. Quc~taserie di sconfitte della sinistra dimostrano che il pendolo della storia. e non solo in Italia, sta andando in un'altra direzione. Siamo di fronte ad un mutamento radicale e dobbiamo trarne. sul piano culturale prima ancora che politico. le conseguenze. dobbiamo lavorare sulle culture. Le rotture culturali non sono mai dra tiche. ma crcdochcoggici iabisognodi fare i conti in modo radicale non solo con la cultura comuni ta, ma anche con quella liberal-democratica e con quella socialdemocratica. culture ormai arrivate alla con unzione. lo credo molto neiruguaglianza. però ono dcci ivi anche il pluralismo e 1·autonomia del personale. che non sono semprestati valori della sinistra, anzi. Secondo una inchiesta, la maggioranza dei giovani italiani preferirebbe avere un lavoro autonomo: èuncambiamento cli cultura molto radicale. nel senso del prevalere cli un· aspirazione privatista. individualista. mentre la sinistra è empre stata collettivi ta. Ecco, oggi la sinistra deve accettare quel terreno e rispondere alla domanda di che fare dell'individuo. Poi alrinterno di questo terreno deve affermare il suo es ere cli sinistra. L · individuo deve riappropriar i della sua libertà, della suaautonomia. deve capire i limiti dell'individualismo e r importanza dei legami comunitari che sono molto vasti: noi siamo responsabili cli quello che accade ovunque. Questaèunacultura antiindividualista. manello stessotempo è anche individualista nel senso più vero, cioè fondata sulla libertà cli pensarein modo veramente libero, senza essere condizionato dal potere dei mcclia, chepoi è i I potere di una classe sociale. Dentro questo scontro nuovo, con al centro r individuo, la sinistra deve avere la sua cultura, deve affermare la libertà individuale vera. che non può esserecerto quella cli sfruttare gli altri o di ricavare dagli altri il proprio profitto. -

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==