Una strategia contro la pace Oltre a queste scelte di spesa nel bilancio del 1996, il governo ha avviato una serie di altre misure preoccupanti: L L'ammorbidimento delle norme sul commercio delle armi e sul trasferimento di tecnologie di rilevanza militare. 2. I passi verso una maggior integrazione militare italiana nelle forze Nato e Ue, accelerata dai programmi del nuovo modello di difesa, dal ruolo crescente dell'U eo e dalla prospettiva di una politica di difesa e sicurezza comune dell'Unione europea che sarà formalizzata nel 1996 dalla conferenza intergovernativa che aggiornerà il trattato di Maastricht. Qui l'Italia, che ha da gennaio la presidenza di turno dell'Unione europea, ha delle responsabilità politiche particolari. 3. La questione degli arse- · nali nucleari, riportata d' attualità dalla scelta francese di riprendere i test nucleari a Mururoa, sta acquisendo una nuova preoccupante dimensione europea con le offerte di Parigi di utilizzare le proprie armi atomiche per la "difesa" europea. Qui è particolarmente grave la proposta di risoluzione presentata il 3 ottobre scorso all'Assemblea parlamentare della U eo che chiede al governo francese di intensificare le discussione con la_Gran Bretagn~ per una maggior cooperazione nucleare tra i due paesi e di "esaminare in che modo queste forze possono integrarsi in una politica comune europea di sicurezza e di difesa". E sul nucleare c'è la questione dimenticata delle armi atomiche Usa in Italia, presenti probabilmente ad Aviano e Sigonella, e della base nucleare americana all'isola della Maddalena. Su tutte · queste tematiche il governo italiano non dà segni di voler contribuire ai processi di disarrno, la cui importanza è stata segnalata anche dal conferimento del premio Nobel per la pace nel 1995 al movimento Pugwash per il suo contributo al disarmo nucleare. 4. L'assenza di un effettivo rafforzamento del ruolo dell'Onu e di un'estensione del contributo italiano alle forze di pace dell'Onu. Mentre fa parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, l'Italia potrebbe svolgere un'importante opera di rafforzamento delle capacità dell'Onu di contribuire alla prevenzione e soluzione dei conflitti, affrontando le difficoltà emerse nell'esperienza in ex Jugoslavia. La sicurezza dell'Italia sarebbe significativamente aumentata se un parte delle forze militari e del bilancio destinato alla difesa fosse messa a disposizione delle missioni di prevenzioni dei conflitti delle Nazioni Unite. La campagna Venti di Pace Se la scelte del governo e i programmi delle forze politiche stanno disegnando per l'Italia il ruolo di baluardo militare dell'.occidente al centro del Mediterraneo, ci sono nella società civile le voci che propongono un'alternativa. La Campagna Venti dì Pace, promossa dall'Associazione per la pace, raccoglie dal 1989 una trentina di associazioni pacifiste, ambientaliste, cattoliche e della solidarietà nella richiesta di ridurre le spese militari, riconvertire le produzioni belliche e avviare uno sviluppo sostenibile. La Campagna Venti di Pace ha chiesto quest'anno una riduzione di 2730 miliardi della spesa militare, una cifra pari all'ammontare di sprechi individuati dalla Corte dei Conti. Come gli anni scorsi, un gruppo di una trentina di parlamentari ha presentato alla Camera 15 emendamenti che racèolgono le richieste della Campagna Venti di Pace per ridurre il bilancio militare e spostare fondi verso destinazioni civili alternative: - riconvertire al civile le industrie belliche, - rovesciare i tagli all'obiezione di coscienza e chiedere la leva a 1O mesi, - aumentare· le risorse per gli aiuti ai civili nell'ex Jugoslavia, - rifinanziare una scuola scossa dalle nuove agitazioni degli studenti, - tener in vita la cooperazione allo sviluppo, soprattutto quella delle Ong e del volontariato, - sostenere i programmi per la difesa del suolo, per prevenire le nuove alluvioni, - aumentare la spesa sociale e sanitaria destinata al1'Aids, all'handicap e alle vittime di trasfusioni infette. • L'obiettivo immediato della Campagna - che ha promosso molte iniziative di sostegno, a Roma e in decine di città - è rendere visibile anche in Parlamento l'opposizione alle scelte del governo di aumentare la spesa militare. Per rendere trasparente il rapporto tra forze pacifiste, parlamentari e opmione pubblica, sugli emendamenti della Campagna Venti di Pace potrà essere effettuata la verifica del voto dei parlamentari a cura dell'Osservatorio della Campagna "Democrazia è partecipazione", che raccoglie buona parte delle associazioni appartenenti a Venti di Pace. Ma l'esigenza di fondo che pone il movimento pacifista è quella di aprire una discussione sulla politica di pace (o contro la pace) dell'Italia. Una discussione che da tempo non trova spazio al di fuori delle associazioni più direttamente impegnate su questi temi, mentre anche a sinistra le forze politiche sembrano conquistate dalle promesse di modernizzazione dei gènerali (e dal desiderio di rassicurarli). E intanto la divaricazione tra i percorsi dei movimenti e della società civile e le strategie di politici e militari sta diventando incolmabile. ♦ VENTI DI PACE SULLA FINANZIARIA È dal 1989 che la Campagna Venti di Pace "per il disarmo, là riconversione e uno sviluppo sostenibile" organizza,per iniziativa dell'Associazione per lapace, la "lobby pacifista" sull'economia. Fu Ernesto Balducci a stendere il manifesto della Campagna, di cui orafanno parte l'Associazione per lapace, Pax Christi, Missione oggi, Mani tese, l'Associazione obiettori nonviolenti e la Loc, Legambiente, la Lega per i diritti dei popoli, Fuci, Mir, Cipax, Cipsi, Cocis, Gvc, Capodarco e la Cnca, Beati i costruttori di pace, Gruppo Abele, Emmaus Italia, Adocs, il Gavci, l'Associazione papa Giovanni XXIII, Emergency, lo Sci, l'Arei, le Acli; la Fim-Cisl, , la Federazione delle chiese evangeliche, le riviste Alfazeta, Nigrizia, Giano, Testimonianze. YQQ.
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