La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

L'ARIA DELLA CITTA' Antonella Nappi Antonella Nappi è Ricercatrice all'Università Statale di Milano; Dipartimento di Sociologia e studia tempi e spazi delle città. C'era un rappresentante di una Usi milanese a una conferenza sui destini urbani che interveniva a proposito dei limiti di legge riguardanti il ru_more.Si domandava come fosse possibile che il governo legiferasse limiti di accettabilità del rumore che erano molto più bassi di quelli esistenti. Gli sembrava un controsenso, e si mostrava ironicamente spaesato:· fuor ~he ridurre all'origi~e del mezzo di trasporto il rumore, che cosa s1poteva fare? Egli pretendeva raddoppiasse la tolleranza fisica e mentale dell'individuo, giacché la vera natura è oggi costituita per lui dalla realtà dei trasporti e delle abitudini di vita che si sono venute a creare in questi decenni. È questo stesso atteggiamento che governa le acque del nostro paese, a • cominciare da quelle che beviamo, che governa la tutela della salute pubblica dall'inquinamento atmosferico delle città. L'incredulità rispetto alla necessità di mutare il corso delle cose, degli affari, degli interessi costituiti e anche di quelli spiccioli, maschera il pericolo alla cosci·enza dell'individuo e tiene in vita la speranza di una illusoria impunità del corpo, ma soprattutto respinge la propria responsabilità, prende tempo, vorrebbe lasciare ai posteri il problema di cambiare rotta. A Milano, negli Sessanta e Settanta, il biossido di zolfo (SO2) mieteva vittime in abbondanza. Le soglie mensili di questo inquinante raggiungevano in inverno quelle che neanche per un sol giorno devono essere raggiunte, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Nel c·orso di trent'anni è stato abbattuto lo · zolfo nei combustibili destinati agli impianti di riscaldamento e questo dovrebbe assolvere, secondo chi ~overna le istituzioni, dal fatto che la popolaz10ne, a suo tempo, .dei rischi che correva, non fosse stata informata e responsabilizzata. Avremmo infatti dovuto domandarci di quanto abbassare il riscaldamento, come arrestare una frenetica edificazione intorno alla città che rendeva sempre più alte le emissioni di quell'inquinante, come arrestare la distruzione del patrimonio arboreo che favorisce la depurazione dell'aria, come fermare la corsa alla motorizzazione del traffico per contenere almeno l'emissione degli altn veleni. Anche le industrie avrebbero ben potuto fermarsi nei giorni di maggiore stagnazione del- !' aria. ONTHEROAD Oggi invece di quegli anni se ne parla per suggerire che altri inquinanti potranno essere ridotti domani dalla tecnologia e che dunque per il momento possiamo tollerarli. Si tratta in particolare delle polveri sospese nell'aria (Pts) e di .diversi componenti delle benzine, tutti dipendenti dal traffico automobilistico che in questi decenni -è aumentato del trecento per cento. Le polveri contengono diverse sostanze cancerogene i cui effetti sono riscontrabili a non prima di trent'anni dall'assorbimento. Nel presente, causano riniti croniche e attacchi• d'asma, incidono sulla mortalità quotidiana di una citt~ com~ Milano e di t_antealtre per cause respiratone. La scelta fmo a oggi è stata quella di studiarle, di più e meglio, con il denaro destinato alla Sanità, e non 9.uella di ridurre il traffico automobilistico o d1contrasta.- re l'allungarsi delle distanze tra le attività quotidiane della popolazione. Il pericolo più grande per la salute dei cittadim è quello rafpresentato dal benzene (C6H6) e dagli altn elementi cancerogeni presenti nelle benzine, che si insediano nei polmoni e da lì, attraverso il sangue, vanno a colpire altri organi. Diversi tipi di tumore e molte leucemie affliggono già oggi i cittadini delle grandi città, ma soltanto tra molti anni conosceremo i livelli corrispondenti alle esposizioni odierne mentre gli effetti immediati sono: stanchezza, ansietà, depressione psichioa. L'Organizzazione mondiale della sanità accetta la presenza di 1 ug/mc (microgrammo per metro cubo) nell'aria, pur specificando che, come ogni elemento cancerogeno, dovrebbe essere del tutto assente per non generare tumori. Nelle grandi città abbiamo medie di 30-40 ug/mc con punte di 150 e oltre. Ora si vorrebbero attrezzare tutte le città italiane alla mi_surazione del benzene, pur sapendo e proprio sapendo che i livelli esistenti superano d1decine di volte quello corrispondente al danno "sopportabile". · Così si utilizzeranno diversi miliardi per rimandare di qualche anno la definizione pubblica delle soglie esistenti e dei limiti lègislativi che le riguardano. Altri anni, successivamente, potrebbero essere impiegati nel definire con diversi decreti-legge quelle soglie superiori ai limiti di legge ma accettabili in via provvisoria, così come si sta facendo da dodici anni per gli inquinanti istituzionalmente monitorati e sottoposti a legislazione: CO (ossido di carbonio), NO2 (biossido di azoto) e altri. Già sappiamo infatti che a Milano NO2 e CO superano le soglie di legge, in media tutti i giorni il r,rimo e l'equivalente di due o tre mesi l'anno il secondo, toccando punte di 650 ug/mc di NO2 e 53 mg/mc di CO nel centro di Milano contro i limiti di 200 ug/mc per l'NO2 (un'ora) e di 10 mg/mc di CO (8 ore contigue). Decreti legge di tutte le Giunte lombarde, ma anche di tutti i Ministri dell'ambiente, non importa di qu~le colore, hann~ legittima!<?9uesti · superamenti alzando le soglie tollerab1h fmo al punto da rendere accettabile tutto l'inquinamento che c'è e impedire che si debba verificare un blocco del traffico. La costituzione di un'area comprendente venti centraline che misurano livelli molto diversi tra loro, la chiusura in attesa di sostituzione di quelle centraline che più spesso facevano registrare allarmi (Cenisio, Aquileia, Statuto, Senato), la decisione del Ministro dell'ambiente Spini di legare il conteggio dei superamenti alle centraline installate facendo la

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